lunedì 23 gennaio 2012

I guai del sindaco

In consiglio comunale è prevista una mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco di Prato Roberto Cenni a opera dell'opposizione, e proprio mentre la Lega locale si sta dividendo in due. Ci sono appelli affinché la divisione avvenga dopo la votazione della mozione stessa.
Oggi Il Tirreno pubblica un articolo sulle 'acrobazie contabili' della Sasch che riportiamo qui sotto. Noi, in aggiunta, per delineare il quadro completo, vogliamo ricordare un altro articolo, quello del blog Municipio Verde, dove si possono leggere altri approfondimenti, datati maggio 2009, prima che Cenni diventasse sindaco, dal titolo "Cosa c'entra Annibale Viscomi con la Sasch". Il collegamento si trova dopo l'articolo.
Buona lettura.

Le acrobazie contabili che accusano Cenni & C.
Ecco la relazione dei curatori che ha innescato l’inchiesta per bancarotta Lo stato di insolvenza della Sasch tenuto nascosto a partire dal 2007
Un conto per gonfiare il valore del magazzino e avere liquidità dalle banche. Cancellate le mail ai fornitori degli ultimi due anni. E quelle false fatture al cliente russo...
di Paolo Nencioni
PRATO Lo stato di insolvenza del Gruppo Sasch fu tenuto nascosto a partire dal 2007 con una serie di acrobazie contabili, gestione allegra del magazzino merci, emissione di false fatture, trasferimenti di rami d'azienda tra società del gruppo, ricorso abusivo al credito. Lo scrivono i curatori fallimentari Evaristo Ricci e Leonardo Castoldi nella segnalazione inviata lo scorso 5 dicembre alla Procura della Repubblica che ha innescato l'inchiesta del sostituto procuratore Eligio Paolini con l'invio di otto avvisi di garanzia per bancarotta fraudolenta al sindaco Roberto Cenni, al figlio Giacomo e ad altri sei ex amministratori del gruppo. Tre paginette, con sette allegati, finora coperti dal più assoluto riserbo, che dovranno trovare riscontri nell'inchiesta per diventare verità giudiziaria, ma che già ora hanno un valore "politico". Nella presunta «esposizione non veritiera dei dati economici e finanziari delle società fallite del Gruppo Sasch - sostengono infatti i curatori - risultano coinvolti gli amministratori Roberto Cenni e Antonio Rosati (cognato del sindaco, ndr) oltre al responsabile amministrativo Mario Pacetti». Due anni prima di essere eletto sindaco rompendo un'egemonia di oltre mezzo secolo della sinistra, Cenni era ben cosciente che la barca della sua azienda rischiava di affondare. E ciò nonostante si è messo in politica. Chi gliel'ha fatto fare? Quello strano conto. Si chiamava conto "merce a disporre". Ne parla per la prima volta ai curatori fallimentari, il 28 novembre nello studio di Leonardo Castoldi, uno degli otto dipendenti del Gruppo Sasch ascoltati dai curatori. Si tratta di un conto aperto nel 2006 per la società Gerard (Gruppo Sasch) e sul quale opera il responsabile amministrativo Mario Pacetti per conto di Roberto Cenni. Secondo la dipendente (tesi fatta propria dai curatori) il conto riguarda merce formalmente venduta alle altre società distributive del gruppo a prezzi e ricarichi di mercato, ma in realtà la merce non si muove mai dal magazzino di Capalle. Merce obsoleta o priva di valore. A che cosa serve davvero il conto "merce a disporre"? Serve a fare cassa per avere liquidità dalle banche e pagare i fornitori che fin dal 2008 minacciano azioni legali. Serve ad aumentare il fatturato della Sasch. Serve infine a compensare i debiti Iva con crediti Iva tra le aziende del gruppo. Lo conferma un paio di giorni dopo un'altra dipendente, sentita dallo stesso commercialista Castoldi. Di questo comportamento si può anche dare una lettura benevola: l'imprenditore che cerca di restare a galla raccontando bugie alle banche pur di salvare l'azienda e i posti di lavoro. Ma se poi si fallisce, le conseguenze le pagano i creditori, e si può essere accusati di bancarotta, come è accaduto a Cenni e ai soci storici Gianluca e Giuseppe Giovannelli. Le mail cancellate. Dai computer del Gruppo Sasch sono spariti tutti i messaggi di posta elettronica degli anni 2009 e 2010, in particolare quelli inviati ai fornitori. E' questa una delle circostanze più sospette della vicenda. L'ordine arriva dal Centro elaborazione dati su richiesta di Mario Pacetti, lo racconta una dipendente e lo confermano altri. Senza un motivo apparente, aggiungono. Però aggiungono: «Aspettavamo una visita della guardia di finanza». La cancellazione delle mail prosegue anche il giorno in cui i curatori Ricci e Castoldi fanno il loro primo accesso alla Sasch. In quell'occasione ci pensa l'ufficio acquisti, «si presume su richiesta di Michele Tardi» (il manager ingaggiato per salvare il gruppo, ndr), dice una delle dipendenti ascoltate. Un affanno inutile, probabilmente. E' verosimile che gli inquirenti siano riusciti a recuperare le mail. Le false fatture al cliente russo. Quelli che forse non si potranno recuperare, forse, sono i files contenuti in un computer che secondo i curatori è stato distrutto. All'interno, secondo le testimonianze, doveva esserci traccia di false fatture a un cliente russo, forse il misterioso socio che secondo la versione finora circolata avrebbe truffato la Sasch facendole perdere tra i 26 e i 30 milioni di euro. Questo riferimento alle false fatture potrebbe aprire uno scenario diverso e raccontare un'altra storia. In ogni caso, scrivono i curatori Ricci e Castoldi, la cancellazione delle mail e la distruzione del computer «denotano una volontà di impedire l'accertamento dei fatti da parte degli organi della procedura». Il balletto dei negozi. Lo racconta una dipendente che ha lavorato nel Gruppo Sasch per oltre 12 anni. Fino al 2007, dice, non sono accadute cose strane. Poi si cominciano a non versare più i contributi Inps e Irpef e comincia il "balletto" dei negozi. Quella di Sesto Fiorentino, per fare un esempio, passa nel giro di 18 mesi da Gerard a Corsitalia e infine a Sasch, senza un motivo apparente, se non di "creare plusvalenze". Stesso discorso per il negozio di Empoli. I contratti di leasing sull'arredamento restano in capo a chi vende. La mente. Più volte nelle carte inviate in Procura ricorre il nome di Annibale Viscomi, il commercialista storico di Roberto Cenni e del Gruppo Sasch, che non figura tra gli indagati. E' Viscomi, dal suo studio di via Fra' Bartolomeo, che supervisiona i bilanci del gruppo insieme al responsabile amministrativo Mario Pacetti. Ed è Viscomi che, nell'aprile del 2010, seduto alla scrivania occupata prima da Roberto Cenni e poi dal figlio Giacomo, presenta ai vertici il manager Michele Tardi, chiamato a risollevare le sorti del Gruppo, ma di cui i Cenni non serbano un buon ricordo. La pulizia dei bilanci. La testimonianza di un professionista ben introdotto nel gruppo parla di altre acrobazie: «Nel bilancio 2008 ci fu una pulizia delle società che presentavano delle perdite rilevanti a livello di bilancio consolidato. Si tratta di Gerard che vende a Go Real Estate il 100% del capitale di Fin Com, oltre al 100% del capitale di Corsitalia. Lo scopo era quello di generare plusvalenze infragruppo per coprire le perdite delle varie società venditrici».

http://municipioverde.blogspot.com/2009/05/prato-cosa-centra-annibale-viscomi-con.html

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