Data la ridicola censura -di cui tralascio i dettagli e i retroscena perché probabilmente saranno oggetto di una farsa- o almeno il pochissimo rilievo che si dà degli spettacoli e in genere delle attività del Teatro La Baracca nei quotidiani locali, che preferiscono dar rilievo a spettacoli di non professionisti o d'occasione dal vago sapore a 'Gallina vecchia', o insignificanti e brutti che vengono sfornati nei tristi e schiacciati dal potere santa santorum, pubblico qui una intervista sul debutto dello spettacolo "Antologia del Bisenzio" il prossimo sabato 14 gennaio, che interpreterò insieme a Gianfelice D'Accolti, in modo che se ne abbia una idea più approfondita.
m.e.
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La Spoon River pratese vista da Maila Ermini, in prima nazionale Sabato 14 Gennaio
"Sabato 14 Gennaio, alle ore 21, al Teatro La Baracca, debutterà in prima nazionale il nuovo spettacolo di Maila Ermini, Antologia del Bisenzio, come una Spoon River, letture dannate da una città a picco. Un titolo complesso, che sin dal titolo cattura l’attenzione, e che si preannuncia incisivo e coinvolgente.
“Uno spettacolo sicuramente non convenzionale”, spiega Maila Ermini, “nel quale, assieme a Gianfelice D’Accolti, leggo una serie di testi poetici di mia composizione, attraverso i quali parlo al pubblico di vari personaggi della storia pratese, uno per ogni poesia, ad oggi tutti scomparsi. Il contesto è quindi molto semplice, ma a dispetto delle apparenze si tratta di un lavoro complesso da parte dell’attore, che appare sulla scena nella sua “nudità” artistica, senza scenografie o altri orpelli, e che quindi deve impegnarsi a fondo per dare corpo a personaggi che altrimenti esisterebbero solo sulla carta. È stato necessario un lungo lavoro di preparazione, poiché ho cominciato a scrivere i primi testi poetici circa due anni fa, e mano a mano che il numero cresceva, ho considerato l’idea di trarne uno spettacolo per il teatro, cosa che si è realizzata in questi ultimi mesi”.
Ancora una volta si parla di storia pratese. Quale periodo copre, lo spettacolo? Può anticipare qualche nome di coloro le cui vite verranno portate sul palco?
“Storicamente, lo spettacolo va dall’età etrusca fino ai giorni nostri. Tutti i personaggi sono realmente esistiti, tranne due, uno dei quali è appunto la donna etrusca di cui ho immaginata l’esistenza, in mancanza di affidabili fonti storiche di riferimento. Adesso preferisco non fare nomi, per non togliere allo spettacolo la necessaria suspence, posso dire che si parlerà di un’attrice, un Sindaco, Gaetano Bresci, un ex Celestino, il Vescovo Fiordelli, un imprenditore, uno dei 29 Martiri di Figline, una prostituta che lavorava nei pressi della Passerella, un contadino, una coppia che ai suoi tempi seppe creare attorno a sé un’aura scandalosa”.
Personaggi diversi fra loro, quindi, famosi e non, allo scopo di rappresentare la vita nei suoi aspetti più vari, se non proprio su tutti.
“Ovviamente, ho cercato di realizzare un vasto affresco dell’esistenza umana. Ho scelto personaggi famosi e sconosciuti, perché tutti siamo uguali davanti alla morte. Ma l’idea principale è quella di ritrarre tutti questi personaggi scomparsi allontanandosi da quella che è la comune “letteratura” post mortem, ovvero quei giudizi dettati dall’ipocrisia, dalla superficialità, dall’invidia, da interessi di partito, che modificano profondamente quella che fu la realtà di una persona. Il riferimento al fiume Bisenzio, oltre che un’analogia con l’opera di Masters, va inteso anche come un simbolo, nel senso che l’acqua, scorrendo lava via la memoria delle persone, esattamente come gli atteggiamenti di cui sopra, che distorcono fortemente i fatti”.
Di nuovo, ci offre un saggio di teatro “politico”.
“Senza dubbio. Il proprio modo di vivere è la prima forma di attività politica che un individuo possa svolgere. E fare in modo che questi personaggi parlino al pubblico in prima persona, mettendo a nudo le loro idee sulla società del loro tempo, i costumi, la morale, significa presentarne una nuova versione, dar voce al non detto della vita. La morte è livellatrice, ma anche rivelatrice, perché dà la misura di ciò che è stata la vita di una persona. Ma troppo spesso si resta schiavi delle considerazioni “di circostanza” che seguono la scomparsa di una persona.
Uno spettacolo che vuole porsi in antitesi alla cultura “ufficiale”; nello specifico, all’iniziativa promossa dall’Assessorato alla Cultura e che, dopo un sondaggio in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ha visti designati Curzio Malaparte, Suor Rosa e Gaetano Bresci, come i personaggi pratesi più rappresentativi della città, e che sono stati presentati in una versione se non proprio agiografica, comunque sotto una luce nettamente diversa rispetto a quello che veramente furono in vita. Lo scopo del mio lavoro, ripeto, è quello di parlare dei miei personaggi uscendo dai consueti binari da manuale di Storia, per affrontare quegli aspetti delle loro vite che sono fino ad ora rimasti nell’ombra, ma che secondo me danno la misura dell’umanità dell’individuo: spazio quindi ai suoi difetti, le sue debolezze, il suo orgoglio, e, perché no, alle cattive azioni e ai piccoli scandali della vita. A questo proposito, posso dire che l’amore è un tema che ricorre diverse volte nello spettacolo, perché è la dinamica che riesce a influenzare più profondamente l’esistenza, a stravolgerla, a renderla pazza e fuori dagli schemi”.
Da un punto di vista strettamente stilistico, come ha impostati i testi poetici?
Uno spettacolo, quindi, che coniuga la delicatezza della poesia alla dimensione scandalosa e proibita dell’esistenza. Uno spettacolo duro che è un viaggio fra miserie e splendori di un’umanità che spesso si prende troppo sul serio, ma che arretra spaventata davanti alla possibilità di essere liberi, l’unico modo onorevole di rendere degna la propria esistenza.
Niccolò Lucarelli"
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