venerdì 20 aprile 2012

La mia città

La mia città è sbigottita, ha perso il senso. Gli industriali si incoronano re di punte fabbriche e gli artigiani sono ormai una specie in estinzione.
I cinesi non fanno più paura; anzi, qualcuno già ne sente la mancanza e teme il loro abbandono.
Al mattino e la sera, la città si mostra come in un lontano coprifuoco; se non fosse per il traffico cattivo e frettoloso delle macchine in certe ore, che si spostano lungo l'asse di casa lavoro scuola dei ragazzi, apparirebbe assente.
Nei cinema le pellicole scorrono invedute e i teatri pagano gli spettatori per accompagnare il triste rito della commedia. Strumenti impazziti compongono musiche d'accordi diminuiti e stanchi nei musei dove i custodi,  davanti alle tele di pittori sconosciuti, s'inventano come statue il gioco del visitatore.
Gli assessori e le varie autorità siedono su scranni traballanti. Qualcuno già sta preparando le valige, pronto alla fuga.
Il vescovo ha rinunciato alle dimissioni per non gettare i fedeli nel panico, e il sindaco, trasparente e introvabile,  dimessi gli abiti, è diventato il fantasma della città.

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