Ricevo e pubblico un testo sulla morte di Papa Francesco.
Chi mi conosce può restare stupito, io non sono credente, sono lontana dalla Chiesa, da tutte le chiese. La mia posizione su questo Pontefice è la sospensione del giudizio, o di considerarlo ancora una volta come tutti gli altri pontefici dal punto di vista politico. Si può non considerare politico un pontefice? Sono riuscita a considerare non conformista solo Papa Luciani ("Dio è anche madre").
E sinceramente attribuire a Papa Francesco la categoria di "sinistra" è inappropriato. E' stato un progressista, un francescano?
D'altronde appare chiaro il significato dell'arrivo - aggressivo - di tanti potenti sul sagrato di San Pietro. Addirittura arriverà Trump, Presidente ostile a Bergoglio. E viceversa.
Si dirà: è sempre stato così alla morte di un pontefice. Non esattamente.
Questi sono giorni di grande crisi, guerre, di paura. Le ostilità sono evidenti, dichiarate. Sembra che bisogni muoversi, e fare in fretta, per tamponare qualcosa, rimediare al crollo a cui Bergoglio tutti dicono che si opponesse. Certamente anche alle fratture interne al Vaticano, gli scandali, lo scontro con il cosiddetti "conservatori".
Sui giornali c'è molta mitizzazione sul Papa, sulla sua figura "woke", ma poca riflessione sul crollo della fede, sulle chiese vuote.
Anch'io, come alcuni, ho pensato all'Angelo che ha segnato la morte del Papa. Al suo significato da un punto di vista cristiano e "mitologico". L'Angelo annuncia la risurrezione di Cristo, ma annuncia anche la nuova era, un tempo nuovo.
E al riguardo c'è un'alternativa che non va sottovalutata e che arriva dalla filosofa Simone Weil, la quale già molti anni fa sosteneva che la strada per arrivare alla fede è l'ateismo.
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Nel giorno dell’Angelo
Papa Francesco oggi è morto annunciando come fece l’Angelo alle donne accorse al sepolcro spoglio che Cristo è risorto, lui allo stesso modo per dar sostegno all’anelito di pace tanto a lungo professato contro tutte le guerre, per raccomandare ad un’umanità indifferente quale debba essere la via per la cura del creato. Lo ha fatto ieri, da vivente, nella Messa di Pasqua con un messaggio forte di speranza destinato ai poveri e agli emarginati e di solidarietà per i più bisognosi tra di noi, affacciandosi dalla Loggia di San Pietro per un’ultima Benedizione Urbi et Orbi, lo ha ripetuto oggi, dall’alto dei cieli, con le campane che suonano a morto riecheggiando prepotentemente quel «No al riarmo». Papa Francesco è stato tante altre volte il “messaggero”, l’Angelo custode (e noi non sempre l’abbiamo riconosciuto), come quando salendo in solitudine, sotto la pioggia, la lunga ascesa che lo portava all’altare nel sagrato di San Pietro si mise a pregare per noi per lenire le ferite
della pandemia per poi insegnarci a guarire quelle piaghe. Quel giorno di cinque anni fa, anche gli agnostici, hanno potuto toccare con mano la presenza di angelo, vestito di bianco, un poco claudicante, che veniva a proteggerci, ma anche ad incoraggiarci per operare per il meglio.
Papa Francesco ha fatto ancor tanto di più nel suo pontificato come quando ha testimoniato «Laudato si’, mi’ Signore», come cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico il Poverello di Assisi riviveva in quella sua mirabile enciclica mentre ci ricordava che «la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, è come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia»: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».
Allo stesso modo, Papa Francesco è stato messaggero di scienza e sapienza: coi piedi ben piantati in terra, ci ha detto che «i cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema, come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela».
In molti non hanno digerito questa sua predicazione laica, eppure evangelica pensando agli ultimi, un messaggio rivolto ai potenti del pianeta cinici e indifferenti, per chiedere pace, pace ed ancora pace in mezzo a guerre fratricide frammentate ovunque e irrisolvibili senza dialogo e condivisione di armonia.
Papa Francesco ora è morto e ci sentiamo come smarriti senza la sua parola, se n’è andato il giorno dopo la Resurrezione, certo per dirci una volta ancora che occorre svegliarsi dal torpore, agire, stare inquieti e vigili per dar corpo e vedere realizzato quel suo messaggio di speranza e solidarietà nell’anelito profondo di pace che sola ci porterà alla cura del creato.
Giuseppe Alberto Centauro
Prato, 21 aprile 2025