Ormai non c'è più alcun dubbio che luoghi come il Teatro La Baracca siano diventati come siti archeologici primitivi. Perché oggi, per diventarlo, basta pochissimo e non serve che trascorrino millenni.
Si può diventare primitivi dall'oggi al domani, così.
Simili luoghi saranno ancor più rarefatti nel territorio che i musei, per esempio, e nel giro di qualche anno non esisteranno più. O se esisteranno, chissà come vi si potrà accedere.
Venendo da noi quindi, oltre a vedere lo spettacolo, vivrete sempre più l'esperienza di un primitivismo contemporaneo, attuale, qualcosa di simile lo produce solo ormai la poesia o poche altre manifestazioni umane.
Incarniamo insomma ciò che improvvisamente è andato perduto o che si sta per perdere, che nel futuro trova solo passato, l'immobile; siamo come già stati, ci siamo già compiuti, e pur vivi e in buona salute, ancora non vecchi, ci vediamo catapultati, da un anno a questa parte, come in un'era remota, primitiva e ferma.
Saremo così per il nostro misero e piccolo sempre.
Ci siamo rifiutati - per noi è stato inevitabile - di entrare nella nuova fase del mondo, e quindi questo è il posto e il tempo assegnato.
Di conseguenza anche gli spettacoli che vedrete sono primitivi, archeologici, passati nel senso di già avvenuti e compiuti, anche se proporremo debutti. Sì sì, la memoria passata è stato un nostro leitmotiv, ma non era ancora accaduto l'irreparabile. Ora non si torna indietro, e non si può cambiare che in una direzione. Ma noi no. Non parlo in chiava apocalittica, ma reale e presente, consapevole.
In quanto primitivi siamo seduta stante e per sempre anche naiv, sgraziati, sconfezionati, brutti, essenziali, poveri, scartati anche se apparentemente i temi trattati non lo sono né lo saranno, fino a quando terremo aperto lo spazio teatrale, continuando a far sorridere i nostri amministratori e politici. E anche i nostri spettatori incuriositi.
I teatri importanti, finanziati, ormai si sono modificati, e sono pronti, oh dirigenza stipendiata, per la prossima epidemia o altro che ne determini la chiusura, a proiettarsi periodicamente nel futuro. A mutarsi in quello. Hanno già fatto le prove. In questa fase di passaggio si alterneranno fra il teatro antico e quello futuro con sostanziale agilità e convinzione.
Noi siamo spacciati, perché abbiamo detto no. Chi mi legge lo sa. Perché non riceviamo finanziamenti, e perché e perché. E quindi moriremo come esseri umani e artisti e artigiani del Ventesimo.
Dispiaciuti? Bah. Non lo so. Certo non compiaciuti. C'è stata violenza, e non c'è più goccia di compiacimento che resta, nemmeno quella dell'artista-vittima. D'altronde nessuno ha mezzi per combattere questo stato di cose del presente futuro, e forse ci permettono di vivere solo in questa forma inoffensiva.
Come intellettuali artisti primitivi. Servono anche quelli, si pensa, come epifania pittoresca del mondo, a insaccare la salsiccia della protesta. Tutto fa.
Tanto non resta loro che poco davanti, diranno. Anche se sanno bene che questo davanti lo sfrutteremo tutto. Tutto senza pietà, come è ormai d'uso fra noi.
Mi piace salutarvi con una frase del ribelle Granger in Fahrenheit 451:
-E quando ti chiederanno che cosa facciamo, tu gli risponderai: "Noi ricordiamo".
Sabato 1 maggio ore 17,30
MANIFESTO PER L’ABOLIZIONE DEI PARTITI POLITICI di Simone Weil
Sabato 8 maggio ore 18
replica sabato 15 maggio ore 18
I COMIZI DELLE STREGHE
ovvero come si è perseguitati con successo
Sabato 29 maggio ore 21
GATTA AL LARDO
Ragionamento comico sui proverbi
Da giovedì 17 a domenica 20 giugno
NON CI CAPIAMO
Dialogo impossibile fra Carla Lonzi e Pier Paolo Pasolini
Ore 21 festivo ore 18.
La prenotazione è obbligatoria. Sabato 1 maggio l'ingresso è a offerta libera.
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