martedì 20 aprile 2021

L'arte è finita in un baule


Sì sì, vi siete emozionati per la protesta dei bauli in Piazza del Popolo di pochi giorni fa, così tanti, così ordinati,  anch'io, per la maestria e la bellezza delle immagini, è stato un vero spettacolo. 

Sì sì, avete sperato che il Ministro alla Cultura vi ascoltasse, anzi vi vedesse, che la protesta funzionasse, e potremmo dire che ha funzionato. 

Il Ministro, e il governo tutto, ha detto che si riapre la cultura, sì sì.

Ma poi, eccoci qua, ogni giorno ci scopriamo ammutoliti e scomparsi, resi nulli da un virus, ma in realtà già da prima lo eravamo, e la scienza e la tecnologia, e le comunicazioni e i messaggi. 

Il mondo è tutto scoperto e raccontato, visitato, tagliuzzato. Non ci sono più favole da inventare. Suoni da suonare. Danze da danzare.  Pitture da mostrare. Musei da visitare. E' già tutto fatto. Pronto. E' lì. Rivelato, ingrandito, registrato.

Noi, oh naiveté!, riapriamo il teatro, ma siamo superati, vinti, s-finiti. 

Possiamo solo fare archeologia. Scavi. Portare in mostra reperti. Noi stessi, ormai primitivi contemporanei.

L'arte è stata messa nel baule, e andrà in soffitta.  Sarà tirata fuori a discrezione, e per divertimento o guadagno se ci sarà, strumento. E là dovrà tornare, in quel baule. Ecco perché il Ministro ha detto: "Sono con voi". Quale servizio migliore avremmo potuto rendere al potere che portare in piazza tutti questi bauli replicati ordinati e ingigantiti, come sotto a un microscopio o in una fabbrica seriale,  e così mostrargli la nostra ubbidiente destinazione?

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