giovedì 15 aprile 2021

Una inchiesta sulla morte dello spettacolo

 


E' una video inchiesta sulla morte dello spettacolo fatta da un giornalista de Il Giorno, Sandro Neri. Nel sottotitolo dell'inchiesta si usa la parola "crisi", ma di fatto ci troviamo oltre la crisi, e per questo invece io parlo di morte. E resuscitare, se vogliamo essere ottimisti, sarà difficilissimo.

Preciso che con alcune dichiarazioni degli intervistati non sono d'accordo, in particolare sull'utilizzo dello streaming: sì, ha dato lavoro, ma in realtà a pochissimi cosiddetti privilegiati. In aggiunta oggi sappiamo con certezza che il teatro in streaming non funziona. La gente si stanca davanti al video dopo pochi minuti, e anche il salvifico Itsart di Franceschini è fallito prima di nascere.  I  partners commerciali che dovevano metterci i soldi, non vedono l'affare.

E' anche per questo che i teatri riapriranno, con tutta l'incertezza e il caos del caso. (E a maggio probabilmente, quando di solito si chiudono le stagioni!). E riapriranno anche i cinema. Anche di vedere i film dallo schermino la gente è stanca, ancora il Potere Economico non è perfettamente riuscito nell'addomesticamento della massa strumentalizzata (nel senso anche di possessore di strumento, lo smartphone). E nell'affare. Ci riproveranno, statene certi in autunno, quando è più facile tenere la gente a casa.

E non funziona, come nel video qualcuno dice salvificamente di aver fatto a teatro chiuso, il provare per  mesi spettacoli senza sapere in realtà quando si andrà in scena. Lo dico con cognizione di causa, l'ho fatto anch'io. Anzi, è assolutamente sconsigliato, perché fa morire psicologicamente lo spettacolo. Gli attori, gli autori, i registi ne escono solo frustrati. Più o meno quello che accade a recitare suonare danzare nello streaming. 

Intanto, dopo più di un anno, il settore, già incerto e a tempo determinato, è crollato, e il dato che resta è questo:  molti lavoratori dello spettacolo perderanno il lavoro, anzi l'hanno già perso, il video annuncia il 50% dei lavoratori non ci sono più.

Invece il Ministro - il solito coccodrillo che piange - potrà perdere il suo ministero, speriamo prestissimo, ma alla fine il Potere gli troverà una collocazione alternativa. Alcuni di noi, e lo dico con il massimo rispetto, dopo anni di studio e di professione teatrale musicale eccetera, sono stati assunti come fattorini per Amazon.  Già accadeva per altri artisti - penso al settore figurativo, i pittori, gli scultori, i grafici- ma ora c'è anche la fila dei cosiddetti lavoratori dello spettacolo alla ricerca di un misero posto.

Le vecchie dittature avevano ancora bisogno di artisti;  il neocapitalismo tecnocratico, no.

Nessun commento:

Primavera attaccata

Per diverse ore questo blog è stato disattivato, anzi attaccato, e non so da chi. Ho potuto ripubblicarlo con difficoltà. Ho rischiato di pe...