Ringrazio chi, non curandosi della mafia culturale e di partito, vizio ormai transnazionale, ignorando la servitù se non prostituzione che è ormai richiesta per ogni genere di lavoro, coraggioso chiama artisti artigiani, semplici, non inseriti in nessuna fondazione circuito sistema con spettacoli difficili, non ruffiani. Che in un tempo insensato sollecitano il senso, e non quello ipocrita dei vari palazzi, che si mostra nei giorni di festa.
Chi fa questo genere di teatro - diciamo asistemico e non mediatico - è visto come la peste, e destinato, nel giro di pochi anni, a scomparire. La tecnologia compirà a breve quello che rimane da fare.
Oggi si sopravvive in pochissimi. E a parte qualche sostegno e apprezzamento, che c'è, il resto è disprezzo poi da parte di molti (che spesso giudicano senza conoscere o invidiano la creatività) o paternalismo di chi, con in mano il piccolo scettro, benedice e contenta con una data per farti star zitto o non sentirsi colpevole per la tua morte.
Questa tournée europea è tutta sulle nostre spalle.
Nei limiti del possibile e delle mie idiosincrasie, racconterò questo viaggio.
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