venerdì 24 giugno 2022

ll teatro è l'arte più anticonsumista




Ieri Contro il Teatro da Pasolini al Circo Arci L'Unione di Vergaio.

Ringrazio Edi Guasti e tutto il Circolo per questo atto di coraggio nei confronti del teatro e dell'arte, per aver dato un segnale democratico in un tempo che è la sua negazione assoluta.

Abbiamo realizzato quel rito culturale di cui parla PPP,  il dialogo fra corpi e menti, carne e ossa di pubblico attori autori basato sulla parola,  improponibile ormai in qualsiasi contesto perché lo spettatore non è più abituato, non è più capace di ascoltare, capire le parole (questo già al tempo di Pasolini), immerso e condizionato com'è dal sistema sociale politico economico basato sull'audiovisivo tecnologico comunicante e uniformato, acorporale e amentale.

Alla Baracca questo rito basato sulla parola lo facciamo da sempre, ma lì,  anche se ugualmente difficile e da molti deriso come si dice si gioca in casa, e poi è un lavoro che ho intrapreso, io e insieme a me altri che m'accompagna, trent'anni fa e siamo a buon punto.

Siamo a buon punto perché non mi giustifico più se ci sono poche persone, per esempio, se il rito non è più così teatrale e non prevede l'azione del saltimbanco. Quando rappresentai per la prima volta lo spettacolo sui "celestini" molti colleghi sentenziarono che quello non era teatro. E' accaduto altre volte.

D'altra parte mi piace anche dilettarmi nel comico e nel teatro più classico, divertente, tragico, in rima, letture, mise-en-espace, per ragazzi, senza pregiudizi. Ma mai nel "facile".

Scrive Pasolini:
"Se io facessi un'opera facile, per il popolo, sbaglierei, perché non mi rivolgerei più al popolo, ma a questa nuova nozione indefinibile, la massa. Cioè compirei un'azione assurda, alla quale mi ribello, perché io mi ribello alla cultura di massa. Perché so che la cultura di massa è l'antidemocrazia".

Oggi è impossibile sfuggire alla cultura di massa proprio perché è alla base del sistema tecnocratico comunicante e avvolgente dove conta solo essere popolari. Guai a chi non lo è.
E per essere popolari bisogna far parte della massa, che la massa ti segua.  E quindi bisogna essere conformisti.

Solo il conformisti, e quanti guru!, hanno i "followers". La cultura dei seguaci è la cultura più conformista e reazionaria, misera e manipolante. Ipocrita.

In questo gioco della distruzione umana, della sua cultura e della sua creatività (che è anche opposizione a chi ci governa) il potere realizza il suo sistema più perfetto di dominio.

Il teatro, quando si slega dal sistema  (i circuitoni vellutati di cui parlava il nostro, ah se li vedesse ora che son diventati!), è - dice Pasolini, "una forma di protesta violentissima, ideologicamente estrema, globale...Fare teatro è come una forma di protesta democratica contro l'antidemocrazia della cultura di massa.".

Naturalmente questo vale per tutte le arti, ma il teatro, essendo atecnologico, arcaico, non riproducibile in serie e quindi non mercificabile, essendo dialogo e rapporto fra corpi viventi può essere la più anticonsumista e ribelle delle arti. 

E ora molto di più che al tempo di Pasolini.

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