mercoledì 14 dicembre 2022

Giuseppe Vannucchi, le dimissioni, e gli scavi di Gonfienti


E' morto a Roma Giuseppe Vannucchi, ex giornalista RAI ed assessore alla cultura del Comune di Prato dal 1999 al 2002. 

Nel 2002 avremmo dovuto incontrarci, per parlare proprio della messa in scena di Laris Pulenas e di Gonfienti, ma le sue dimissioni fecero saltare tutto.

Io ho sempre pensato che la sua uscita di scena sia stata causata, oltre agli attriti con il sindaco di allora Mattei per le cariche agli enti culturali, - in sostanza si prendevano decisioni senza consultarlo -, dalla scoperta della cosiddetta città etrusca di Gonfienti, che aveva salutato con entusiasmo e sulla cui valorizzazione si era mostrato determinato, anche a scapito della costruzione dell'interporto.

Le sue dimissioni segnano un cambio fondamentale nella gestione della politica culturale, perché dalla data delle sue dimissioni l'organizzazione della cultura non è più stata espressione e volontà di un assessore indipendente- come fu Nicolini a Roma, tanto per citare un esempio illustre -, ma, se si esclude forse qualche rara eccezione, solo veicolo e gestione, e quindi propaganda, di partito o di parte.

Riporto un interessante articolo de Il Tirreno di allora e una dichiarazione del Prof. Giuseppe Centauro, a cui ho chiesto di scrivere un commento.


13/02/2002,  Il Tirreno

 

IL RETROSCENA «Basta, so le cose dai giornali» Ma il malessere covava da mesi

PRATO. «Ora basta Non è accettabile che venga a sapere dal giornale le nomine al Metastasio». Giuseppe Vannucchi ha deciso di dimettersi domenica mattina. La lettura dei quotidiani gli aveva riservato l'ennesima sorpresa: il sindaco aveva deciso di confermare i tre membri uscenti del consiglio d'amministrazione nominati dal Comune e lui ne era all'oscuro. E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza. Così lunedì pomeriggio, dopo aver passato la mattinata a preparare con la giunta gli Stati Generali della cultura, ha confidato agli amici più intimi il proposito di dimettersi in quel modo così insolito. «Non posso più sopportare quello che sta succedendo da mesi -confidava - Vengo a conoscere le cose dai giornali. Si decide di dare a Massimo Luconi la direzione del museo del tessuto e non mi si dice nulla. Vengo regolarmente scavalcato. Cosa ci sto a fare?». Un tarlo lo rodeva da tempo, la sensazione di essere stato messo in disparte, svuotato di poteri, insidiato nell'autonomia delle proprie scelte. Una sensazione che Vannucchi avvertiva drammaticamente e che confidava solo ai fidati. Non al sindaco, con cui non ha mai avuto un vero rapporto e dal quale ultimamente si sentiva maltrattato(l'ultima volta durante una discussione in giunta sulla concessione del Cassero per una mostra antiabortista, osteggiata da Vannucchi). L'ingresso dell'ex giornalista Rai in giunta era stato salutato con la fanfara che viene riservata agli eccellenti. Lui, uomo di cultura e prestigio, avrebbe dovuto controbilanciare l'accresciuta presenza di politici puri per dimostrare che i partiti non si erano ripresi tutti gli spazi. Fin dagli inizi si è capito che Giuseppe Vannucchi non era Massimo Luconi, che aveva lasciato un bel ricordo perlomeno nella testa del sindaco. Tanto discreto il primo quanto sfavillante il secondo, come fare una schitarrata heavymetal con un contrabbasso. Terminato il primo anno di lunadi miele, un crescente mal di pancia si è impossessato degli intestini dell'assessore. Crisi ricorrenti (a partire da quella sugli scavi etruschi di Gonfienti) inframezzate da periodi di serenità. Vannucchi avvertiva con crescente fastidio il moltiplicarsi di soggetti in campo culturale, quasi come non ci si fidasse delle sue capacità operative: prima le deleghe sulle politiche giovanili  affidate a Manuela Bruscia, poi il refrain martellante sul rientro di Massimo Luconi -in ruoli via via diversi, assessore, direttore del museo del tessuto, consulente per la cultura- che lo avrebbe inevitabilmente messo in ombra, infine il montante protagonismo del sindaco nella cultura cittadina: Mattei che si prende l'interim del Museo Pecci, Mattei  che decide in prima persona il rinnovo del cda del Metastasio. Così Vannucchi ha tolto il disturbo, prima che fosse qualcun altro a indicargli la porta. (cri.me.).

 

"Giuseppe Vannucchi in un articolo su La Nazione dell'8 ottobre 2000, dal titolo "Parco archeologico e interporto. Una scommessa tra passato e futuro",  ebbe a dichiarare: "E' un ritrovamento straordinario che mi ha riempito di emozione. Come assessore alla cultura ho il dovere di impegnarmi al massimo per valorizzarlo nel migliore dei modi. Capisco che ci sono altre esigenze e mi auguro soprattutto una cosa: che sul futuro di Gonfienti si sviluppi un dibattito serio  e di alto profilo, senza scadere in polemiche di strapaese."

Sono trascorsi ventidueanni e del parco archeologico non abbiamo ancora traccia e gli asfittici scavi  rimasti sostanzialmente quelli di quegli anni sono interclusi nell'interporto e "cosa" per pochi eletti "istituzionali", tanto che la città,  in mancanza di una qualsiasi segnaletica, non sa neppure dove stanno questi ritrovamenti, tanto più ora che dal 15 luglio scorso il Museo archeologico di Gonfienti ha aperto i battenti  a Campi Bisenzio assai lontano dal sito. Dove è finito il convinto impegno dell'assessore Vannucchi? Amen." (Giuseppe Centauro).



1 commento:

Anonimo ha detto...

Volto buono, faccia onesta, fare pacato, quieto, ragionante, conciliante, cosí ricordo l'aspetto televisivo di Luigi Vannucchi, l'unico che ho conosciuto, ma appena Maila mi ha informato della sua scomparsa, ora che ne ho rivisto e riconosciuto il volto, ne ho riviste e immaginate le movenze tra i 'suoi' di partito, da cui ha voluto prendere le distanze perché il colloquio era impossibile. Sono contento che se ne riparli e sono contento che emergano dal passato questi fantasmi accantonati, simulacri di gente onesta che non poteva rimanere in quel posto con quella carica e in mezzo a quelle persone. Addio Luigi, ottimo uomo che non ho fatto in tempo a conoscere.
Gianfelice

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