E' morto a Roma Giuseppe Vannucchi, ex giornalista RAI ed assessore alla cultura del Comune di Prato dal 1999 al 2002.
Nel 2002 avremmo dovuto incontrarci, per parlare proprio della messa in scena di Laris Pulenas e di Gonfienti, ma le sue dimissioni fecero saltare tutto.
Io ho sempre pensato che la sua uscita di scena sia stata causata, oltre agli attriti con il sindaco di allora Mattei per le cariche agli enti culturali, - in sostanza si prendevano decisioni senza consultarlo -, dalla scoperta della cosiddetta città etrusca di Gonfienti, che aveva salutato con entusiasmo e sulla cui valorizzazione si era mostrato determinato, anche a scapito della costruzione dell'interporto.
Le sue dimissioni segnano un cambio fondamentale nella gestione della politica culturale, perché dalla data delle sue dimissioni l'organizzazione della cultura non è più stata espressione e volontà di un assessore indipendente- come fu Nicolini a Roma, tanto per citare un esempio illustre -, ma, se si esclude forse qualche rara eccezione, solo veicolo e gestione, e quindi propaganda, di partito o di parte.
Riporto un interessante articolo de Il Tirreno di allora e una dichiarazione del Prof. Giuseppe Centauro, a cui ho chiesto di scrivere un commento.
13/02/2002, Il Tirreno
IL RETROSCENA «Basta, so le cose dai giornali» Ma il malessere covava da mesi
PRATO. «Ora basta Non è accettabile
che venga a sapere dal giornale le nomine al Metastasio». Giuseppe Vannucchi ha
deciso di dimettersi domenica mattina. La lettura dei quotidiani gli aveva
riservato l'ennesima sorpresa: il sindaco aveva deciso di confermare i tre
membri uscenti del consiglio d'amministrazione nominati dal Comune e lui ne era
all'oscuro. E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza.
Così lunedì pomeriggio, dopo aver passato la mattinata a preparare con la
giunta gli Stati Generali della cultura, ha confidato agli amici più intimi il
proposito di dimettersi in quel modo così insolito. «Non posso più sopportare
quello che sta succedendo da mesi -confidava - Vengo a conoscere le cose dai
giornali. Si decide di dare a Massimo Luconi la direzione del museo del tessuto
e non mi si dice nulla. Vengo regolarmente scavalcato. Cosa ci sto a fare?». Un
tarlo lo rodeva da tempo, la sensazione di essere stato messo in disparte,
svuotato di poteri, insidiato nell'autonomia delle proprie scelte. Una
sensazione che Vannucchi avvertiva drammaticamente e che confidava solo ai
fidati. Non al sindaco, con cui non ha mai avuto un vero rapporto e dal quale
ultimamente si sentiva maltrattato(l'ultima volta durante una discussione in
giunta sulla concessione del Cassero per una mostra antiabortista, osteggiata
da Vannucchi). L'ingresso dell'ex giornalista Rai in giunta era stato salutato
con la fanfara che viene riservata agli eccellenti. Lui, uomo di cultura e
prestigio, avrebbe dovuto controbilanciare l'accresciuta presenza di politici
puri per dimostrare che i partiti non si erano ripresi tutti gli spazi. Fin
dagli inizi si è capito che Giuseppe Vannucchi non era Massimo Luconi, che
aveva lasciato un bel ricordo perlomeno nella testa del sindaco. Tanto discreto
il primo quanto sfavillante il secondo, come fare una schitarrata heavymetal
con un contrabbasso. Terminato il primo anno di lunadi miele, un crescente mal di
pancia si è impossessato degli intestini dell'assessore. Crisi ricorrenti (a
partire da quella sugli scavi etruschi di Gonfienti) inframezzate da periodi di
serenità. Vannucchi avvertiva con crescente fastidio il moltiplicarsi di
soggetti in campo culturale, quasi come non ci si fidasse delle sue capacità
operative: prima le deleghe sulle politiche giovanili affidate a Manuela Bruscia, poi il refrain
martellante sul rientro di Massimo Luconi -in ruoli via via diversi, assessore,
direttore del museo del tessuto, consulente per la cultura- che lo avrebbe
inevitabilmente messo in ombra, infine il montante protagonismo del sindaco
nella cultura cittadina: Mattei che si prende l'interim del Museo Pecci,
Mattei che decide in prima persona il
rinnovo del cda del Metastasio. Così Vannucchi ha tolto il disturbo, prima che
fosse qualcun altro a indicargli la porta. (cri.me.).
"Giuseppe Vannucchi in un articolo su La Nazione dell'8 ottobre 2000, dal titolo "Parco archeologico e interporto. Una scommessa tra passato e futuro", ebbe a dichiarare: "E' un ritrovamento straordinario che mi ha riempito di emozione. Come assessore alla cultura ho il dovere di impegnarmi al massimo per valorizzarlo nel migliore dei modi. Capisco che ci sono altre esigenze e mi auguro soprattutto una cosa: che sul futuro di Gonfienti si sviluppi un dibattito serio e di alto profilo, senza scadere in polemiche di strapaese."
1 commento:
Volto buono, faccia onesta, fare pacato, quieto, ragionante, conciliante, cosí ricordo l'aspetto televisivo di Luigi Vannucchi, l'unico che ho conosciuto, ma appena Maila mi ha informato della sua scomparsa, ora che ne ho rivisto e riconosciuto il volto, ne ho riviste e immaginate le movenze tra i 'suoi' di partito, da cui ha voluto prendere le distanze perché il colloquio era impossibile. Sono contento che se ne riparli e sono contento che emergano dal passato questi fantasmi accantonati, simulacri di gente onesta che non poteva rimanere in quel posto con quella carica e in mezzo a quelle persone. Addio Luigi, ottimo uomo che non ho fatto in tempo a conoscere.
Gianfelice
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