Rivedere Pasolini -ammetto che il suo cinema "barbarico" possa non piacere - serve comunque a togliersi di dosso l'ipocrisia il conformismo l'untuosità la dittatura del cinema di oggi. Parlo non solo delle storie, ma anche della confezione cinematografica. Dell'estetica. Nella trasmissione televisiva è evidente come il giornalista Francesco Savio, che intervista Pasolini, si trovi in difficoltà davanti alla sincerità straziante del poeta.
Io penso - drammaticamente - che il cinema vada rifondato, che quello che si sforna oggi sia inguardabile, anche perché spesso è -scusate il moralismo - disonesto. Vi è tutto troppo perfetto, anche nelle trame, e disgusta e soffoca. La fotografia del digitale non mi piace, quella anche in bianco e nero, che ammicca al passato, che vuole ricostruirlo perfettamente, lo strazia; e la musica poi! vi si infila sempre la canzonetta conosciuta per piacere al grande pubblico. Un filmismo favolistico ammiccante e compiacente.
Quello economico è stato superato da tempo; ora siamo al limite del terrorismo ideologico.
Questo cinema fa propaganda per l'uniformità e il conformismo.
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