Voglio specificare che Scaramànzia, con cui torno in scena domani alla Baracca, è a tutti gli effetti uno spettacolo comico inteso classicamente, ossia divertente piacevole buffo eccetera, ma anche uno dei tanti esempi del mio teatro che ha a che fare con l'archeologia intesa in senso lato, che mostra il mio rapporto con il passato - l'unico possibile nel presente - e con i morti. Etruscamente, potrei dire.
Ecco perché ho svolto teatralmente tante interviste impossibili, valga per tutte quella con Federico II (dove chi intervista l'imperatore è Arlecchino) o recentemente, quella con Pasolini.
Come ho detto altre volte, il mio teatro è essenzialmente archeologico (e quindi ovvio anche politico), ed è solo uno strumento per questo lavoro di scavo nel mundus.
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