Tutto è iniziato con i celestini; le intimidazioni, intendo. Era il 2004. E ancora non sono finite. Presto ne racconterò la storia, fra le altre cose, alla Mostra Fotografica Parlante.
Poi, la seconda intimidazione è arrivata con il Dramma intorno ai concubini di Prato, nel 2007, dove scattò una recensione intimidatoria, prima ancora del debutto.
Poi ci fu la lunga sequela di intimidazioni per Laris Pulenas, non tanto per il dramma in sé, ma per la questione etrusca di Prato, ossia l'interramento di un'area archeologica, quella di Gonfienti. Addirittura con spostamento del museo ad altra cittadina, pur confinante.
Le intimidazioni sono sfociate poi in azioni concrete come l'essere esclusa da varie rassegne, circuiti, per diverso tempo.
E ancora, censure pur in misura minore con Gaetanina Bresci (Mio padre Gaetano il regicida), e con Cafiero Lucchesi (Vita e morte fra Mussolini e Stalin)...
E non mi dimentico il trattamento ricevuto da certe femministe con Le Maschie, a Milano!
Ora ne arriva un'altra su Carla Lonzi sono io!, una pièce che deve ancora debuttare!, il debutto ancora è incerto, sarà fra marzo e aprile, ma la data precisa è da stabilire per via dei miei impegni fuori Prato.
Da chi mi arriva la censura, l'ammonimento? Da Maria Grazia Chinese, che negli anni '70 fece attivamente parte di Rivolta Femminile, gruppo e casa editrice fondata da Carla Lonzi, che mi scrive, sulla pagina Facebook dedicata allo spettacolo:
Mi dissocio. Si può ridurre Carla Lonzi a una figurina parlante? Le sue idee sono espresse negli scritti e solo attraverso di essi intendeva renderle pubbliche. Non concepiva questo genere di iniziative e neppure manifestazioni pubbliche. Considero il vostro “evento “ un oltraggio alla memoria di una femminista fra le più grandi.
Maria Grazia Chinese sempre fedele a Rivolta femminile.
Ora, che dire?
Il mio non è un evento. Offende me! L'abbiamo solo comunicato. Carla Lonzi non è una figurina per me, io sono anni che la studio, l'ho resa protagonista anche in Non ci capiamo (Dialogo fra Carla Lonzi e Pier Paolo Pasolini).
Io non oltraggio proprio nessuno. Cosa vuol dire che "lei non concepiva questo genere di iniziative?" Perché il teatro non sarebbe un mezzo per l'autenticità?
Voglio ricordare le parole di Carla Lonzi, le sue ricerche in tal senso, e in effetti il titolo che ho scelto è una parafrasi del suo Armande sono io! e vuole alludere proprio al suo interesse per il teatro come mezzo di autenticità: "Intanto io mi ero orientata sul teatro perché capivo che sul teatro metteva in scena proprio delle posizioni di vita. Non è come il romanzo che filtra tutto attraverso l'autore, è molto soggettivizzato..." (p. 30 Scritti di Rivolta Femminile, Prototipi).
Nelle parole di Maria Grazia Chinese, Carla Lonzi diventa l'intangibile, la irrappresentabile. Per il semplice fatto che si è espressa in prima persona, autentica e quindi non avrebbe bisogno di mediazioni?, oppure che non si considerava e non voleva essere una scrittrice appartenente alla letteratura? che rifuggiva insomma dall'opera d'arte, per la sua resistenza a qualsiasi forma di presenza e azione pubblica eccetera?
Oppure perché solo certe donne ne possono parlare, quelle che ne tramandano ilVerbo?
Perché questo atteggiamento repressivo, mitologico, fanatico?
E' buona norma sempre, prima di dissociarsi, capire e vedere bene chi si critica. L' "evento" in questione non si svolge al Festival di Sanremo. Né nei circuiti paludati.
D'altronde, le censure preventive non credo che fossero nell'ordine del pensiero di Carla Lonzi; ma anche se sì, mi ritengo libera come donna e come anti-artista di rappresentarla in una specie di anti-monologo a-celebrativo alla Baracca, un piccolo teatro libero e autogestito, e sì, in rivolta.