domenica 29 settembre 2024

Il senso di Pinocchia



Ieri c'è stata la terza replica di Pinocchia alla Baracca.

Per me è stata particolarmente significativa, perché ne ha sancito la definizione del senso.

1. Pinocchia era un progetto drammaturgico che avevo da diversi anni, credo dal 2020, ma che è rimasto nel cassetto fino a quando Peter Schmidt e Britta Von Websky dell'organizzazione SI-PO di Prato non è venuto a chiedermi di sviluppare un Pinocchio al femminile. Sono stata incerta fino all'ultimo sul risultato perché i tentativi precedenti al mio non erano riusciti graditi o considerati significativi.

2. Pinocchia è il percorso di una liberazione tutta al femminile, è un suo paradigma. Ma la liberazione o emancipazione non avviene, come nel Pinocchio, diventando un bravo ragazzo ma, paradossalmente, nel restare burattina, e in ciò trova la sua "strada", la sua identità. Come ha scritto Lisa, "perché vuole restare sé stessa".

3. Pinocchia non è tanto la riscrittura della favola di Pinocchio in chiave femminile: è una sua rifondazione o un'altra cosa, (come ha anche detto il Prof. Valter Bucelli che era fra il pubblico), anche se tutta la storia segue l'andamento della favola originale, e la riproposizione dei suoi personaggi.

4. E' una favola del presente, di quello che vi accade nel brutto gioco dello sfruttamento dell'essere umano, qui in particolare le donne, ma in fondo tutti quelli che è possibile sfruttare nel sempre più terribile eser-vizio del potere. 

4. E' una favola "vera". Sì, è divertente e fa sorridere, ma la sensazione che dà recitandola è proprio quella di certe favole, che risultano incredibilmente reali.

5. Alcuni personaggi dicono alcune battute in tedesco, che io ridico in italiano, per sancire un legame con la tradizione favolistica- i Grimm, in specifico -, ma questa volta ho fatto riferimento anche ad altri scrittori, come Perrault, che ho citato, ma anche Basile e Straparola, che non ho citato.

6. Nel bilinguismo, in alcuni momenti, della rappresentazione c'è poi un riferimento anche alla tradizione della Commedia dell'Arte, i cui comici, girando per l'Europa, erano costretti a dire alcune frasi chiave, per far capire il senso, in italiano e nella lingua del paese dove si trovavano a recitare.

6. In questa terza versione ho introdotto un preciso riferimento all'Odissea, non so se qualche spettatore l'ha colto, esattamente nel rapporto fra Pinocchia e il Pescecane, che è speculare di Ulisse e Polifemo.

7. Una curiosità: alcuni spettatori mi hanno detto di essere andati a rileggere Pinocchio dopo aver visto il mio spettacolo, che molti non l'hanno letto.

Sono soddisfatta della Pinocchia, che mi è costata molta fatica  anche dal punto di vista dello studio tecnico-recitativo,  e anche il pubblico, di cui scrivo i commenti qui sotto, ha molto gradito la rappresentazione.

Grazie!

"Uno spettacolo che arriva nel profondo e che ti lascia incantato. W i burattini" (Erica e Valter)

"Rimane burattina perché vuole essere sé stessa" (Lisa)-

"Pinocchia è unica, nient'altro da dire, mitica" (Lina)

"Danke, liebe Pinocchia. Wir brauchen mehr davon" (Grazie, bella Pinocchia. Ne abbiamo bisogno). - Senza firma




venerdì 27 settembre 2024

Archeologia del presente

Ho detto tante volte che La Baracca è un teatro archeologico.

Non scaviamo però solo nel passato, ma anche nel presente. Perché è un presente che fagocita e seppellisce, e tutto viene, anzi deve venir travolto implacabilmente.

Al momento il teatro, e gran parte della cultura in verità, è come una mummia tenuta in vita dal sistema politico, sostanzialmente insignificante e marginale, perché ha perso del tutto la sua capacità di dire una parola autonoma e critica rispetto al mondo.

Se studiate le programmazioni anche di quelli pubblici, nei teatri vedrete sempre di meno opere e sempre più figure mediatiche, spesso santoni e conferenzieri che tentano invano di curare l'umanità resa malata e che deve restare tale; insomma, Pirandello ci sta sempre meno per lasciar spazio al fisolofone di grido; o al personaggio sanremita. 

Se ora è un replicante del sistema mediatico, una volta era l'opposto. Sì, una volta il teatro era marginale, ma aveva una influenza molto grande. Ora è solo marginale e appunto, se fatto a certe condizioni, anche marginante.

Ormai in Italia i teatri veramente liberi e svincolati dai finanziamenti e sostegni mediatici sono credo pochissimi (a parte quelli che ospitano solo personaggi televisivi ecc., che comunque sono finanziati da "taikun" privati), e non solo per le difficoltà che l'assenza di soldi comporta, ma anche per vergogna. Voglio dire che per sostenere un teatro libero bisogna anche reggere i continui tentativi di umiliazione, discriminazione e scherno di cui si è oggetto. Anche per questo nessuno vuol più essere libero in campo culturale. Non capiamo più cosa vuol dire essere liberi e preferiamo essere sommersi e schiacciati dalla macchina del presente.

Agli spazi come la Baracca, che in politici disertano (e non solo loro) per paura e odio e che sperano di vedere chiusi e dimenticati, per avere un senso non resta altro, in attesa di essere travolti anche noi, che scavare in questo presente, ormai già quasi passato, per trovarvi e lasciare una traccia di quella umanità che ormai sfugge un po' a tutti.

sabato 21 settembre 2024

Perché questa decima Camminata per Gonfienti


Uno dei motivi per cui è ancora necessario fare la Camminata per Gonfienti (il 6 ottobre la 10a) può venire dal confronto di queste due foto: la cementificazione del territorio in questi ultimi anni della Piana fra Pistoia, Prato e Firenze.

Non vedono poi l'ora di mettere le mani su quel verde che ancora resta davanti all'attuale ingresso degli scavi, l'area che si trova nel Comune di Campi.

Nonostante le alluvioni, infatti continueranno a costruire.

Quindi camminare per Gonfienti non è solo per la zona archeologica, di cui all'amministrazione locale e regionale frega quasi niente, nonostante le aperture e le piccole concessioni che sono stati costretti a fare anche grazie al nostro impegno e tenacia; è camminare anche per l'ambiente, contro le devastazioni.

E' perché vogliono continuare a cementificare che è stato spostato a Campi Bisenzio il Museo di Gonfienti di Prato.

Ma di più: è uno dei motivi per cui la scoperta archeologica è stata ridotta a un fogliettino di terra, dove ogni tanto praticano  alcuni scavettini  qua e là, i "saggetti"; e nelle finte giornate dell'archeologia o  aliquando ci concedono le aperturine del sito, senza aver creato, ma nemmeno mai pensato,  il parco archeologico.

Dal 1985 sono nati, senza contare lo sviluppo delle abitazioni private: i Macrolotti, l'Interporto, e i mega centri commerciali i Gigli e Parco Prato. Mi dimentico qualcosa?

(Le foto sono tratte dal sito di Simone Spark Masi, fonte Google Maps).

mercoledì 18 settembre 2024

IO MALAPARTO: Evviva gli inventoni

Caro Malaparte,

nel mio prossimo laboratorio sulla narrazione, Raccontare storie, ricorderò anche la tua celebrata capacità di novellare, di incantare l'uditorio con le parole. Rammentando alcuni aneddoti molto interessanti e utili.

Tu eri un "inventone". Ti avrebbe definito mia madre, lei inventona di parole.

Ora, tu detestavi il telefono e, stando alla testimonianza della tua amante Bianca Maria Fabbri, che addirittura scrisse Schiava di Malaparte, nella villa di Capri ce l'avevi, ma tenuto sempre staccato, per evitare di essere interrotto durante la scrittura.

Pensa come sono cambiate le cose: oggi non telefona più nessuno. Non c'è più bisogno di tenerlo staccato. Anche se il telefono ce l'abbiamo tutti e lo portiamo sempre con noi, e veniamo continuamente disturbati e distratti, pochissimi sono capaci di tenere una conversazione perché tutti hanno paura di essere scoperti, come dei ladri, sulle loro emozioni, sui loro pensieri, sulle loro azioni.

Il telefono era anche un modo di raccontarsi la vita, tessere amori e amicizie. I nostri genitori si arrabbiavano perché lo tenevamo occupato con i nostri lunghi discorsi con amici e amorazzi.

Eravamo sempre in attesa di una telefonata; ora invece, se non infastiditi, rispondiamo allarmati.

Ci si scrive, ci si messaggia, perché nelle parole scritte, e nemmeno si tratta di scrittura a mano!, impersonali come quelle che sto battendo ora, ci si cela meglio.

Io ricordo mio padre che spesso a cena raccontava un aneddoto, una storia. E di alcune chiedevo che me le ripetesse, e ancora e ancora, con sempre più dettagli. Era un po' inventone anche lui. E gli facevo domande. Per sentirmi felice.

E allora evviva gli inventoni: perché raccontare storie e anche ascoltarle è il primo passo per la felicità.

Vero, Malaparte?

domenica 15 settembre 2024

La domenica è sempre domenica

Grazie per questo bell'articolo domenicale, forte e chiaro, sulla prossima vita al Teatro La Baracca.

La domenica è sempre domenica.


Se non si riesce a leggere bene, lo si può all'indirizzo:

https://www.lanazione.it/prato/cronaca/riparte-la-baracca-uno-spazio-di-liberta-tra-limpegno-civile-e-i-nuovi-spettacoli-e1900a0f

venerdì 13 settembre 2024

Il confortante

 Mi stanno arrivando messaggi di gente interdetta per lo spettacolo Gli Etruschi non parlano, gli Etruschi non esistono previsto per sabato 12 ottobre prossimo.

Alcuni mi scrivono di essere rimasti scandalizzati e, quasi arrabbiati, giurano sull'acqua calda che testi di letteratura etrusca non ne abbiamo.

Altri, curiosi, chiedono maggiori informazioni. Vogliono capire "di che si tratta". Ci vanno cauti.

Ricevetti qualche messaggio simile quando presentai due anni fa Cimiteri, e uno addirittura mi scrisse: "Non verrò mai a vedere uno spettacolo del genere". 

E' chiaro che ormai il pubblico è abituato al musical, al teatri che ridono, e al "confortante" contemporaneo che viene loro propinato con tanto di foto dell'autorità a latere, quasi avessero bisogno di un'autorizzazione certificata ad andare in un posto.

Versioni diverse sono temute.

D'altronde gli Etruschi, quando mai sono stati visti o vissuti come "confortanti"?

Non serve scandalizzarsi né da addurre, a smentita del titolo e del nostro lavoro, prove e controprove scientifiche. Vi collocate su un terreno sbagliato.

Le maggiori informazioni poi che qualcuno mi chiede si scoprono vedendo lo spettacolo, che si svolgerà alla Baracca come annunciato.


mercoledì 11 settembre 2024

Raccontare storie

Voglio dire due parole su questo nuovo percorso chiamiamolo didattico, ma forse dovrei dire di studio sulla narrazione, Raccontare storie, che partirà da martedì 15 ottobre alla Baracca.

Innanzi tutto si tratta della necessità della mia bambina, quella che porto dentro. Ha bisogno di ascoltare storie e nessuno più gliele racconta.

Morti tutti coloro che mi narravano, la comunità narrativa di cui facevo parte, nonne nonni e babbo, scomparsa la loro fisicità, ho necessità di continuare a prendere quel nutrimento.

Se mai è ancora possibile.

Vorrei che non si facesse confusione: si tratta di un fatto ben diverso dallo "storytelling" (raccontare storie per vendere storie su Internet), o dai milioni di video che vediamo e facciamo, che sono sì importanti come documento o quello che volete, ma niente a che vedere con la narrazione vera, in presenza, carnale: solo quella costituisce un vero nutrimento e un insegnamento efficace.  Di fantasia e memoria.

Contrariamente a quello che si pensa, la narrazione è fisicità, e quindi nei nostri incontri sarà necessario anche curare il corpo.

Qualcuno obbietta: ma quando si racconta, si racconta e basta, non servono tecniche.

E' possibile, ma non per tutti; e comunque è certo più nessuno racconta o capisce ormai cosa questo possa costituire. Non ci sono più occasioni. Comunità.

Quante volte ne ho parlato con il mio amico Fulvio Silvestrini! 

In realtà non si racconta anche perché non siamo più capaci di ascoltare. Anche se vediamo centinaia di video.

Raccontare presuppone il restare in ascolto, attenzione senza immagini.

Il racconto in presenza senza immagini è quello che più stimola la fantasia. In questo è come la musica; e d'altronde nel parlare la musica è imprescindibile, la musica delle parole, come i silenzi, le pause...

Ma non abbiamo più la pazienza necessaria per ascoltare, e dunque è venuta meno quella di immaginare liberamente, e quindi la capacità di raccontare.


P.S. Scrivo per chi ha conosciuto Fulvio: lui era un grande narratore, oltreché lettore, e sapeva ascoltare come pochi. 

Per questo tutti lo scansavano, perché era un grande narratore. Certo, non aveva il senso della misura, che invece è importante; ma  alla fine l'aveva imparata, quell'arte della misura e del tempo e noi avevamo stabilito un accordo, quando interveniva alla Baracca, che a un certo punto lo dovevo fermare. 

Altrettanto importante è stato quello che ho imparato da lui nelle mattinate che abbiamo passato insieme a raccontarci. O al telefono. Lui è stato uno degli ultimi a telefonarmi per raccontare qualcosa.

lunedì 9 settembre 2024

Decima Camminata per Gonfienti, e altro


Domenica 6 ottobre 2024 ci ritroviamo in Piazza del Comune a Prato, ore 14,30 per la consueta Camminata per Gonfienti. 

Anche se sembra ormai tutto inutile, fatto (come il museo di Prato a Campi Bisenzio) e deciso, non lo è.

Dobbiamo sempre ricordarci che se è rimasto qualcosa dell'area archeologica di Prato, che se non hanno interrato anche questa col cemento, è anche grazie a coloro che hanno "camminato" in questi anni.

E poi: la settimana dopo alla Baracca, sabato 12 ottobre, presenteremo uno spettacolo davvero originale sulla "letteratura etrusca": Gli Etruschi non non parlano, gli Etruschi non esistono.

Credo che sia il primo spettacolo sull'argomento, e molto appassionante e significativo.

E non finisce qui.




giovedì 5 settembre 2024

Classe politica

Ci confrontiamo sempre di più con una classe politica totalmente fuori dalla realtà, e a livello locale e a livello nazionale, solo presa nei giochi di potere, nella fuffa mediatica, nel conformismo più ottuso e ridicolo, immobile, ricattabile e imbelle.


martedì 3 settembre 2024

Una presentazione insolita



Presentazione della prima parte della stagione. Lo spettacolo sulla Lonzi è sabato 9 novembre, non 6 come dico nel video.


Io Malaparto: Karl Laqua e i martiri di Figline


Tu eri un artista tabu, caro Malaparte.

Tu lo eri, ma anche no. Lo eri a certo livello, nel senso che molti ti detestavano, ma avevi anche amici importantissimi, prima durante il Fascismo, e poi subito dopo.

Ma tu eri Malaparte.

Io no, e sono però anch'io un'artista tabu.

Pensa: ho un'opera sull'eccidio di Figline di Prato, che si ricorda in questi giorni, su  Karl Laqua, il boia di Figline che uccise quei giovani e la fece franca, che non è mai stato processato, è scomparso si è dileguato, e non me lo hanno fatto rappresentare se non una volta, ed è stato poi durante la giunta di cosiddetto centro-Destra, mi sembra di ricordare nel 2010.

Quest'opera, tra l'altro, è legata a mio padre e alla sua drammatica esperienza di quei giorni che precedettero la Liberazione: era un ragazzo, quando si nascose, insieme alla famiglia, in un anfratto della montagna a Santa Lucia a Prato, sulla cui cima sei sepolto tu e da te prende il nome, il Malaparte.

Ho una sua registrazione, un ricordo preciso di quello che accadde in quei giorni. Il babbo per anni me l'aveva tenuto nascosto, perché si vergognava, lui socialista, di essere diventato amico del "gelataio di Amburgo", un ragazzo buttato nell'esercito della Wehrmacht che negli anni '20 era venuto a Firenze a imparare l'arte della gelateria. E parlava un po' di italiano. Faceva parte dell'esercito tedesco in ritirata ed erano accampati nello stesso anfratto, ma dalla parte opposta: in quei tragici momenti lui riuscì in qualche modo a parlarci col gelataio, e fu grazie a questa diciamo amicizia che la famiglia dei miei nonni, con tutti i figli, riuscì probabilmente a salvarsi. Perché, raccontava mio padre, in ritirata i tedeschi uccidevano gli uomini così, senza un motivo preciso,  e lui vide ucciderne uno, un vecchio che se ne tornava dai campi, e sì, senza motivo lo uccisero.

Mio padre rimase scioccato, e quella notte fu un inferno perché pensavano che la stessa sorte sarebbe capitata a loro.

Ma lui rimase in qualche modo colpito da questo "gelataio tedesco" che andava a cercare mio padre in quei pochi giorni che rimasero là accampati, e io ho apprezzato il coraggio di questi ragazzi e la capacità di trovare umanità e vita anche quando sembrava non essercene più.

Questa storia è intrecciata alla vicenda principale nel dramma, quella dei poveri ragazzi impiccati a Figline, ed è mostrata come un ricordo del boia che, ormai vecchio, vive solitario e roso dal cancro. Solo una figlia lo accudisce, ma lui è divorato soprattutto dai rimorsi, dai fantasmi. Anzi, il cancro sono i suoi rimorsi che si materializzano e lo uccidono.

E' un'opera contro la guerra e la barbarie.

Ora a causa del tabu sulla mia persona (anche se sono pronti a dire di no, e a dimostrarlo tramite l'opera che ogni anno mi hanno fatto rappresentare - freddamente direi come qualcosa che va fatto - nella Pretestate)  questo dramma sui Martiri di Figline che io considero importantissimo, ed è l'unica opera teatrale sulla vicenda, non è stata minimamente considerata in dieci anni di amministrazione di Centro-Sinistra. 

Perché?

Io sarei pronta a rappresentarla anche subito, se lo volessero; ma non lo vorranno mai, e quindi sarò costretta, come ho già fatto l'ultima volta nel 2015, a ripresentarla alla Baracca appena mi sarà possibile: nonostante il disprezzo che mi hanno sempre dimostrato, caro Malaparte, sono fiera delle mie opere teatrali che in un modo o nell'altro vedono protagonista la nostra città e che sono:


L'infanzia negata dei celestini (la trilogia comprende anche La Mostra Parlante Ti mando ai celestini e il dramma Felino, Fughe e vita di un celestino).

Dramma intorno ai concubini di Prato

Karl Laqua, vita immaginaria e reale del boia di Figline

Prato nel Sacco.

Cafiero Lucchesi (Vita e morte fra Mussolini e Stalin)

Gaetanina Bresci (Mio padre Gaetano, il regicida)

Io e Federico (Dialogo con l'imperatore)

Nel nome di Dio e del Quattrino (su Francesco di Marco Datini)

Controdiva (Appuntamento con Clara Calamai)

Io Malaparto (Lettere a Curzio)

Ti ricordi della vita? (Dialogo impossibile fra Roberto Giovannini e Sibilla Aleramo)




lunedì 2 settembre 2024

Stagione teatrale alla Baracca, si inizia

Do qui conferma della prima parte della stagione teatrale alla Baracca, indicando i primi spettacoli. A breve spero di pubblicare anche il programma di dicembre, con la conclusione del ventennale dello spettacolo-narrazione della vicenda dei celestini di Prato.

Di volta in volta darò gli approfondimenti legati ai singoli spettacoli, tutti con inizio alle ore 21,15.

Ricordo che gli spettacoli possono subire modifiche di data, il teatro è autogestito.


Sabato 28 settembre 2024

PINOCCHIA

in collaborazione con l'associazione culturale tedesca SI-PO

 

 

Sabato 12 ottobre

GLI ETRUSCHI NON PARLANO, GLI ETRUSCHI NON ESISTONO

Rassegna di letteratura etrusca


 

Sabato 26 ottobre

INTERVISTA COL FANTASMA



Sabato 9 novembre

CARLA LONZI SONO IO!



Sabato 30 novembre 

LA TESSERA VERDE


A partire dal 15 ottobre, come già comunicato, partirà anche il laboratorio, quest'anno con un occhio puntato sul teatro di narrazione: si svolgerà ogni martedì dalle ore 21 alle 23.







Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.