lunedì 9 giugno 2025

I fèstival, o del conformismo

Ma quanti festival fioriscono qua e là per l'Italia, e tutti ben confezionati e attraenti. 

Fiori di serra, non di campo, come dev'essere.

Stesso formato da anni, e a volte realizzati dalle stesse agenzie di spettacolo. 

E in aggiunta con titoli similissimi, come Seminare idee (Prato), la Repubblica delle Idee (Bologna), Festival delle Idee (Mestre) a dimostrazione che di idee in realtà ce ne sono poche.

O, ancora: Festival della Mente, Festival di Filosofia, Festival della Bellezza, addirittura Festival della Lentezza: insomma, ogni città vuole il suo festival, il suo nome di richiamo.

Naturalmente ci sono i "Dialoghi pistoiesi", che rimanda a Platone come le Idee, la Mente, la Bellezza e tutto il resto che vuole apparire "filosofico".

Di solito idee, dialoghi e filosofia vanno in giro poveramente vestite, ma in queste rassegne la cosa sembra cambiata, i festival sono ben finanziati da vari sponsor importanti.  E i divi fioccano.

Ahinoi: niente passa più ininfluente, nulla è tanto inutile alla cultura di un territorio quanto un festival di tale fatta.

Ben diversi si presentavano i festival popolari di qualche anno fa, come Giugno con l'Arte a Iolo di Prato, o di Monticchiello di Pienza, che ancora resiste perché si è adeguato alla cultura massificata.

Le rassegne popolari nessuno le vuole, perché non possono essere usate dai politici per la loro vetrina, per ovviare al vuoto proprio delle idee e dei fatti della loro politica. 

I festival arrivano battendo la gran cassa con i grandi nomi, registrano i tanto cari "sold out" che dimostrano ai politici che sono dalla parte giusta!, e poi tutto sparisce e gli spettatori tornano a casa con la foto del divo della serata messa sui social. 

Anzi, i festival sono del tutto deleteri per la cultura locale (posto che si possa parlare ancora di cultura "locale"!) perché la annientano con i loro richiami, con la propaganda, con la mitizzazione più banale e massificata.

La gente ormai dà valore solo a quel richiamo, comprende solo quello standard, segue solo quella prospettiva uniformata di contenuti e forme. 

E' un format, perché di questo si tratta!, molto pericoloso, perché confina il pensiero in un campo, in una sezione ben definita, organizzata da chi può farlo, da chi è autorizzato dalla sua autorevolezza e finisce, se non per demonizzare come accadeva in passato, sì per ridicolizzare chi tenta di percorrere altre strade per idee e rappresentazioni.

Sono quasi una forma addolcita di terrorismo culturale, la forma democratica imposta dalla dittatura immaginifica ed economica del mondo. 

I festival sono la celebrazione del conformismo e dell'omologazione della cultura, un invito, anzi ormai quasi un obbligo occulto!, una fascinazione a seguire l'esempio dei più e dei più famosi. Che sono, è bene rammentarlo ancora una volta, al servizio dei più forti.

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