Segnalo un altro articolo relativo all'inchiesta sulla Sindaco di Prato, Ilaria Bugetti, che rischia misure cautelari.
Questa volta l'articolo è de Il dubbio, di proprietà del Consiglio Nazionale Forense, notoriamente giornale "garantista".
Intercettazioni a strascico: il telefono del “massone” fa tremare Prato
"Dopo l’arresto del colonnello Turini, ora è la sindaca Pd Ilaria Bugetti a rischiare misure cautelari. Al centro dell’inchiesta la rete di relazioni e interessi di Riccardo Matteini Bresci.
17 giugno, 2025
Il cellulare, come insegna ciò
che accaduto all’ex p presidente dell’Anm Luca Palamara, è una fonte
incredibile di informazioni e quindi di spunti investigativi. Al Csm, dopo più
di sei anni, ancora si discute infatti della correttezza o meno delle condotte
dei tanti magistrati che chattavano o chiamavano direttamente l’ex zar delle
nomine per ottenere un incarico o una nomina. Alla Procura di Prato non si
discute di nomine, ma di appalti ed il cellulare in questione è quello
dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, ex dirigente di Confindustria
Toscana.
Le chat e le telefonate di
Matteini Bresci dallo scorso anno hanno praticamente monopolizzato l’attività
investigativa degli inquirenti della città toscana, causando un terremoto prima
al Comando provinciale dell’Arma e adesso addirittura in Comune, con la sindaca
Ilaria Bugetti (Pd) a rischio arresto e dunque dimissioni.
Per capire come ciò sia possibile
è necessario fare un passo indietro e tornare alla scorsa estate quando il
comandante della compagnia carabinieri di Prato, il tenente colonnello Sergio
Turini, ufficiale molto stimato ed ex numero due del Cobar della Toscana,
l’allora sindacato unico dell’Arma, finisce in carcere con le accuse di
corruzione, peculato, omessa denuncia, accesso abusivo a banche dati, omissione
di atti d’ufficio.
L’inchiesta è condotta da Luca
Tescaroli, neo procuratore di Prato e titolare, quando era aggiunto a Firenze,
del fascicolo sulle stragi di mafia del 1993 dove sono indagati Silvio
Berlusconi (morto nel 2023), Marcello Dell’Utri e il generale Mario Mori.
Ad affiancare il procuratore ci
sono i pm Lorenzo Boscagli e Massimo Petrocchi. I magistrati ipotizzano una
sorta di “cupola” di facoltosi imprenditori pratesi intenti a spartirsi i
destini della città. Turini, in particolare, vi si sarebbe avvicinato per
«ottenere utilità attuali e future anche in vista del pensionamento e/ o la
sistemazione dei familiari». «È una cena di gruppo siamo in 20, si chiama
“special club 20”, persone tra gli imprenditori più importanti di Prato», dice
Turrini alla moglie in una intercettazione.
Con l’auspicio di entrare nelle
simpatie dei ricchi imprenditori pratesi e dunque di poter ottenere in futuro
qualche beneficio con cui arrotondare la pensione o una sistemazione per i
figli, Turrini si sarebbe allora attivato con la Questura per avere informazioni
sullo stato della procedura di rilascio di un permesso di soggiorno, di un
passaporto, o di una pratica al catasto.
Oppure, per trovare un tecnico
per delle riparazioni di cui aveva bisogno uno di questi imprenditori nella sua
ditta. Ma a parte qualche telefonata in Questura, il patto corruttivo avrebbe
trovato conferma nella richiesta di una raccomandazione.
Per evitare di essere trasferito
da Prato, Turini aveva chiesto a Matteini Bresci di chiedere al sottosegretario
agli Esteri Giorgio Silli un intervento sul Comando generale. «Stante la
complessità, sotto molteplici punti di vista, della provincia e della città di
Prato, dove sono io cresciuto, nonché la delicatezza del momento di transizione
ove si attende anche l’indicazione del nuovo prefetto, avrei la necessità
istituzionale di poter contare ancora, almeno per un anno, sulla presenza e
sulla collaborazione del colonnello Turini a Prato», aveva scritto Silli al
comandante generale dell’Arma Teo Luzi, senza però ottenere l’effetto sperato,
con conseguente avvio della pratica di trasferimento di Turini a Potenza.
L’ufficiale, per la cronaca,
scelse poi di patteggiare, evitando così il processo. Le “interlocuzioni' di
Matteini Bresci a distanza di un anno sono adesso tornate di attualità e, come
detto, rischiano di far finire prima del tempo la carriera politica di Bugetti,
dallo scorso anno sindaca di Prato per il “campo largo”. Scorrendo le chat e le
telefonate intercettate a Matteini Bresci, gli inquirenti sono convinti che
l’imprenditore abbia finanziato la campagna elettorale di Bugetti,
garantendogli i voti dei massoni pratesi alle elezioni.
In cambio l’imprenditore avrebbe ottenuto il suo interessamento per realizzare alcune infrastrutture che riguardavano le sue aziende. Durante la perquisizione a Matteini Bresci, gli inquirenti avevano trovato un grembiule ed un cappuccio, oltre a dei volumi dal titolo quanto mai eloquente: “Rituali e estrazioni per il fratello maestro” e “Breve vademecum sulla massoneria”. Da qui il soprannome di “massone” per Bugetti. Il gip Alessandro Moneti dovrà decidere giovedì prossimo se arrestarla o meno. Chi ha parlato con Matteini Bresci, verrebbe da dire, farebbe meglio a cercarsi un alibi.
Articolo di Giovanni M.Jacobazzi
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