martedì 30 giugno 2020

Il tele-lavoro è fascista

Il titolo potrebbe sembrare eccessivo.
Ma in quanto il tele-lavoro esclude la realtà e la sostituisce con una non libera e costretta, non verificabile e non umana, che ci viene propinata tramite piattaforme su cui noi non possiamo nulla, questo sistema è in effetti come fu il Fascismo o se vi piace, come tutte le dittature di ogni colore, dove conta solo quello che dice il capo, il padrone, il generalissimo. Un sistema che non può essere osteggiato, contrastato dai cittadini, che lavorano in solitudine - anche se sono collegati fra loro - ognuno nella propria stanza, monadi ma con finestre di vetro, dove non passa che l'immagine di una umanità sempre più impotente e malata. Soffocata.
Questo dittatore della macchina neo (o post?) capitalista impone la tele-reality e costringe, tramite la scusa della pandemia, professori maestri studenti e impiegati e tutti coloro che lo possono fare, a un tipo di lavoro disumanizzante, totalizzante, dittatoriale appunto.  Con il telelavoro muoiono anche i diritti dei lavoratori, e i diritti degli studenti e degli insegnanti; negli impiegati cresce l'alienazione, e cresce la schiavitù femminile.

Ho sperimentato anch'io le lezioni on line e posso dire che non ricordo nulla, non mi è rimasto nulla di quello che ho insegnato tramite il computer. E credo che possano dire altrettanto gli studenti, diventati sempre più sfumati e lontani, studenti al plexiglass, passivi e schiacciati, incapaci e impossibilitati non dico al dibattito, ma anche al dialogo.

Spero che qualcuno cominci a boicottare questo sistema di lavoro e studio,  in particolare nella scuola e nelle università, esattamente come qualcuno ha fatto durante il Fascismo o altre dittature nel mondo.

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