Dopo il lungo lockdown, frutto avvelenato della globalizzazione, è bello tornare a vedere, sentire, toccare. Il teatro ancora c’è! Avevamo paura di non ritrovarlo, ma ancora vive tra noi poveri umani trasmutati in robot. Il 18 giugno a La Baracca lo abbiamo finalmente ritrovato come il vaccino tanto cercato. Un vaccino caritatevole e solidale per gli spiriti affranti e depressi dalla forzosa privazione e dal subdolo morbo del ‘generalismo’ mediatico. Viva il teatro! E le Memorie di un teatro di campagna sono il primo stupendo affresco di questa nuova stagione. Un capolavoro miniaturizzato, ideato e messo in scena con ardore e lucido sentimento. Una piece a misura d’uomo, o meglio dei singoli individui partecipi dello spettacolo, perché niente di meglio può esservi per il ristoro dello spirito se non il rapporto intimo che s’instaura tra l’attore e il pubblico nel pathos fascinoso del luogo. La scena è protagonista silenziosa e viva del racconto. La Baracca che, pur ogni volta si racconta, qui si supera trasformando persino le memorie della sua giovane ed intensa storia in una dimensione di viva, vivissima attualità. La penna di Maila, genius loci e ammaliante seduttrice, ha superato la barriera del tempo, tanto è vibrante, intenso ed emozionante il racconto del piccolo teatro di campagna che persino la nostalgia delle origini, delle prime eroiche battaglie, diviene un caleidoscopio di valori. Mai come in questo caso la metafora del piccolo è il buono, del piccolo è il bello, del piccolo è l’antidoto alle convenzionali banalità, il naturale veicolo dell’emozione che ti rapisce.
Già il palco vuoto con le austere panche poste sopra ricchi tappeti persiani introduce ci fa penetrare in un’atmosfera dove il pubblico è l’ospite atteso, gli schienali come tanti ’poveri cristi’ appesi alle pareti ci raccontano la sofferenza del distanziamento sociale a lungo patito e che non dovrà più esserci nel nostro futuro per non sprofondare nell’oblio. Maila, profetessa e maga allo stesso tempo riesce così ad essere già presente in scena ancor prima di iniziare il racconto … poi sarà solo meraviglia, stupore, emozione e mirabile prosa poetica.
Giuseppe Centauro
(Testo e foto).
Prato, 21 giugno 2020
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