mercoledì 8 settembre 2021

Dello sterminio dei poeti (1)

Condivido un documentario recentemente caricato su Internet su Pasolini. Esso è significativo non solo perché documenta un poeta autentico e feroce, volutamente "sgradevole" come il suo cinema, ma di un modo diverso di fare televisione. Io non ce l'ho più da quasi dieci anni, ma ogni tanto dai miei vecchi mi capita di guardicchiare fugacemente qualcosa. E dopo pochi minuti, se dobbiamo parlare, invito mia madre a spengerla o ad abbassarne il volume, ché non la sopporto più. Invecchiando accade anche questo, la tolleranza nei confronti della prostituzione ipocrita e asfissiante diminuisce.

E' significativo anche quello che Pasolini dice sul cinema, sulla sua insignificanza e fugacità, e già presentiva quello che oggi è diventata quell' "arte", ossia il nulla divagante e passeggero. Strumento di propaganda peggio che ai tempi del Fascismo. E non bisogna mai dimenticare che Mussolini mandò negli Stati Uniti un figlio proprio per impararne meglio l'uso mistificatorio, di dominio.

E' evidente che qui Pasolini era già certo della sua morte, in qualche modo. E non parlo solo di quella fisica, ma quella metafisica, quella del poeta in una società consumistica e tecnocratica che si prepara a sterminarlo proprio nel momento in cui gli consegna la pellicola, e lo illude con uno strumento tecnico sottile ed effimero.
Questo temeva, l'inutilità del poeta.
E questa sua paura, che il lavoro del poeta vada in fumo, lui che si è consegnato all'illusione dell'eternità tecnica, è ciò che poi ha permesso agli assassini di compiere il suo massacro, che ben sapevano come fare rubando le pizze originali dell'ultimo film, "Salò e le 120 Giornate di Sodoma", e così architettare il facile tranello della loro restituzione.

La testimonianza degli ultimi poeti è straziante.



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