lunedì 7 marzo 2022

"Caro Pier Paolo" di Dacia Maraini: ma lei dov'è?


Dacia Maraini ha pubblicato il suo libro di ricordi su Pier Paolo Pasolini, Caro Pier Paolo (Neri Pozza, 2022: ma non era un titolo
 che lei o altri  aveva usato in altro articolo, del 1975  - cito a memoria - su Il Manifesto?).

Per chi conosce Pasolini il libro è inutile, perché la scrittrice racconta episodi anche narrati da altri o di cui lei stessa ha parlato altrove.

Per chi conosce Pasolini, il libro trasuda di retorica. Un esempio:

"Il ricordo della notizia della tua morte mi assale doloroso come allora. Da due giorni ero a Rimini per un convegno femminista. Te ne avevo parlato. Tu avevi storto la bocca....Eppure devo dirti, Piero Paolo, che quelle ammucchiate sono state importantissime, non solo per me, ma per tutte le donne del Paese". (p. 28).

La scrittrice appunta memorie soprattutto dei comuni viaggi in Africa, insieme a Moravia di cui a quel tempo era compagna, e ripercorre, oltre ai giusti dubbi sui responsabili del massacro del poeta (ma ben più duramente doveva scrivere!), la polemica sul femminismo e sull'aborto, quella sul '68 e i ragazzi di Valle Giulia, quella con il Potere e il potere dell'Anti-potere eccetera, facendo sfilare, tutti in sogno, i protagonisti della intellighenzia romana del tempo...

Davvero niente di nuovo. 

Di tutte le cose che lei rammenta, però, omette la stroncatura che Pasolini fece al suo libro, Donne mie (1974) e invece sarebbe stato essenziale in questo dialogo diretto, in questo tu per tu che s'agghinda di vero, conoscere la sua reazione, finalmente qualcosa di personale!, a un Pasolini amico sì, ma pubblicamente crudele. Come lei stessa afferma. Che infligge ferite. Crudele?

Della forma in cui Maraini ha scritto, Caro Pier Paolo, ossia di lettera, anzi di varie lettere,  è doveroso annotare che Carla Lonzi l'ha di molti anni preceduta nel suo Taci, anzi parla, e proprio scrivendo lettere a Pasolini (p.918, p.942, 1149,1164, ediz. del 1978); e anche nella modalità "sogno Pier Paolo" è arrivata prima Lonzi, che proprio in Taci anzi parla scrive di aver sognato Pasolini (p. 926, ma forse anche altrove, devo controllare bene), ma con ben altra crudezza e forza. E tutto il libro di Lonzi è intercalato da sogni, e veri e feroci, e questa alternanza -diario di vita e sogni - è proprio un modo letterario inventato da lei.

Nel libro di Dacia il poeta apparirebbe di notte quasi come fantasma, ma tutto sembra più topos letterario, e suona costruito rispetto a Lonzi.

Detestabile poi, davvero fuori luogo, che rende il libro così leziosamente 'contemporaneo', è la presa di posizione di Maraini pro vaccino, quando ricorda i suoi viaggi africani: 

-"Nessuno aveva mai protestato per le vaccinazioni richieste per i viaggi in Africa" (p 121).

Caro Pier Paolo non emoziona perché si perde nel conformismo del ricordo, di maniera - pur nella forma epistolare -  senza "nessun contributo franco, intelligente convincente",  sorretto solo dalla  scrittura chiara, che direi proprio 'fiorentina':  come quella a cui  Lonzi ci ha dannatamente - dico alle femministe - abituate e costrette (Il 'personale è politico' non l'ha inventato la Lonzi?).

Ma di Dacia, che sembra sempre temere di parlare apertis verbis, di sbilanciarsi sul sé, di dire cose fuori posto o 'non giuste' o di scandalizzare!, viene da chiedere, proprio come di lei si domandò Carla nel libro citato (p. 932):

- Ma lei chi è, dov'è?


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