martedì 26 luglio 2022

Da Lettere a Malaparte: La Pelle


Caro Malaparte,

sto rileggendo, con fatica, La Pelle.

La tua prosa debordante, tu sempre protagonista, lo stupefacente farcito affresco di Napoli (ti dovrebbero fare un monumento per come hai dipinto, come nessuno, i napoletani), il ritratto ironico e ostile degli americani e della gioventù di sinistra di allora, tutto tutto mi fa fermare nella lettura ogni poche pagine per  riprendere fiato. 

E tutto sa di malattia, in te. Di marcio. A proposito: mi chiedo se il titolo del film Pasolini, Mamma Roma, del 62 non sia un calco del tuo Mamma Marcia, che è del 1959, pubblicato postumo...

E ti ho pensato, in questi giorni, che sono stata malata.

Non di COVID19, di questo virus-peste che tu non hai conosciuto, ma che avresti certamente in qualche modo amato e descritto. Come avresti fatto con l'AIDS.

No, la mia è stata una malattia da stress.

Dopo due anni di pandemia, con impedimenti e clausure,  crudeltà e barbarie di ogni tipo che abbiamo subito, quando la vita è ripresa un po' normale mi sono cadute addosso altre tegole, tutte mie. Genitori anziani, per esempio, da accudire.  Nei giorni passati poi la mamma, a causa di un terribile herpes zoster oticus che l'ha colpita, ha perso l'equilibrio e si è rotta il femore.

Ed è rimasta una giornata intera parcheggiata al pronto soccorso dell'ospedale di Prato. Lì, su una barella.

Solo a notte l'hanno portata in reparto e poi, dopo due giorni,  operata: l'operazione è andata bene, anche perché mamma, nonostante l'età, non soffre di osteoporosi.

A nemmeno una settimana dall'intervento l'hanno rimandata a casa. Di già?

L'ortopedico mi ha risposto che in realtà l'hanno tenuta un giorno in più del previsto, e solo perché è stata una vera paziente l'hanno voluta premiare con cura più estesa: non ha mai chiamato l'infermiera, non si è mai lamentata, ha fatto tutto quello che le hanno chiesto, ha preso quello che doveva. Tutti gli infermieri che l'hanno trattata si sono complimentati con me. Sul serio.

Ma lei non s'è comportata così a sommo studio, no, per ingraziarsi chissà chi! Non è proprio il tipo.

Per lei è stato naturale rimanere ore e ore in silenzio, senza cellulare, senza palmare, senza televisione, sola con sé stessa, senza mostrarsi al mondo, perché così ha visto fare ai suoi antenati davanti alla malattia e alla morte.

E' rimasta con sé stessa come solo la gente di una volta era capace. Un misto di rassegnazione, fatalità, fiducia, fede. O una forma di lotta.

Poi, una volta tornata a casa, mi sono dovuta occupare della sua assistenza e della trafila per la fisioterapia, che è allucianante, voglio dire quella pubblica.

Mentre accadeva questo e  avevo gli spettacoli da fare ed ero reduce di una pesante tournée all'estero e di altri problemi, te l'ho detto faccio teatro, ecco che è accaduto e sono crollata.

Da alcuni giorni sentivo di non star bene, ma tenevo. Poi qualche notte fa mi è venuta la febbre altissima.

Verso le 4 del mattino mi sono svegliata in un lago di sudore, ma come se fosse posto su un vulcano in fiamme. Ho preso il termometro a pistola che avevo sul comodino e ho sentito il suono di allarme ripetuto per ben quattro volte, che mi urlava: hai la febbre a 40!

Per uno strano  caso - ma forse anche no - ero sola a casa.

Ho pensato di chiamare l'autombulanza, e di consegnarmi all'ospedale. Per un attimo, confusa e stordita, ho provato paura.

Morirò?

Mi sono ricordata che la porta di casa era chiusa con la serratura blindata, chi avrebbe potuto aprirla da fuori? Dovevo scendere io ad aprire, e io non ero in grado. Non ero in grado! Non mi tenevo in piedi ed ero travolta,  oltre che dalle fiamme, da bridivi ghiacci, spilli!, e vagellavo.

Ho preso il telefono in mano, ma l'ho subito riposto. Ho adocchiato l'orologio, erano le quattro e dieci del mattino. Ho aperto il cassetto del comodino, ho afferrato tremando due pasticche di paracetamolo, l'ho ingollate e ho bevuto acqua dalla boccia che tenevo ai miei piedi,  ho bevuto ho bevuto ho bevuto. Un litro intero.

Mi sono distesa di nuovo sul mio letto lago. Ancora tremavo e avvampavo.

Ho ripercorso le ore di silenzio di mia madre, a quando l'ho vista distesa dolorante sul lettino del pronto soccorso, e di tutti quelli che in quel giorno che vi sono entrata come un pirata, ho scoperto solitari e doloranti come lei sulle barelle.

Ore e ore passate da soli. Affidati a chi?

Ho detto no, non chiamo nessuno. Non entro nel girone infernale dell'ospedale. Meglio da sola a casa mia.

Ho sospettato di aver preso il virus maledetto, il Covid19, ne ero quasi certa, ci hanno così condizionati!

E allora ho provato terrore, terrore di finire nel sistema sanitario carcerario.

Già pensavo alle vie di fuga.

Ma il giorno dopo con il tampone ho verificato che nemmeno questa volta mi ero ammalata di quel virus, e la dottoressa per telefono mi ha confermato che le sembrava proprio la tipica febbre da stress: alta forte quasi impossibile da sopportare, ma che va via presto.

E così è stato.

Ho così vissuto la notte più solitaria e allucinante e dolorosa della mia vita, ma mi sono salvata imitando i vecchi, senza volerlo: restare immobili e non chiamar nessuno, solo accompagnarmi di quel silenzio e dei pochi gesti asciutti, Malaparte devo dire toscani? che hanno riempito le nostre vite. 

Ce l'ho fatta. La pelle è salva.


(Da Lettere a Malaparte).

giovedì 21 luglio 2022

In morte di Luca Serianni

Ho studiato a lungo con il linguista-filosofo Luca Serianni, a Roma. 

La sua morte, improvvisa e crudele, falciato da una automobile-proiettile mentre attraversava le strisce a Ostia, mi ricorda il tempo ingiusto e violento che vivo. 

Oltre a essere sapiente, Serianni era un uomo gentile e ironico.

Tutti a Lettere volevano laurearsi con lui in Storia della Lingua Italiana. E per discutere la tesi il professore imponeva solo un obbligo: scrivere l'accento grafico su sé stesso, a cui non derogava...

Perché non glielo dicemmo, che eravamo innamorati pazzi di lui?  Gli avrebbe fatto piacere, avrebbe sorriso lievemente, come sapeva fare, professore e bambino.

Da vero filosofo non si sarebbe scandalizzato. Non ci avrebbe giudicato, perché era chiaro a tutti che noi eravamo il suo unico amore! 

Dopo la dichiarazione, anche per spengere qualche viso acceso di rossore nascosto fra gli appunti,  Luca avrebbe agganciato qualche nostra parola balbettata nell'impaccio, e con questa, attraversandola, avrebbe continuato la sua magnifica lezione sulla storia dell'italiano.

Perché manchiamo di dire le cose importanti della vita? 



lunedì 18 luglio 2022

La Nazione pubblica la lettera sul sacco degli Etruschi di Prato

La Nazione di oggi pubblica (grazie!) in grande evidenza la lettera a Malaparte sull'ignobile sacco degli Etruschi di Gonfienti, i cui reperti sono stati allestiti in un lezioso museo di Campi Bisenzio, lontano dalla zona archeologica, privandone la città di Prato.

Le ferite per la città sono due (molto di più di una beffa come titola il giornale): una  concreta, causata dall'essere privata di un antiquarium - che è molto più vivo di un museo a dispetto del suo nome! il quale avrebbe certamente dato forza all'area archeologica e da questa ne sarebbe stato arricchito di nuovi reperti -, impedendo così la nascita di un parco archeologico (anche su Campi Bisenzio!), che il potere economico politico regionale non vuole a ridosso dell'interporto di Prato e a due passi dall'espansione aeroportuale fiorentina; e c'è poi una ferita simbolica, estesa e profonda, conseguente della prima: perché, oltre a impedire ricchezza concreta, possibilità culturali ed economiche, quello che più brucia è negare la creazione, o nel caso di Prato, la rifondazione del senso collettivo mitico, la possibilità non solo di riscriverne, ma riviverne la Storia cittadina.

Un fatto gravissimo e colpevole. E chi accusa di campanilismo o ne minimizza la gravità (ci sono cose ben più gravi?) è doppiamente colpevole o ipocrita.

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Della lettera pubblicata su La Nazione metto una composizione dell'articolo complessivo; e poi altre due foto di come si presenta la pubblicazione sul giornale,  in prima e seconda pagina della cronaca di Prato,  che tra l'altro dedica molto spazio allo scrittore pratese,  ché domani se ne celebra il 65o della morte.

A Malaparte ho scritto 10 lettere di vario argomento che presenterò alla Baracca nel prossimo autunno.







https://www.lanazione.it/prato/cronaca/caro-curzio-ti-racconto-la-beffa-degli-etruschi-1.7894434

giovedì 14 luglio 2022

Da "Lettere a Malaparte" - Sul sacco di Gonfienti (gli Etruschi di Prato)


Caro Malaparte, 

mi sveglio stamani di buon mattino per scriverti, perché presto, domani,  mostrano i reperti etruschi di Prato a...Campi!

Inaugurano il Museo di Gonfienti di Prato a Campi Bisenzio!

Tu sai, te l'ho spiegato, da quella parte a est,  diciamo ai piedi del Cementificio di Marchino fra la Macine e la Querce, hanno trovato una città etrusca... E questo ha riscritto la storia della città, e non solo.

Io so che tu gongoli, che lo sapevi, lo so. Che quello che tu sospettavi, è stato dimostrato.

Ma i nostri amministratori, no, tutto avrebbero voluto fuorché questo.

Loro, finti candidi, ti dicono che il museo a Campi Bisenzio con i reperti della città etrusca di Gonfienti non è cosa da prenderla a male, che non bisogna farne una questione di campanile, ma io so che da questo punto di vista posso parlare con te senza essere fraintesa.

Ora io a Prato non ci sono nemmeno nata, io son nata a piedi di Tizzana (altro luogo etruschissimo), e il babbo è di Firenze e la mamma è di Pistoia. Ma come te che avevi il babbo tedesco e la mamma milanese, posso dire di essere ben pratese. O comunque di tenerci alle cose di Prato.

Perché, io per Prato un po' ci sento. E mi dispiace, via.

Perché ascolta, da quando hanno scoperto il sito archeologico scavando per fare l'Interporto nella zona di Gonfienti - che però non serve come interporto delle merci - questa zona archeologica se la sentono addosso come un ballino di cemento sul groppone!

Gli pesa!

Pensa tu: altri politici e amministratori avrebbero festeggiato, e invece loro non la vogliono proprio, non l'hanno mai voluta, perché devono rendere per sempre questa città contemporanea e sradicarne il passato, e perfino certe opere meravigliose del Rinascimento che sono in città...se non ci fossero, sarebbe meglio!

A Prato vorrebbero legare la cultura solo alla fabbrica, o comunque agli interessi del momento - in questo si traduce la loro passione artistica contemporanea - impostare insomma solo la "cultura del cencio" o similari che sforna l'attualità, l'unica che permette di continuare a costruire megacapannoni senza sentirsi in colpa per aver sommerso, e continuare a farlo, il bel prato e tutta la Piana di cemento.

E pensa, tanto non gliene importa nulla, che una responsabile della Soprintendenza era addirittura arrivata a concepire copertura dell'area archeologica di Prato,  sì sì, sotterrarla! (come hanno fatto per il decumano e sopra ci passano i TIR), perché costa troppo tenerla pulita. Diserbarla.

E pure il museo etrusco era previsto lì accanto, a Villa Niccolini, c'era il progetto per un antiquarium proprio a Gonfienti, e questo avrebbe significato aumentarne le possibilità di apertura, nuovi scavi, visite, e ricchezza per la città e possibilità per il futuro.

Ci sono interessi forti, e non solo l'Interporto di Prato, e non solo l'ampiamento dell'aeroporto di Firenze Peretola. Vogliono ancora costruire e costruire, e proprio davanti dell'attuale ingresso dell'area archeologica.

Al Museo Etrusco di Campi - che loro colpevolmente hanno chiamato di Gonfienti  pensando di metterci sulla questione una pietra tombale, ma per noi non lo sarà mai! - dove saranno esposti i reperti etruschi trovati a Prato, alla fine andranno a visitarlo solo quattro gatti proprio perché è decontestualizzato e, seppure in linea d'area vicino, di fatto ben lontano.  A piedi, pista ciclopedonabile sul Bisenzio, ci vogliono 40 minuti. Con la macchina...buona fortuna! 

E ribadisco, l'hanno fatto apposta, per sminuire l'importanza della scoperta archeologica di Prato, per cui hanno stabilito solo un destino, e soprattutto con l'obbiettivo di deviarne l'attenzione...Visto che grazie all'insistenza di alcuni cittadini, il sito non l'hanno potuto del tutto far passare nel dimenticatoio!

E se si scavasse ancora, chissà cosa si troverebbe.

Noi avremmo voluto, e questa sì sarebbe stata una rivoluzione culturale! -  la creazione di un Parco Archeologico, includendo anche la zona della Calvana, questa montagna di Prato che anche lei aspetta di essere ri-conosciuta, piena di ignorate ricchezze del passato e di bellezze naturali!

Sai, non è come a Pistoia che la montagna entra in città e la caratterizza e quindi ne parla; qui è la città che è entrata nella montagna e l'ha modificata: la Valbisenzio che cos'è se non una continuazione di Prato e delle sue fabbriche? A Prato la montagna è annullata.

Ma dimmi, quanti saccheggi ha subito questa città stesa sul Bisenzio prima e dopo dal grande che ebbe nel 1512 a opera degli spagnoli per ordine del Papato e dei Medici (allora la stessa cosa)? Ora anche questo di Gonfienti, il Sacco di Gonfienti!

Tu sai tutto, lo so.

E so anche che non puoi fare molto.

Una cosa sì, però la puoi fare, da lassù dove stai sepolto: buttare finalmente un bello sputazzo sulla testa di questi nostri piccoli amministratori. Ma grosso, eh, buttaglielo grosso.


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Da LETTERE A MALAPARTE © di Maila Ermini 

Tutte le lettere saranno presentate il prossimo autunno al Teatro La Baracca.


mercoledì 13 luglio 2022

Amico, la bomba la tieni in mano tu!

Con l'avvento del palmare e il collegamento perenne, oltre a essere rintracciabili,  a pagare in continuazione, a duplicare il mondo in continuazione, siamo costretti a subire annunci terrorizzanti su cui siamo aggiornati minuto per minuto.

Mi viene una domanda: si tratta di una nuova, e facile e pulita con transizione ecologica, "strategia della tensione"?

Eh, sì, amico, sembra proprio che la bomba la tieni in mano tu!

Dopo quasi due anni di continuo martellamento degli effetti causati dal virus Covid 19 e la lista dei morti giornaliera, ecco che è arrivata la guerra russo-ucraina.

Non vi dirò certo da che parte sto!

In questi giorni impazza poi il "terrore meteo": a luglio fa caldo, ma è lo stesso, ci spaventano con comunicati di disastri epocali, di effetti serra e di siccità - io il fiume PO l'ho visto due giorni fa e non era affatto in secca! -  e tutti gli anziani sono in ansia e già si tappano in casa, e si lamentano!, e prima che questo caldo africano arrivi veramente.

Perché l'Africa ci fa sempre così paura?

E con questi annunci dirigono anche il traffico e gli introiti delle vacanze.

Tentano poi di ammorbarci già con future restrizioni per il ritorno estivo del Covid 19 - una semplice influenza a cui non crede quasi più nessuno, a parte chi ci deve credere per contratto! - e con disastri al governo, cadute di Draghi e altri accadimenti...

Comunque il mio consiglio è di preparare già le liste per le prossime elezioni. O tenterete di rimanderle per il Covid?

Per stare tranquilli l'unico modo sarebbe non essere collegati continuamente con il palmare (ma collegati a cosa, poi?) e questa eventualità potrebbe costituire una seria proposta-vacanze per una seria agenzia di viaggi, Io la annucerei così: per ripulire la mente dall'immondizia e ritrovare te stesso, stacca la spina!

Il problema è: quanti vogliono ritrovare sé stessi? C'è chi non si è mai trovato!  E poi se non c'è immondizia, cosa c'è nella mente? 

E  ancora, spavento assoluto!, non costa nulla! Siamo disposti a fare una vacanza senza spendere nulla?

Temo, come è accaduto molte volte nella Storia, che siamo noi, vestiti da finti principi e principesse, ad andarci ad infilare in certe brutte favole.

Insomma, alla fine il sillogismo a me torna così: la società tecnologica è il nuovo Terrore.

lunedì 11 luglio 2022

Il Museo di Gonfienti è nel posto sbagliato

Questa apertura del Museo di Gonfienti alla Rocca di Campi Bisenzio - 40 minuti a piedi per arrivarci dagli scavi che si trovano nella Prato contemporanea ohibò! - significa solo che il voto dei cittadini non conta niente, che ne fanno quello che vogliono; non contano le loro firme, ben 1651 per il museo etrusco a Prato; non conta il bene comune; contano solo i poteri forti che non hanno voluto l'antiquarium vicino agli scavi di Gonfienti per il rischio di veder davvero nascere un parco archeologico invece di un parco di cemento interporto tralicci ripetitori TIR, che già c'è. Devono solo completare l'opera.

IL MUSEO DI GONFIENTI E' NEL POSTO SBAGLIATO.




Foto della Toscanina alla Gualchiera di Prato e Gatta al Lardo a S.Maria Maggiore in Val Vigezzo










        (Qui con Gianfelice D'Accolti e il Maestro Roberto Bassa davanti al Museo dello                       Spazzacamino di Santa Maria Maggiore. Foto scattate da Irene, una fata del posto).

 


E il viaggio con il teatro popolare continua...sull'Appennino!

venerdì 8 luglio 2022

La Toscanina, replica alla Gualchiera

 


Stasera alla Gualchiera di Coiano a Prato, via della Gualchiera 33, ore 21,30, replico LA TOSCANINA. Storie e geografie, curiosità e personaggi, aneddoti e leggende della Toscana. Ingresso libero.

Le gualchiere erano i luoghi dove si follava il tessuto; i romani le chiamavano fullonicaedove oltre ad infeltrire e rifinire il tessuto si lavavano anche i panni, come si può vedere negli scavi archeologici di Pompei.

Ecco a cosa serve l'archeologia.


                                    

La scienza che mi piace: Pier Luigi Ighina


Pier Luigi Ighina (1908-2004), seguace della filomazia, detto anche l'uomo della pioggia o del terremoto. MERAVIGLIOSO.

mercoledì 6 luglio 2022

Prato è privata del suo patrimonio archeologico

Pubblico un articolo de La Nazione che informa delle manifestazioni organizzate dal Comune sulla  Gonfienti Etrusca, e un commento del Prof Centauro.

E' davvero il gioco delle 3 carte, come titola il suo intervento: presto apriranno il Museo a Campi e gli originali dei bronzetti trovati a Gonfienti -che il Comune di Prato dona in copia alla Soprintendenza come informa l'articolo - , andranno là: e nessun antiquarium sarà a Villa Niccolini. Spostano così l'attenzione sugli scavi, proprio nel momento in cui sembrano puntarla.

Non ci lasciamo abbagliare dagli articoloni. Tra qualche giorno leggeremo anche quelli sull'apertura del Museo a Campi Bisenzio, vedrete.

Di fatto Prato è privata del suo patrimonio archeologico, e proprio queste donazioni mediatiche e tecnologiche (in 3D!) significano solo che tutto torna, anzi è già là, nell'area metropolitana fiorentina.

Noi intanto andiamo avanti, come facciamo da 20 anni, disprezzati e resi ridicoli perché chiediamo la creazione di un parco archeologico a Prato, e non toppe estive.

Loro suonano le loro trombe e noi suoneremo le nostre campane: presto vi diremo la data dell'8a Camminata per Gonfienti.


Il gioco delle tre carte

Siamo veramente felici di leggere che Gonfienti è tornato nelle attenzioni del Comune di Prato, con l'Assessore alla cultura che che renderà omaggio alla Soprintendenza, donando con due calchi in 3D dei bronzetti etruschi rinvenuti nei pressi di Gonfienti. Questi pezzi andranno così ad arricchire lo spazio espositivo allestito dalla Soprintendenza alla Torre di Gonfienti., Peccato che gli originali dovremo andarli a vedere altrove e, soprattutto, perchè il museo di Gonfienti sarà distante dall'area archeologica andando a prendere vita in un'area più ospitale, alla Rocca di Campi nell'Area Metropolitana di Firenze e non già a Prato. Per rendere l'occasione di questa donazione ancor più manifesta pubblicamente e tacitare gli scettici che da vent'anni attendono l'apertura dell'area archeologica e la creazione dell'antiquarium in prossimità di questa (come richiederebbe una moderna museologia), la festa continuerà con una visita notturna agli scavi accompagnata da uno spettacolo musicale e un recitativo teatrale ispirato al mondo etrusco evaporato nel tempo.
La felicità dell'evento è oscurata dal boccone amaro da ingoiare che ancora una volta si cela dietro tutto questo, come già è successo nel recente passato. Per noi non è una questione di campanile, tutt'altro, piuttosto una questione di rispetto dell'dentità di un luogo che rappresenta le origini antiche della città di Prato che non sappiamo né vedere né cogliere come sarebbe stato opportuno fare. Per noi rimane  forte la sensazione che si tratti di nuovo di un beffardo gioco delle tre carte.
gac


domenica 3 luglio 2022

Confessioni di una ortolana (Son cavoli miei), debutto al Pereto


Questo racconto comico, che ho presentato ieri al Pereto della Baracca è, oltre a una piccola celebrazione della vita e del cibo semplice, della sapienza antica che non vogliamo perdere, una storia contro la maldicenza.

E' sull'invidia per la felicità degli altri. Anche quella fatta di piccole cose, e di fatica, di perseveranza.

E, anche, sui rapporti codificati che perpetuiamo, ché non li accettiamo diversamente dagli schemi sociali, per gelosia paura smarrimento, se si manifestano diversamente da come li abbiamo ereditato.

Condividendo la stessa passione per l'orto, Violina, la maestra del paese, diventa amica del suocero Ugo, a tal punto che i due sono sospettati - del tutto ingiustamente - di essere amanti.

Per la gente tra i due c'è più che una amicizia, non c'è modo di stare insieme 'così' fra nuora e suocero, con questa intesa, senza nascondere un interesse sessuale. Che ci deve essere per forza. (E' un racconto contro il meccanicismo psicologico di Freud?).

I vicini mettono in atto un vero e proprio meccanismo di sottile persecuzione contro i due, e arrivano a denunciarli, inutilmente.

Per questa sua passione insolita,  Violina, che diventa anche una storica delle verdure e 'potina', è spregiata a scuola, e dai ragazzi è chiamata "maestra ortolana"...


Mi sembra che il pubblico si sia parecchio divertito. Ed è bello pensare che in questi piccoli incontri qualcuno possa trovare spunti per un suo personale cambiamento, o conferme.

Ho presentato il racconto semplicemente, come un racconto sull'aia, senza quasi alcuna sovrastruttura teatrale, solo aiutandomi con un piccolo microfono portatile.

Poi abbiamo condiviso una merenda-cena (ben più che un aperitivo come annunciato: pasta con le zucchine, bruschetta al pomodoro, finocchiona e salame, acqua e vino) e abbiamo chiacchieratocol pubblico, e gli spettatori tra sé.

Per noi, mi ha aiutato Gianfelice, è stato faticoso, ma di soddisfazione.

L'orto-pereto è molto piccolo ma grazioso, e nonostante il caldo, già nel tardo pomeriggio, vi si può stare gradevolmente




COMMENTI

È stato un pomeriggio piacevolissimo, come sempre del resto quando vengo a vedere i vostri spettacoli. La storia di Violina mi ha portato subito a mente le vicende dei "Malavoglia" di Verga, voci popolane che trovano spazio in un geniale vortice di scrittura. Lì era metà '800, pensare che questi temi sono sempre così attuali... grazie ancora! (Serena S.)

Bella la storia raccontata dalla Violina e poi gradevole chiacchierata con del buon cibo nel piatto, questo sì che si chiama teatro! (Patrizia).

Molto divertente e istruttiva, originale. Per una vita diversa e senza paura. /Gianfranco

venerdì 1 luglio 2022

Son cavoli miei



Sabato 2 luglio 2022, ore 18,30, ci possiamo vedere al Pereto della Baracca, 

presento per la prima volta

Son cavoli miei   Confessioni di una ortolana.

Seguirà un aperitivo rustico e casalingo.

Prenotazione obbligatoria. 




Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.