La Nazione di oggi pubblica (grazie!) in grande evidenza la lettera a Malaparte sull'ignobile sacco degli Etruschi di Gonfienti, i cui reperti sono stati allestiti in un lezioso museo di Campi Bisenzio, lontano dalla zona archeologica, privandone la città di Prato.
Le ferite per la città sono due (molto di più di una beffa come titola il giornale): una concreta, causata dall'essere privata di un antiquarium - che è molto più vivo di un museo a dispetto del suo nome! il quale avrebbe certamente dato forza all'area archeologica e da questa ne sarebbe stato arricchito di nuovi reperti -, impedendo così la nascita di un parco archeologico (anche su Campi Bisenzio!), che il potere economico politico regionale non vuole a ridosso dell'interporto di Prato e a due passi dall'espansione aeroportuale fiorentina; e c'è poi una ferita simbolica, estesa e profonda, conseguente della prima: perché, oltre a impedire ricchezza concreta, possibilità culturali ed economiche, quello che più brucia è negare la creazione, o nel caso di Prato, la rifondazione del senso collettivo mitico, la possibilità non solo di riscriverne, ma riviverne la Storia cittadina.
Un fatto gravissimo e colpevole. E chi accusa di campanilismo o ne minimizza la gravità (ci sono cose ben più gravi?) è doppiamente colpevole o ipocrita.
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Della lettera pubblicata su La Nazione metto una composizione dell'articolo complessivo; e poi altre due foto di come si presenta la pubblicazione sul giornale, in prima e seconda pagina della cronaca di Prato, che tra l'altro dedica molto spazio allo scrittore pratese, ché domani se ne celebra il 65o della morte.
A Malaparte ho scritto 10 lettere di vario argomento che presenterò alla Baracca nel prossimo autunno.
https://www.lanazione.it/prato/cronaca/caro-curzio-ti-racconto-la-beffa-degli-etruschi-1.7894434
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