La forma è quella di un radiodramma a vista.
Su Carla Lonzi persiste il tabu e, nei miei confronti, riprovazione.
Primo perché lei stessa ha contribuito a creare il tabu con la volontà nichilistica verso ogni forma spettacolo del sé nella società, con l'eccezione però proprio del teatro che, come sa chi l'ha un po' letta, diventa al contrario un possibile mezzo per ricerca dell'autenticità.
Infatti, come penso io, il teatro è inattuale, povero, fuori dai grandi numeri e dalle grandi comunicazioni, ed è questa la sua forza. In particolare il teatro La Baracca, che è un teatro autogestito e indipendente. Come lei pensava che avrebbe organizzato il suo di teatro. Anche per questo mi sento totalmente "autorizzata alla profanazione". Anzi, non lo è affatto.
Secondo perché per Carla Lonzi il femminismo non è tanto emancipazione sociale e politica, ma appunto ricerca di autenticità. Il femminismo, dice Lonzi, è un mezzo non un fine.
Persiste nei suoi confronti cattiva coscienza, disagio per aver inteso il femminismo in modo diverso da come poi è stato "assunto" . E come è oggi volgarmente spacciato.
Terzo perché, nonostante Lonzi sia stata marginalizzata, sembra che solo la casta delle detentrici del verbo ne possano parlare. Chi non fa parte del "gruppo", insomma, taccia.
Ma proprio no.
C'è in questo atteggiamento una violenza come iconoclasta che certo non mi intimorisce. Né, come vorrebbe qualcuno, mi renderà fantasma.
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Sabato 9 novembre ore 21,15, Teatro La Baracca (Prato, via Virginia Frosini, 8). Per la prenotazione, obbligatoria, scrivere a teatrolabaracca@gmail.com.
Nella foto sopra, Carla Lonzi con Pietro Consagra e la sorella Marta Lonzi
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