Fra l'Umbria e la Toscana hanno ritrovato altre tombe etrusche. Leggendo uno degli articoli che ne danno notizia, che copio sotto, è nata un'altra riflessione che riguarda questo popolo su cui sto seduta.
Come ho avuto modo di dire e spiegare, il mito degli Etruschi è infinito. Essi, diciamolo romanzescamente, furono cancellati dai Romani che avevano nutrito, ma pur non restando nulla della loro scrittura, lasciarono sulle tombe le loro effigi, i loro ritratti, la loro essenza. L'immagine. Essi sono uno dei pochissimi popoli del passato che ci guarda, collettivamente perché senza nome, senza lettere o pochissime. E pure ci osserva il singolo, perché di ciascuno di loro c'è l'effigie, e noi lo guardiamo, senza sapere chi furono questi opulenti e senz'altro poco garbati, questi ricchi e crudeli, queste signore agghindatissime e letterate. Sensualissime, come sono tutte le letterate. Questi panciuti che pure scandalizzavano i greci non solo per la libertà di cui godevano le donne - di quante abbiamo il ritratto! -, ma anche per come trattavano "umanamente" (sic!) gli schiavi....
Per questo modificherò il titolo del mio racconto teatrale - che riproporrò molto presto perché proprio in questi giorni ho fatto altre scoperte e riflessioni sul loro mito e che qui solo accenno- così: Gli Etruschi non parlano, gli Etruschi non esistono (ma non finiscono mai).
Sono uno dei popoli che, pur diversamente dai greci, ha inventato l'eternità. Tant'è che il profumo che hanno ritrovato in un sarcofago - come si legge in un articolo di oggi su Il Corriere - emana ancora la sua essenza.
Profumieri, a voi!
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