venerdì 12 marzo 2021

E' morto Roberto Meoni, grande dottore e grande uomo

E' morto Roberto Meoni, nostro medico, anche dopo che era andato in pensione, e amico da sempre! L'ho incontrato pochi giorni fa, l'ultimo sabato sera di questo febbraio eravamo insieme, con la moglie Lidia e Gianfelice nel suo vecchio studio, stava male lo sapevamo, ma era sempre lui, provato, ma sempre lui.

L'ho visto per l'ultima volta attraversare la strada in Viale della Repubblica accompagnato da Gianfelice che l'aiutava a portare le pizze; aveva la bacchetta, ma il suo azzurro sguardo birichino, di bambino e artista, era quello di sempre.

La sua morte è una perdita infinita, se si pensa alla medicina di oggi dal punto di vista umano! Ma è anche una perdita anche dal punto di vista medico: aveva trascorso molti anni al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Prato e sapeva tutto della medicina. Tutto.

Quando l'ho conosciuto avevo 9 anni, a casa della nonna paterna, era un giovanissimo dottore sostituto, ma già bravo e apprezzato. Da allora è sempre stato il mio, il nostro medico e un amico vero, e anche quando vivevo fuori Prato era sempre il mio medico di riferimento, lo chiamavo anche dalla Francia, dalla Spagna, da Roma, ovunque fossi. Era sapiente e delicato anche per problemi ginecologici, e nell'urgenza ho avuto modo di sperimentarlo. Mi ricordo quando mi rifiutai di farmi operare per una infiammazione alla ghiandola del Bartolini, firmai e me ne andai dall'ospedale. Allora telefonai a Roberto per trovare conforto, e lui mi disse che avevo fatto bene, e poi mi spiegò come comportarmi per risolvere il problema, e in modo naturale. Guarii in tre giorni!

Ho infiniti ricordi di lui: abbiamo chiacchierato tanto insieme, anche quando andava dai miei, era il dottore di tutta la famiglia, e lo è sempre stato anche quando non visitava più, e abbiamo parlato anche di politica quando nelle ultime amministrative si era candidato; oh, lui raccontava un sacco di cose, era un libro aperto, un estroverso, a volte ci sembravano esagerate le storie che narrava, ma a me è sempre stata evidente la sua anima artistica e creativa, umana, e comunque la grande capacità comunicativa metteva ancor più in evidenza la sua sapienza professionale. Non perdeva mai di vista chi era e quello che faceva.

Mi seguiva anche nel mio lavoro, mi chiedeva del teatro, mi dava i ritagli dei giornali che riguardavano quello che facevo, che facevamo...

A me non ha mai sbagliato una diagnosi, e non lo dico ora che è morto, e quando era necessario e anche prima, consigliava lo specialista.

In particolare io gli devo l'aver conosciuto, in tempi non sospetti di medicina alternativa, nel 1971!, l'omeopata Mattoli di Calenzano (era visto come uno stregone, babbo diceva che l'omeopatia non era una medicina e litigò con mamma, ma lei mi ci portò lo stesso di nascosto confortata proprio da Roberto, e solo quando si videro gli effetti positivi lei, anticipatrice su tutto, rivelò al babbo di non avergli obbedito, e meno male!); e dopo che Mattoli scomparve prematuramente, Roberto ci indicò il fisiatra Marcello Comèl, di cui esiste a Pisa la fondazione in Piazza dei Miracoli, e uno il fisiatra ne operò su di me guarendomi del tutto della dermatite di origine alimentare, e dandomi consigli che ancora oggi sono utili ed essenziali per il mio benessere.

Non ho conosciuto un altro dottore come Roberto, nessuno, nessuno.

Ti vogliamo bene, Roberto, e sarai sempre il nostro dottore. Non ti possiamo dimenticare, noi che ti abbiamo conosciuto!

Maila

                                                                   (Foto de Il Tirreno)

Roberto Meoni: Vernio di Prato, 14 ottobre 1939 - Prato, 12 marzo 2021

Le assurdità del governo Draghi: soldi a chi già li riceve

Sembra assurdo che proprio in questo momento di difficoltà, il governo Draghi, assistito dal punitore dei fannulloni Ministro Brunetta, si sia dato da fare per dare 100 euro in più nella busta paga dei dipendenti pubblici.

E che da mesi non si dia nulla (Draghi come Conte che l'ha preceduto) a chi invece non percepisce stipendio o emolumenti vari, pensioni eccetera. Io sono un esempio, che non ricevo un centesimo ristoratore da agosto 2020, e da novembre 2021 non posso svolgere la mia attività teatrale.  In un anno ho potuto solo lavorare da metà giugno a fine ottobre, 4 mesi e mezzo, con grosse difficoltà poi, visto che è saltata tutta la programmazione.

Quelle di Draghi e compagnia sono manovre per il cosiddetto consenso e la tenuta sociale: roba da vecchi e perfidi babbi della politica dannosa e clientelare.

La libertà non si tocca!

"La libertà personale può essere limitata solo dall'autorità giudiziaria". La Nazione, oggi.

giovedì 11 marzo 2021

Il virus non se ne va, ma i colpevoli non siamo noi!

Copio un brano tratto da un articolo che vi invito a leggere per intero. Non si tratta di chiacchiere sugli assembramenti, ma di dati concreti sulla distruzione del paese, dati Istat, che ha portato al fallimento della politica sanitaria contro il virus. Così come noi la stiamo sperimentando da un anno.

In realtà i cittadini sono stati colpiti due volte, e dal virus e dalla politica, e messi in una condizione sempre più divisiva fra loro (le solite care fazioni, allevate con tanta cura!), il che ha facilitato l'assoluzione di una classe politica che è invece la sola responsabile del cattivo andamento e della pessima gestione dell'epidemia, non gli "assembramenti" o la "in presenza". I politici, con i continui blocchi, multe, assedi, impedimenti a circolare nelle zone pubbliche, cioè di tutti, non hanno fatto altro che assolversi e praticare una politica incapace, confusa, alla "guappo e gringo", insomma hanno messo in campo solo misure terroristiche e depressive, per cui addirittura si vogliono usare parametri assurdi (si vuole chiudere tutto con 2,5 infetti su 1000 abitanti!), consigliati e confortati e assolti da presunti esperti scienziati di una sola parte, mentre i giuristi tacciono o sono stati messi a tacere, e questo è ancora più grave, sul tradimento della Costituzione Italiana, visto che le libertà che essa assicura ai cittadini sono totalmente negate.

"Sempre meno posti in ospedale
Tra il 2010 e il 2018 il numero di posti di letto in ospedale è sceso in media dell'1,8% all'anno fino ad attestarsi a 3,49, tra ordinari e in day hospital, ogni 1.000 abitanti. Si riducono anche i posti letto nei reparti a elevata intensità assistenziale tra il 2010 e il 2018 (da 3,51 per 10mila abitanti a 3,04) e si assiste a una crescita costante del tasso di mobilità per motivi di cura dalle regioni meridionali e dal Centro tra il 2010 e il 2019 (da 9,2 a 10,9 ogni 100 dimissioni di residenti nel Mezzogiorno, da 7,4 a 9 nel Centro)...."

Un anno rubato

Continuano a rubarci il tempo, da sempre e ora più che mai.

Sono ladri. Il tempo per noi, per quello che vogliamo essere.

Il tempo da condividere con gli altri, per amarli.

Sono assassini del tempo.

Il tempo per combattere per un altro mondo.

Sono assassini del nostro futuro.

Ci hanno dato l'epidemia, hanno fatto morire gente 

incapaci di gestirla se non con divieti e minacce, 

con decreti, e hanno detto

è colpa vostra!

Ci hanno tolto tutto. 

Un anno rubato.

Libertà, vita, sorriso.

Sono assassini delle nostre vite.

E' una guerra, non c'è altro nome.

Sono assassini del pensiero

del gioco della danza.

E a questa età

non più giovane

mi trovo a combattere

sono in trincea

cattiva per sempre

a strappargli l'ultimo pezzo

che rimane.

Un anno rubato.

E saranno altri.

Non glielo perdonerò mai.

mercoledì 10 marzo 2021

Una TERNA di mostri: basta con gli elettrodotti

Sotto una foto di una pubblicità di TERNA che si mostra sui quotidiani oggi: un bel traliccio con tanto di cavi ben tesi, presentati come la nostra salvezza.

E invece sono questi mostri di cavi e tralicci che TERNA deve eliminare, perché fanno male alla salute e deturpano il paesaggio, altro che "futuro sostenibile", come recita la pubblicità! 

Basta con gli elettrodotti; i cavi vanno interrati.

Si mostrano queste opere orrende e dannose in pubblicità come trofei, o come se fossero opere d'arte; ma comunque sempre come "normali", come qualcosa che dobbiamo accettare per il progresso e il benessere.

Ma si può fare altrimenti, lo sappiamo bene!

Se ci fosse una politica degna di questo nome che mettesse in discussione l'univoca visione del mondo e delle cose finalizzata solo ai guadagni!


Mondo ospedale



Mi scollegherò dal canale social del presidente della Regione Toscana, Giani: egli pubblica una continua sequela di fotografie scattate in ospedali, cliniche, di infermieri, dottori, specialisti; e ancora, scritte cubitali, slogan propagandistici di vittoria sicura sul male con numeri esorbitanti e perfettissimi che non potrò mai verificare, una parata depressiva e contagiante solo, almeno sul mio corpo, euforia malata. Nel suoi post si mostra quasi immancabilmente la teoria bianca, pulita, linda, asettica, buona, di camici e mascherine e boccettine, che non so quanto giovi all'epidemia o al duro lavoro del personale medico e paramedico, messo da mesi sulla ribalta in funzione di propaganda, senza che però sia stata compiuta una analisi critica dei tagli al settore compiuti negli anni passati per porvi serio rimedio, causando le carenze croniche che ormai lo affliggono a danno di tutti.

A questo Giani unisce il tono da orgoglio toscano, qualcosa che un tempo riecheggiava nella Lega, il partito; il mito di essere superiori in qualche modo agli altri, sud verso nord o nord verso sud che sia, il che mi deprime e mi fa sentire, chissà perché, in colpa.

Questo MONDO OSPEDALE appare nauseante, trasuda ormai tutto di buon disinfettante. Un presidente di regione dovrebbe pubblicare anche altro, pur in allarme epidemico; magari qualche sua riflessione, o è chiedere troppo a un politico, che si dice esperto di Dante? Invece Giani al massimo per cambiare pubblica o fa pubblicare foto ad effetto turistico di tramonti dalle Alpi Apuane o non so quali miti toscani - superiori sempre! - per lasciarci stupiti o stùpidi, chissà.
Non so, avete da propormi qualche altro presidente di Regione o fanno tutti così? Visto che visto che vivo sulla piattaforma, posso adottarne un altro senza troppe difficoltà geografiche. Escluso De Luca, già provato.

martedì 9 marzo 2021

Salta la riapertura? Siamo in dittatura!

Salta la riapertura della cultura? Un articolo di Fanpage che copio sotto dà la cosa per certa, e sarà così. Lo sapevamo che Franceschini ci prendeva per i fondelli. 

Ma quale riapertura in zona gialla il 27 marzo 2021! 

Sono mesi che vediamo, ora abbiamo visto: è dittatura!

A che serve a Draghi e a tutto il santa santorum, e a tutto il sistema politico,  la cultura, l'arte? Solo fastidi, noie, clientes! 

Sono benvenuti soltanto i motori della propaganda e del guadagno, come piattaforme presunte culturali e luoghi simil Pompei, le vetrine, con le immagini sui carri romani ritrovati fra gli antichi lapilli, la scena è ben preparata come in fondale della vecchia Cinecittà. Tant'è che altri siti archeologici non vetrinati sono lasciati sprofondare!

E nessuno protesterà, perché a parte quei pochi che non contano nulla come me, la cultura gira non tanto con la mascherina, ma col bavaglio, perché è stata normalizzata, e così com'è messa, non può protestare, e nessun direttore di teatro o di museo si ribella o chiama alla protesta gli artisti o le maestranze eccetera. Non può. Perde tutto. 

A questo è servito creare gli stabili, gli enti e tutto il sistema, a metterlo sotto scacco al momento opportuno!

Potrebbe forse di più qualche assessore, ma chi rischia di rovinarsi la carriera, per quattro artistacci che nemmeno ti danno il voto? e magari possono finire anche accusati di ben altro, di aver permesso la diffusione dell'epidemia...

I ganzi della distrutta intellighenzia che vedete sui siti dei giornaloni o altrove sono messi lì proprio per catalizzare la protesta e annullarla, e infatti non la fanno, è una rappresentazione che vi fanno bere in cui solo loro fanno bella figura e incassano il cachet. Altrimenti non li metterebbero in bella mostra.

Si potrebbe dire, con trita battuta ma nemmeno tanto, che nostro cachet ormai è solo quello per il mal di testa.

Andare a teatro e al cinema si può fare  in totale sicurezza, e forse, facendo dovute proporzioni e raffronti, meglio che negli ospedali, dove non è così infrequente entrare sani e uscire morti. (1)



"Cinema e teatri potrebbero non riaprire il prossimo 27 marzo. L'ultimo dpcm, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, ha previsto per il mondo dello spettacolo la possibilità di ripartire nel giro di poche settimane. Almeno nelle regioni in zona gialla e pur sempre con stringenti misure igienico sanitarie. Ma l'aumentare dei contagi e la curva epidemiologica che non accenna ad abbassarsi, potrebbero spingere il governo Draghi a dover rivedere le misure. Cinema e teatri dunque, stando alla bozza del nuovo decreto, rischiano di non riaprire nemmeno stavolta: la decisione sarà presa dopo il 20 marzo, quando si valuterà se le altre misure di contenimento hanno funzionato" Fanpage. continua su: https://cinema.fanpage.it/bozza-nuovo-dpcm-salta-la-riapertura-di-cinema-e-teatri-il-27-marzo/https://cinema.fanpage.it/


(1) Tanti articoli sull'argomento, e ne cito solo alcuni:




La famiglia di Luigi Tenco: così si difendono i poeti

Con piacere trascrivo questa lettera della famiglia di Luigi Tenco. Non vedo il festival da anni, ma dopo aver letto la lettera della famiglia di Luigi Tenco, ho visto l'intervento della Palombelli in quella manifestazione a cui la lettera si riferisce, e sono felice che la famiglia risponda alla giornalista per le rime.

Bravi, così si difendono i poeti.

 SANREMO 2021: FAMIGLIA TENCO A BARBARA PALOMBELLI

LETTERA APERTA - 7marzo 2021
Signora Barbara Palombelli,
diversi telespettatori ci hanno segnalato il Suo monologo di venerdì 5 marzo u.s., andato in onda su Rai1all'interno del Festival di Sanremo, attraverso cui ha diffuso notizie improbabili sulla vita di Luigi Tenco.
Quindi, portati a vedere un'altra volta un programma che non ci entusiasma proprio perché rappresenta una manifestazione i cui rumors giornalistici pilotati del1967 non si fecero scrupoli a relegare l'umanità di Luigi Tenco nell'ingiusta etichetta del ragazzo depresso, condizionando persino le sue numerose opere musicali per diversi decenni, con profonda amarezza abbiamo constatato quanto ancora perduri un certo tipo di superficialità giornalistica.
Le Sue parole, passando per il racconto diseducativo di una Sua bravata adolescenziale, sono risultate come una forzatura per arrivare a parlare in modo inopportuno di Luigi Tenco: "pensate che Luigi Tenco proprio qui (al Festival) giocando con una pistola ha trovato la morte".
A ciò si aggiunga il fatto che questa ed altre Sue gravi affermazioni sarebbero frutto di un'intervista con Gino Paoli che, come è noto a tutti e diversamente da Luigi Tenco, ha certamente cercato la morte per suicidio ma senza riuscirci (fortunatamente).
Questo chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull'argomento da una parte e di incoerenza dall'altra parte, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farLa esibire su Rai1, ma soprattutto non può essere considerato un criterio onesto alla base di affermazioni lesive come quelle che ha fatto nel Suo show del 5 marzo davanti a milioni di telespettatori dove, oltre a diffondere notizie false, ha banalizzato un fatto grave come quello che accadde a Luigi Tenco.
Voglia, dunque, accettare il nostro totale fastidio e rifiuto al Suo "grandissimo abbraccio a Luigi" che ci è sembrato strumentale e irrispettoso dei valori umani ed artistici del nostro amato Luigi. Famiglia Tenco




Come sta l'epidemia?

L'epidemia secondo l'Epicentro Iss (Istituto Superiore di Sanità). Sotto vedete il grafico che si osserva stamani sul sito. E' davvero necessario inasprire ancora più la vita, come intende fare il governo di Draghi? Sembrerebbe piuttosto una epidemia di gente sana.

Non c'è niente di peggio/ di un drago che sputa diaccio.




lunedì 8 marzo 2021

Il manifesto di Rivolta Femminile di Carla Lonzi

 



Un manifesto ancora insuperato della mitica Carla Lonzi, un manifesto che vale più di una bomba. Era il 1970.

"Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?" (Olympe de Gouges, 1791)

 
La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra liberta'.
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L'uomo non e' il modello a cui adeguare il processo di scoperta di se' da parte della donna.
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La donna e' l'altro rispetto all'uomo. L'uomo e' l'altro rispetto alla donna. L'uguaglianza e' un tentativo ideologico per asservire la donna a piu' alti livelli.
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Identificare la donna all'uomo significa annullare l'ultima via di liberazione.
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Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell'uomo perche' e' invivibile, ma esprimere il suo senso dell'esistenza.
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La donna come soggetto non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario.
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Finora il mito della complementarieta' e' stato usato dall'uomo per giustificare il proprio potere.
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Le donne son persuase fin dall'infanzia a non prendere decisioni e a dipendere da persona "capace" e "responsabile": il padre, il marito, il fratello...
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L'immagine femminile con cui l'uomo ha interpretato la donna e' stata una sua invenzione.
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Verginita', castita', fedelta', non sono virtu'; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L'onore ne e' la conseguente codificazione repressiva.
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Nel matrimonio la donna, privata dal suo nome, perde la sua identita' significando il passaggio di proprieta' che e' avvenuto tra il padre di lei e il marito.
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Chi genera non ha la facolta' di attribuire ai figli il proprio nome: il diritto della donna e' stato ambito da altri di cui e' diventato il privilegio.
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Ci costringono a rivendicare l'evidenza di un fatto naturale.
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Riconosciamo nel matrimonio l'istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio.
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Il divorzio e' un innesto di matrimoni da cui l'istituzione esce rafforzata.
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La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.
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Il primo elemento di rancore della donna verso la societa' sta nell'essere costretta ad affrontare la maternita' come un aut-aut.
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Denunciamo lo snaturamento di una maternita' pagata al prezzo dell'esclusione.
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La negazione della liberta' d'aborto rientra nel veto globale che viene fatto all'autonomia della donna.
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Non vogliamo pensare alla maternita' tutta la vita e continuare ad essere inconsci strumenti del potere patriarcale.
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La donna e' stufa di allevare un figlio che le diventera' un cattivo amante.
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In una liberta' che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio e il figlio e' l'umanita'.
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In tutte le forme di convivenza, alimentare, pulire, accudire e ogni momento del vivere quotidiano devono essere gesti reciproci.
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Per educazione e per mimesi l'uomo e la donna sono gia' nei ruoli della primissima infanzia.
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Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie perche' attraverso le forme ragionate di potere (teologico, morale, filosofico, politico) hanno costretto l'umanita' a una condizione inautentica, oppressa e consenziente.
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Dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi.
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Non vogliamo d'ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo.
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Il femminismo e' stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla societa'.
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Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell'esperienza storica femminista: in essa la donna si e' manifestata interrompendo per la prima volta il monologo della civilta' patriarcale.
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Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere.
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Permetteremo quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi?
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Detestiamo i meccanismi della competitivita' e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacita' lavorativa a disposizione di una societa' che ne sia immunizzata.
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La guerra e' stata da sempre l'attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile.
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La parita' di retribuzione e' un nostro diritto, ma la nostra oppressione e' un'altra cosa. Ci basta la parita' salariale quando abbiamo gia' sulle spalle ore di lavoro domestico?
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Riesaminiamo gli apporti creativi della donna alla comunità e sfatiamo il mito della sua laboriosita' sussidiaria.
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Dare alto valore ai momenti "improduttivi" e' un'estensione di vita proposta dalla donna.
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Chi ha il potere afferma: "Fa parte dell'erotismo amare un essere inferiore". Mantenere lo "status quo" e' dunque un suo atto d'amore.
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Accogliamo la libera sessualita' in tutte le sue forme, perche' abbiamo smesso di considerare la frigidita' un'alternativa onorevole.
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Continuare a regolamentare la vita fra i sessi e' una necessita' del potere; l'unica scelta soddisfacente e' un rapporto libero.
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Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i giochi sessuali.
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Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
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Alle nostre spalle sta l'apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il più fermo piedistallo. E il concetto di "genio" ne ha costituito l'irraggiungibile gradino.
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La donna ha avuto l'esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che faceva.
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Consideriamo incompleta una storia che si è costituita sulle tracce non deperibili.
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Nulla o male è stato tramandato dalla presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità.
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La civiltà ci ha definite inferiori, la chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica.
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Chiediamo referenze di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato l'inferiorità della donna.
*
Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione dell'umanità, legame con la divinità o soglia del mondo animale; sfera privata e "pietas". Hanno giustificato nella metafisica ciò che era ingiusto e atroce nella vita della donna.
*
Sputiamo su Hegel.
*
La dialettica servo-padrone e' una regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civiltà patriarcale.
*
La lotta di classe, come teoria di classe sviluppata dalla dialettica servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il socialismo e la dittatura del proletariato.
*
Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l'illusione dell'universalità.
*
L'uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma metà della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione.
*
La forza dell'uomo e' nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla.
*
Dopo questo atto di coscienza l'uomo sara' distinto dalla donna e dovra' ascoltare da lei tutto quello che la concerne.
*
Non saltera' il mondo se l'uomo non avra' piu' l'equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione.
*
Nella cocente realta' di un universo che non ha mai svelato i suoi segreti, noi togliamo molto del credito dato agli accanimenti della cultura. Vogliamo essere all'altezza di un universo senza risposte.
*
Noi cerchiamo l'autenticita' del gesto di rivolta e non la sacrificheremo ne' all'organizzazione ne' al proselitismo.
*
Comunichiamo solo con donne.
 
Roma, luglio 1970

VIVE LA FRANCE

Questo è una vera protesta. Qui l'arte, corpo parole musica, riprendono il suo spazio.
VIVE LA FRANCE.

domenica 7 marzo 2021

Pier Paolo Pasolini - La forma della città (1974)


Per quello che dice Pasolini non temiamo e non abbiamo temuto di essere dileggiati per Gonfienti. 
Nemmeno in tempi a argomento unico come questo.
Ricordo che una strada simile a quella che a piedi percorre Pasolini vicino a Orte, a Prato è stata completamente distrutta, il decumano, per far posto al parcheggio dei TIR dell'Interporto. Una assoluta violenza.

Alcune caratteristiche del governo Draghi

Da pochi giorni in carica, e tuttavia alcune caratteristiche del Governo Draghi, già in atto nel governo precedente ma ora accentuate, sono ben evidenti, ossia:

Politica pandemica senza alcuna verifica, nessun ristoro, chiusure accettate anche da chi fino a ieri diceva di no, politica implosa, americani come consulenti, tutti piattaformati on line e contenti, morte definitiva delle garanzie sociali e occupazionali, svendita di quello che rimane delle imprese statali ai privati, nessuna seria protesta, solo inutili, al massimo pittoreschi o volgari, schiamazzi sui social.

venerdì 5 marzo 2021

Una intervista del 1966.Totò spiega il declino del cinema comico


Attualissimo. Totò parla del comico, del cinema, ma anche di Sanremo!

La democrazia può attendere

Mentre va la scena la vuota distrazione di massa e se ne snocciolano i commenti,  un generale è nominato commissario straordinario contro la pandemia;  poi spunta il nuovo capo dei servizi segreti, che è il vecchio capo della polizia, e il nuovo è già dietro l'angolo, ed è un esperto di terrorismo.

Le elezioni amministrative sono state rinviate all'autunno,  e il caos è ovunque; insomma, la democrazia può attendere. 

mercoledì 3 marzo 2021

Il teatro dal buco della serratura, le nuove frontiere del disumano


Spettatori inscatolati, divisi, senza possibilità di comunicare, di sentire. Senza contatto. Il corpo proibito e segregato.
Attori come dei sorvegliati da guardie, o spiati dal buco della serratura.
Una sorta teatro-voyeristico. L'orrore?

Per maggiori dettagli, in inglese:

Riaprire il teatro, e andarci, è una azione politica

Se sarà consentito, ossia se in zona gialla, il Teatro La Baracca riaprirà sabato 27 marzo così come previsto dal DCPM del 2 marzo 2021. E comunque, se non sarà possibile in quella data, appena lo sarà.
L'orario cambia, dovendo rispettare il "coprifuoco" alle 22: gli spettacoli avranno inizio alle ore 19 il sabato e alle ore 17,30 o 18 la domenica, e quest'ultimo orario si modificherà a seconda di quello legale.
Siamo pronti, in qualsiasi momento, a ripartire e presto vi dirò con quale spettacolo.
Pochi gli spettatori ammessi, meno dell'ultima restrizione, solo il 25% della capienza totale, quindi significa un introito minimo, diciamo simbolico a voler essere buoni, ma il biglietto non sarà aumentato. Se necessario aumenteremo le repliche.
A questo punto riaprire il teatro, e andarci, per noi è una azione politica.



martedì 2 marzo 2021

Vogliamo i colonnelli; anzi, i generali

 



"Vogliamo i colonnelli" è un film  di Monicelli con Ugo Tognazzi. Un classico che si rifa agli anni del Golpe Borghese del 1970. Una volta erano più rozzi, ora molto più raffinati nel compiere le dittature,  anche se i colonnelli ci sono sempre alla bisogna (la nomina del generale Figliuolo a gestire la pandemia lo dimostra), nella democrazia che ha buttato nel cesso tutti i diritti democratici. 

Purtroppo oggi un film del genere non si potrebbe nemmeno pensare di riproporre, attualizzandolo ai nostri giorni, perché, come dico da tempo, il cinema, come altre arti,  è totalmente conformista -  per me noioso e spesso dialoghi la cui fine anche un non specialista potrebbe già delineare alle prime battute della pellicola (ah, la pellicola!), con  fotografia omologata e attori che spesso recitano lasciamo stare ecc. - o falsamente alternativo, visto che è finanziato o dalla presente locale dittatura politica - le "film commission" - o da società che tutto vogliono fuorché un cinema che parli altri linguaggi, che abitui lo spettatore ad altre visioni del mondo.  Tant'è che sono loro a far morire le sale cinematografiche.

Si propone un cinema violento, piagnucoloso, o falsamente sentimentale, che deve essere rispettoso dei diritti, che non esistono più, e sono proprio i meccanismi che sottendono a questa produzione a contribuire a distruggerli.

Ma guai a dirlo.

Ora gli spettatori sono abituati a quel linguaggio, a quelle riprese, a quelle "serie" e ti guardano come un marziano se dici loro queste cose. 

L'attuale industria cinematografica è sostegno della presente dittatura economica digitale ed ha un programma ben preciso da svolgere, e nessuno può distoglierla da tale compito.

I premi che vengono dati in questo contesto hanno un sapore d'inganno assoluto, e mancano gli artisti del gran rifiuto, o le famose assenze alla Brando o Allen.

Come mancano i vecchi produttori capitalisti d'antan, che i bravi registi-sceneggiatori raggiravano quasi sempre nella loro ricerca di autonomia e indipendenza artistica.

lunedì 1 marzo 2021

Riaprire la cultura è sicurezza!

Bisogna riaprire subito la cultura, perché si può fare in sicurezza, ormai è un dato assodato. Ma bisogna dire di più, anzi cambiare il ragionamento.
Ossia, riaprire subito i luoghi della cultura significherebbe aumentare proprio quella tanto invocata sicurezza contro il diffondersi dei contagi, perché in questo modo si potrebbe tentare di limitare anche gli assembramenti, diversificando i luoghi accessibili; infatti, più la gente è tenuta costretta, più dopo si affolla in quei pochi luoghi dove è consentito, è una legge fisica e umana!
E ancora: dato che la folla raramente si vede nei musei o nei teatri, insomma in tutti i luoghi della cultura - e comunque anche a Pompei si può limitare e razionalizzare molto, se si vuole - , un ministro coraggioso potrebbe tentare di invogliare la gente a visitare quei luoghi, a frequentare di più i teatri e i cinema...e magari con una programmazione che non sia solo di cassetta o propaganda?
Ma è chiedere troppo.
Il Ministro della Cultura perde insomma una occasione per valorizzare diversamente la cultura (e non con gli spot di carri nuziali antico-romani trovati appunto a Pompei!); ora sarebbe il momento di riaprire, immediatamente, e anche redistribuire i fondi più equamente, scardinare vecchi poteri e bastioni, le posizioni ataviche e ammuffite, i soliti privilegi, e investire con lungimiranza, e non solo disegnare la politica futura a passettini colorati sulla base di numeri di contagi!
Se questi ministri avessero un po' di coraggio e un disegno culturale e politico nella loro testa! In fondo la gente di cultura è ligia e mediamente responsabile, e se dice di seguire le regole, lo fa.

Primavera attaccata

Per diverse ore questo blog è stato disattivato, anzi attaccato, e non so da chi. Ho potuto ripubblicarlo con difficoltà. Ho rischiato di pe...