Netflix, azienda americana che distribuisce film via Internet, e che tanto piace milioni di persone, è la morte della creatività.
I contenuti sono stabiliti a tavolino solo sulla base di algoritmi e con dati forniti dagli stessi spettatori.
Registi e attori sono totalmente strumento. Infatti di Netflix si ricorda la serie, il film, la storia, ma ben poco degli attori e del regista.
Nessun nome di artista deve spiccare; gli attori, che sono equiparati a lavoratori aziendali, devono essere bravi, ma non diventare famosi, o non troppo.
Lo spettatore infatti non conosce o ricorda bene i nomi degli attori e nemmeno li deve voler conoscere!
Mentre fino a qualche anno fa un film faceva leva sull'attore famoso, con il sistema Netflix l'attore e il regista scompaiono!
Il mito non è più il singolo artista, ma l'azienda e la serie! Con Netflix il cinema diventa quel prodotto che da tantissimi anni vogliono che diventi: cacca commerciale.
Fare cinema è quindi ormai diventato brutalmente (e anche nei contenuti violenti) produrre prodotti in serie, che devono piacere, e vendere.
Tutto il resto non conta. L'arte come espressione umana; l'arte come espressione critica; l'arte come elevazione morale; l'arte come riflessione sul mondo; l'arte come sapienza... tutto tutto scompare. Rimane l'elemento estetico, ma di maniera, calcolata, stilizzata, di serie appunto, e quindi volgare e brutta!
Con Netflix l'arte diventa, anziché strumento di liberazione, di oppressione. E quindi non è arte!
Netflix è roba da prigionieri.
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