Con l'ultimo film di Nanni Moretti, Santiago, Italia, si torna a parlare di Storia e di politica in un tempo in cui il cinema è orrendamente confezionato e commerciale. E' un documentario che costituisce una assoluta novità nella cinematografia italiana degli ultimi anni, e svetta gagliardo nel periodo dei cine-panettoni e dei cartoni.
Si parla di Salvador Allende, della dittatura che seguì alla sua morte in Cile nel 1973, e del ruolo significativo che ebbe l'Ambasciata italiana di Santiago - grazie al coraggioso ambasciatore Roberto Toscano, non dimentichiamolo! - nel salvare la vita di molti -diventati improvvisamente - dissidenti. Rifugiati!
L'Italia fu l'unico paese in Europa che si rifiutò di legittimare la dittatura di Pinochet.
L'Italia fu l'unico paese in Europa che si rifiutò di legittimare la dittatura di Pinochet.
E' una chiara risposta politica al tempo presente, in cui i profughi sono usati, e dall'una e dall'altra parte, per riempire il nulla che altrimenti sarebbero i programmi politici delle 'fazioni' avverse (ma unite nella corsa al potere), e molla uno schiaffo sonoro sia alla politica sovranista che alla vacuità della attuale Sinistra italiana.
Il documentario alterna filmati dell'epoca a interviste di testimoni cileni e non. I rifugiati furono portati in Italia, e qui si integrarono completamente, trovando la solidarietà e l'appoggio concreto anche della gente comune.
L'ultimo messaggio di Allende, prima di essere ucciso o di suicidarsi secondo alcuni, non si può dimenticare, e mostra quali uomini politici abbiamo perduto. Il raffronto con i politicanti del presente è amaro e insostenibile.
L'ultimo messaggio di Allende, prima di essere ucciso o di suicidarsi secondo alcuni, non si può dimenticare, e mostra quali uomini politici abbiamo perduto. Il raffronto con i politicanti del presente è amaro e insostenibile.
Assolutamente da vedere, per riprendere fiato.
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