Ieri sera, durante la replica di Leonardo, diario intimo di un genio, (inserito nel cartellone estivo del Comune di Prato), al terzo bip bip di uno smartphone, nonostante la maschera di sala avesse avvisato di spengere i cellulari, e dopo aver fatto chiaramente capire il fastidio per il ripetersi del suono, Gianfelice ,che interpretava Leonardo, ha chiesto che il proprietario dell'apparecchio lasciasse la sala; ma visto che nessuno si muoveva, ha lui abbandonato la scena, e lo spettacolo è stato interrotto per qualche minuto.
Stavo per seguirlo, ma poi ho pensato che lo spettacolo, che stava svolgendosi così poeticamente (finalmente si dava un po' di giustizia al mio testo, e non me ne voglia Carlo Monni che lo interpretò per la prima volta), meritasse di essere continuato, e ho chiesto che, se non la persona, almeno l'apparecchio venisse portato fuori; e allora Gianfelice è rientrato e abbiamo concluso lo spettacolo felicemente.
Esprimo la mia totale solidarietà nei confronti del suo gesto.
Chi viene a teatro con il telefonino o smartphone acceso, non deve restare in sala.
Telefonino e teatro, e musica naturalmente visto che c'era anche quella, non possono convivere.
Perché, signori e signore, COS'E' IL TEATRO?
Il teatro mette in scena il mondo. Ossia, il teatro raddoppia il gesto dell'uomo, le sue vicissitudini, evidenziandone il "dramma" e così porta l'uomo al sapere di sé.
L'uomo si vede e riflette su di sé.
Per questo, chi va a teatro tenendo il telefonino acceso e continua a ricevere messaggi e a scrutare lo schermo, e quindi venendo distratto dall'esterno che nutre il suo 'ego', non può essere degno del teatro. Egli se ne pone in contraddizione. Se leggo i messaggi che ricevo, non c'è l'attenzione sull'altro, non c'è sguardo, non c'è ascolto e quindi non c'è riflessione sul mondo, e allora il teatro non ha senso.
Che se ne vada! Che non venga, anche se l'ingresso è gratuito perché "offerto" dal Comune.
Aggiungo: ringrazio Gianfelice per aver recitato in questo periodo difficile, facendo le tante prove col caldo e fra mille difficoltà.
Avevo chiesto un'altra data al Comune di Prato proprio per evitare il travaglio del caldo (recitare in costume, poi!), ma non ci hanno dato possibilità di scelta. Anche il pubblico soffocava nell'atrio di Casa Datini (uno sventolìo!...), e credo che tutti quanti noi, gli artisti per il lavoro, che riceveranno un cachet ridotto! - e i pratesi e non solo che ci hanno onorato della loro presenza (e attenzione assoluta, nonostante l'episodio del bip) e che hanno applaudito convinti in entrambe le repliche, meritassimo una maggiore attenzione e cura.
Insomma, se nei cartelloni dei teatri ci impedite di andare, almeno trattateci con più rispetto; e trattate con più rispetto anche il pubblico...a proposito del quale devo raccontare un altro episodio: a dieci minuti dall'inizio dello spettacolo, e con la sala piena, qualcuno pretendeva di entrare; e, mi è stato detto, ha stracciato piccato avviso e locandine.
Insomma, concludo ridendo: chi è venuto ieri sera a vederci, ha potuto assistere a tre spettacoli insieme. Anche questo è il teatro.