Consumiamo troppa Natura, come se fossimo al supermercato, e infatti l'astronauta Luca Parmisano ci dice, appollaiato sulla Stazione Spaziale, di vedere il deserto avanzare.
L'acqua scarseggia e quella che c'è è inquinata o di pessima qualità ; intanto in America Latina gli ecologisti vengono uccisi, in Asia nemmeno li fanno nascere, e qua, in Europa, al massimo diventano "verdi" e gli danno uno scranno per tacere.
In questo scenario affatto apocalittico, ma concreto e reale, in Italia si "rappresenta" la commedia dell'ecologia: vedi, fra i moltissimi esempi, quello che, dopo anni e anni di attesa, ha visto riaprirsi il vecchio Ponte Manetti sull'Ombrone (sempre più ombrone per l'inquinamento) presso Poggio a Caiano, vicino alla Villa Medicea di Lorenzo il Magnifico e nelle abbandonate e cadenti Cascine di Tavola; e con questo e con l'appendere il cartello, essi i governanti pensano di fare azioni virtuose e di stare nel campo dell'ecologia, quando al massimo, all'italiana, mettono appunto scenari e fondali in un territorio devastato da ogni tipo di inquinamento, dove la Natura è sempre più parchizzata, confinata, insomma "rappresentata" "per la passeggiatina della domenica.
Invito a osservare nelle foto che scenografia, poi: in particolare, la scritta "Parco della Piana" con sotto le centraline dell'elettricità o non so di cosa.
.
1 commento:
Spesso da parte degli amministratori (locali, ma anche regionali) c'è la tendenza a esaltare ben oltre il reale valore interventi appena decenti volti a promuovere la mobilità via bici, magari messi in opera dopo decenni di inutile pesticciamento . Si gonfia il petto, si fa la ruota del pavone, e quelle stesse amministrazioni magari hanno lasciato andare in malora la manutenzione ordinaria ( la cura, vorrei dire ) del verde pubblico, delle ciclabili , e così via. Ci si aggrappa a qualche intervento "spot", raro per di più, e ci si sente con la coscienza a posto. Aggravante: spesso si "progettano" ciclabili che non hanno un inizio nè una fine, monconi senza senso perchè non integrati realmente con la viabilità del territorio, piazzati là per fare bella figura ma privi di reale utilità per chi volesse davvero usare solo la bici per spostarsi da una parte all'altra della Provincia di Prato. Come hai spesso documentato tu stessa, è attualmente impossibile andare in bici dalla zona sud della provincia fino alla città di Prato senza dover abbandonare i "monconi" di ciclabile e passare per pericolosissime tangenziali che tutti tutelano fuorché il ciclista. Quindi tutti gli interventini fatti in questi anni (compresi i 700 mt di ciclabile in via Roma ) sono stati fatti MALE proprio perché non integrati in un progetto più ampio e coordinato di mobilità ciclabile, ma piazzati lì estemporaneamente. Il ponte Manetti, per carità, non è certo un male di per sé, ma appena attraversato verso Poggio dove porta? Su strade trafficatissime ingombre di camion a ogni ora del giorno.E una volta passate le Cascine di Tavola, verso nord? Di li a breve si finisce contro una tangenziale inattraversabile con le bici.Cui prodest, quindi?
Posta un commento