venerdì 22 novembre 2019

Ilva Matrix alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico


ILVA MATRIX
di Giuseppe Alberto Centauro

Alla ‘XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico’ di Paestum (BMTA), svoltasi tra il 14 e il 17 novembre, è stato presentato a cura dell’Associazione ‘Ilva-Isola d’Elba’ il progetto “Ilva Matrix” che, tra le varie implicazioni tematiche, contiene il caso ‘Gonfienti Etrusca’ quale questione emblematica da studiare per approfondire la presenza etrusca nella piana fiorentina pratese. Nel tracciare questo percorso di ricerca è stato posto l’obiettivo di contribuire a fissare un’unitarietà geografica e storico evolutiva delle origini dei popoli Tirrenici nel segno degli antichi colonizzatori etruschi che, in epoca arcaica e tardoarcaica (fine del VII/inizio del V SAC), dopo secoli di occupazioni territoriali parziali in condivisione con tribù già insediate, hanno saldato in un unico grande alveo territoriale, lungo l’intera penisola, le terre del Centro Sud (dal Cilento fino alla Baia di Napoli, dal Volturno di  Capua al Circeo) con quelle dell’Etruria propriamente detta fino al Po ed oltre.  Terre etrusche, vecchie e nuove, sono dunque: le fertili pianure della Campania e del Latium Vetus, le ubertose colline della Tuscia (Meridionale, Centrale e Settentrionale), le rigogliose campagne padane ecc.. A ben guardare queste delineano una prima carta unitaria della penisola che, nonostante tutti i successivi domini, conserva ancor oggi una semantica paesaggistica legata alle origini etrusche.
Il progetto “Ilva Matrix” intende dunque percorrere questi remoti “traccianti evolutivi”, per risalire dai processi insediativi arcaici a ciò che rimane di essi attraverso una visione transdisciplinare della storia, perseguita nella lettura sul campo ed  anche, laddove l’archeologia non fosse ancora in grado di fornire tutti gli adeguati riscontri sul piano scientifico, attraverso l’osservazione dei segni impressi sul territorio, l’antropologia storica e la storia stessa della cultura materiale, dei miti e delle leggende, della geomorfologia sacra applicata alle discipline filosofiche e storico umanistiche. Così facendo si offrono ulteriori spunti di studio che vanno a legarsi indiscutibilmente con gli ambiti territoriali di volta in volta indagati, che sono oggi alla base della moderna analisi urbanistica ed ambientale. Nello specifico si sono tracciate le rotte marittime e terrestri che fecero dei Tirreni i principali portatori di quella straordinaria rivoluzione tecnologica e fertile stagione culturale che convenzionalmente indichiamo come ‘Età del Ferro’. 
Ben prima però, fin dal principio del II millennio AC, erano stati gli esploratori e gli abili naviganti provenienti dal sud est mediterraneo, sospinti da carestie e guerre fratricide che avevano incendiato le loro terre di origine,  a muoversi dalle coste dell’Egeo orientale verso ovest e nord ovest, dando continuità a diaspore ancor più remote che privilegiarono le penetrazioni balcaniche verso nord. Insieme all’élite di quei popoli, che assai precocemente s’insediarono in queste terre, arrivarono anche i saperi degli abili metallurgi di stirpe anatolica e caucasica per sfruttare al meglio i nuovi bacini minerari che si andavano a trovare e, a loro seguito, sapienti bronzisti e orafi sopraffini. Ben presto risultarono ben note le dislocazioni delle ricche risorse metallifere della Tuscia e dell’Elba che costituirono l’humus ideale per sperimentare ed avanzare in tecnologia a supporto delle talassocrazie costiere e degli empori fondati all’interno dei territori seguendo gli assi fluviali maggiori.
Si formarono così intricate mescolanze di popoli e di lingue che ancora oggi non pare dipanarsi, confuse come sono nelle babeliche classificazioni dei ceppi indoeuropei. Resta il fatto che, in particolare “l’oro rosso”,  così fu chiamata l’ematite elbana, abbia accelerato in modo esponenziale l’emancipazione tecnologica nella lavorazione di leghe ferrose.  Da qui la centralità, anche geopolitica, che venne ad assumere l’Elba nello scacchiere delle polis etrusche, un’espansione bruscamente interrotta a sud est all’indomani della rovinosa sconfitta navale di Cuma del 470 AC. In precedenza, dopo la battaglia del Mare Sardo (540 AC), parte della lega delle città etrusche aveva già spostato l’asse mercantile del ferro sulla costa adriatica, realizzando collegamenti terrestri di rapida e più sicura percorrenza. In uno stretto lasso temporale si realizzò tra i due mari una strada maestra: la ‘Via Etrusca del Ferro’ (da Pisa a Spina); si potenziarono i capisaldi dei percorsi transappenninici con insediamenti di nuova fondazione, in primis Gonfienti e, nell’area felsinea, Marzabotto (l’etrusca Kainua).
Le recenti scoperte dell’insediamento posto al centro della piana fiorentina pratese, avvalorate con i primi  scavi del 2001, e il ritrovamento della grande strada glareata di ‘Casa del Lupo’ a Capannori (Zecchini 2004), dimostrano la forza aggregante di quei centri e la rilevanza strategica della ‘via di terra’ e del crocevia bisentino di Gonfienti, memori dell’arteria citata dal geografo greco Scilace che diceva collegasse i due mari in soli tre giorni.
Perché Ilva? Il toponimo Ilva, come ben ci  rappresenta Michelangelo Zecchini (Zecchini 2014, Elba isola, olim Ilva, pp. 70-78 ), deriva dall’etrusco Ils che fu l’appellativo più antico dell’Elba, lo stesso dato all’isola della Maddalena,  come cita Tolomeo (III, 3,8), e non già Aithàle (nome greco, per certo posteriore) che, riferito all’isola, significherebbe ‘la fumosa’, epiteto legato al gran numero di forni costieri deputati all’arrostimento dei minerali estratti nelle miniere dell’interno, ben visibili dal mare.
Perché Matrix? Il progetto “Ilva Matrix” percorre nelle sue complesse connessioni spazio temporali una traccia, ancora poco esplorata (dalla preistoria alla completa romanizzazione dell’Etruria) che, viste le ampie connessioni geografiche con i territori d’Oltralpe e dei luoghi mediterranei, riconduce ad un’unica matrice gli studi che segnano cronologicamente il segmento storico evolutivo che ha originato prima di Roma la costruzione dell’Europa. Lo dimostrano gli straordinari reperti riemersi dal pantano della Gonfienti Etrusca, con il grande palazzo - santuario di oltre 1400 mq, con i preziosi tesori d’arte rinvenuti al suo interno, reperti ancor oggi  poco fruibili, che meritano un’adeguata valorizzazione in situ in vista della ripresa degli scavi e della creazione di un parco archeologico da collegarsi con le vie etrusche che proprio dall’Isola d’Elba s’irradiano a 360 gradi.

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