giovedì 14 novembre 2019

Abbiamo perso la cultura

Abbiamo perso la cultura, e non leggiamo più niente.
La letteratura, fonte di nutrimento sentimentale, è disertata.
I giornali, anche quelli che osannano solo il PIL e per cui l'uomo non conta nulla, sono disertati.
I ragazzi mostrano mostruosa ignoranza, ma ancor assenza di più pensiero critico, e tuttavia guai a farglielo notare.
Insegnando bisogna specificare tutto.
La scuola pubblica forma molto poco, e si pensa solo al lavoro. Che poi non c'è, o se c'è li rende schiavi.
Possono scegliere fra lavorare per ILVA o morire per ILVA.
Non sono capaci di pensare da sé, di formulare un minimo di pensiero autonomo, critico, di vivere sentimenti, che non hanno o non conoscono.
Per qualsiasi cosa fanno riferimento ai loro smartphone, da cui sono costantemente monitorati.
I loro genitori non sono da meno; anzi i ragazzi prendono esempio da loro.

Purtroppo non abbiamo più nemmeno le nonne di un tempo, che raccontavano storie o cantavano vecchie canzoni o "in poesia". O nonni che sapevano a memoria versi della Divina Commedia.

Il linguaggio è misero, violento, ripetitivo. Offensivo e banale.
Se dici loro di scrivere un testo, nel mio caso teatrale o un dialogo, lo riempiono di "cazzo!" e di "vaffa". Con-formismo ovunque.

Oggi la rivoluzione non è più imbracciare le armi, ma leggere libri, e tentare di avere un pensiero.


2 commenti:

Simone ha detto...

Questo è il risultato di decenni di messaggi nocivi e sbagliati veicolati dai mezzi di comunicazione, ma anche la deliberata tensione di tutto e tutti a "far presto", non soffermarsi, ottenere il massimo nel minor tempo possibile da ogni cosa ( sia essa un video, un brano musicale, un testo). Presto e bene non vanno mai d'accordo, mai. Soprattutto: nessuno ricorda che il vagheggiato"massimo nel minor tempo possibile" non è MAI il massimo ottenibile in assoluto. La qualità, l'approfondimento, la profondità del pensiero e della mente richiedono tempo, necessitano assolutamente di tempo. Spero ci sveglieremo da questo incubo di velocità che non si sa bene dove ci porti ma sicuramente ci impoverisce facendoci regredire allo stato di animali selvaggi senza raziocinio e coscienza di sè.

Maila Ermini ha detto...

Sì, Simone, concordo totalmente con la tua riflessione.
Il mio concetto di felicità include la lentezza, o la calma, come una volta si diceva.

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