Stanotte ho sognato suor Luisa, quella suora vestita di nero che, quando ero bambina, mi picchiava.
Lei per me è legata ai celestini.
Come già scrissi e ho detto alcune volte, volli ricostruire la vicenda dei Celestini perché all'Istituto di Santa Caterina di Prato, dove insegnava suor Luisa, avevo subito vere e proprie torture, ma non si trovava alcun documento, nessuna storia.
Ma dei Celestini sì. C'era stato un processo. Volli raccontare quella storia, perché era documentata e similissima a quella che avevo vissuto io. E che ugualmente ricordavo bene.
A Santa Caterina di Prato frequentai l'asilo e lì rimasi fino alla seconda elementare. L'Istituto era capeggiato da Suor Luisa, almeno così io mi ricordo, la quale nemmeno possedeva il diploma magistrale come seppi poi e pure insegnava, e da lei in particolare subii le stesse violenze dei poveri Celestini. Ho ricordato diverse volte quegli episodi con mia cugina Rossella, anche lei con me in quell'Istituto negli stessi giorni della fine degli anni '60, perché volevo essere sicura di non ricordare male, o venire accusata di essermi inventata tutto.
Io ero e sono mancina, e fui letteralmente torturata, rinchiusa diverse volte in uno stanzino al buio perché non riuscivo a scrivere con la destra - poi ci son riuscita -, a cucire e ricamare e mangiare con la destra - quello invece e tutto il resto è rimasto mancino, e anche lo scrivere, mancina mancina! -, o bacchettata per aver sbagliato una sottrazione, e un'altra volta, e questo è stato l'oggetto del sogno di stanotte - perché scrissi una poesiola o qualcosa del genere. Era qualcosa di scherzoso, mi sembra sulla primavera o sull'amore. Ricordo benissimo il viso acceso della suora mentre la leggeva! Me la distrusse davanti agli occhi e mi dette un ceffone.
A causa delle violenze non mangiavo più, ma non parlavo con nessuno di quello che mi accadeva.
Mia madre, riportavo a casa il cestino di vimini con le vivande ancora intatte, intuendo che c'era qualcosa che non andava, mi tolse da quell'Istituto, e mi mandò alla scuola pubblica.
Mi aveva portato là per due motivi: perché l'istituto era rinomato (proprio così!), perché ci andavano le mie cugine e le suone tenevano le bambine fino al pomeriggio tardi.
Non riesco a entrare in quell'edificio, dove ora ci sono gli uffici dell'Assessorato alla Cultura e della Pubblica Istruzione, senza provare uno stordimento. Il giardino interno per me è inguardabile, impercorribile: mi ci misero al freddo per un'oretta o forse più, da sola, un pomeriggio. Non mi ricordo cosa avevo combinato.
Ero davvero così discola?
Quell'istituto per bambine fecero a tempo a chiuderlo e cancellare le prove delle violenze proprio per lo scandalo appena scoppiato all'Istituto dei Celestini. Infatti a Prato si diceva: - Sei non fai il bravo, ti porto ai Celestini!". Di versi anni fa alla presentazione della prima edizione del libro, un ex dipendente del Comune mi confermò che dopo lo scandalo nell'Istituto retto da Padre Leonardo fecero il possibile affinché non se scoppiasse un altro in città. Lui conosceva bene la situazione a Santa Caterina, se n'era occupato in prima persona e rivelò, davanti a tutti, che in Comune sapevano delle violenze. Peccato, non feci a tempo a chiedere il nome a quell'impiegato, perché se ne andò via prima che potessi fermarlo.
Come ho già detto tra pochi giorni uscirà la terza edizione dei libro sui Celestini di Prato.
Lo presenterò il 16 dicembre, in concomitanza con lo spettacolo, con cui debuttai, fra grandissime polemiche, diciannove anni fa alla Baracca. Potrei scrivere un altro libro su quello che mi è costato ricostruirne la storia, tutta italiana, che la città di Prato aveva voluto dimenticare. O voleva tener nascosta. Altre violenze.
Sconosciuti mi suonavano a casa, mi offendevano. "Sei una puttana!" . "Gesù ti punirà!." "Da una divorziata, cosa vuoi aspettarti?" Lo spettacolo poi è stato più volte interrotto; hanno tentato di aggredirmi in camerino, e dibattiti violenti hanno seguito la recita protratti fino all'una e oltre di notte. Il sindaco di allora, Roberto Giovannini, su cui abbiamo appena fatto lo spettacolo, fu determinante per la ricerca della verità. Non ebbe paura.
Questa terza edizione, la seconda è esaurita, contiene documenti importanti e foto mai pubblicate.
Ringrazio il Maestro Manetti, colui che rese possibile le indagini e il processo, che ha voluto affidare a me documenti inediti e la sua memoria.