martedì 11 giugno 2024

Io Malaparto: Per vincere bisogna perdere

Caro Malaparte, 

non far caso che ora ti lodano e si lustrano con te, ma a suo tempo, come candidato sindaco del Partito Repubblicano a Prato fosti sonoramente bocciato. Sapevi bene che avresti perso, sapevi che il popolo non avrebbe mai votato un artista come te.

Ma perdendo, dicevi, ho vinto.  Io, aggiungevi, parteggio per chi perde anche per spirito cristiano.

Ma cosa perde chi vince? E' questo a non essere chiaro.

Nel senso che rimani te stesso, non ti comprometti fino in fondo, immagino. Perde la propria umiltà, l'umanità?

E quindi, non solo dobbiamo come aver pietà per chi perde, ma anche per chi vince, anche se può sembrare bizzarro e incomprensibile, perché perde sé stesso.

Ma chi corre per essere eletto, vuole compromettersi, in assoluto. Vuole essere perdente nel senso che dici tu perché è l'unico modo di essere vincente come dicono loro.

Non sarà forse l'elettore a volerlo così?

Pensa, c'è chi andrà in un consiglio o in un altro per altri cinque anni compiendo, alla fine di questa legislatura, un totale di quindici anni che è come dire quasi un ventennio, e gli elettori hanno votato in maggioranza proprio quelli che si sono ripresentati per la terza volta: in cuor loro forse proprio perché hanno voluto punirli per non aver risolto o fatto nulla, nemmeno la campagna elettorale?; insomma, avranno inteso farli perdere del tutto, annichilirli, ora che i vincitori alla terza devono tentare per la terza volta di gestire i drammi di città e territori, ovviamente triplicati?

Ma, a parte i paradossi che tu mi ispiri, come dimostra appunto  il fatto che certi candidati si sono presentati e sono stati rivotati per tre volte di seguito, la risoluzione del dramma è impossibile in un tempo che avendo in orrore la verità, la giustizia e la bellezza da troppo tempo rende ventennali i vincitori e il popolo cattivo.

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