A pochi giorni dal sotterramento simbolico definitivo di Gonfienti, tutto è silente.Dopo aver rassicurato sui giornali del loro interessamento, le Autorità si sentono tranquille. Si sono recate ai convegni internazionali, hanno fatto belle dichiarazioni alla stampa. Gonfienti, dicono, la città etrusca, risorgerà.E anche altri tacciono, che invece dovrebbero parlare.Noi, a Gonfienti, abbiamo dedicato tanto tempo, e lo faremo ancora. Non c'è stato giorno che non abbiamo fatto qualcosa per questo passato, per strapparlo al presente e alle nostre vite indifferenti. Abbiamo tolto tanto al nostro lavoro, danneggiando a volte la nostra immagine come gente di teatro. Quando abbiamo presentato il video Gonfienti muore (determinante per la nostra battaglia), ci hanno rimproverato di occuparci di ciò che non è nostra materia. Come se noi ci dovessimo occupare solo di teatro, come se il teatro si dovesse occupare solo di se stesso, e non di quello che è e fa l'uomo; che, appunto, quella fosse materia solo per gli studiosi, per i soprintendenti, per gli assessori. Per un mondo a compartimenti stagni.Ecco questa battaglia che noi ancora oggi ci picchiamo di fare, è emblematica di tante battaglie italiane che sembrano finire nel nulla. Proteste che qualcuno cavalca, e allora ci illudiamo a volte di non essere più soli. E poi tutto svanisce. Anche le proteste oggi si consumano, passano di moda.E poi la gente si stanca di combattere, e di questo consumo e stanchezza vive chi ci toglie ciò che è nostro.Tuttavia Gonfienti, oltre a tutto, è del nostro passato, delle 'radici', simbolo diventato già tenace, e non sarà facile svenderlo come prodotto a basso costo nei supermercati dell'arte.Sotterrarlo nel cemento è stato un errore che la Storia non perdonerà facilmente.
Maila Ermini
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