venerdì 13 marzo 2009

Una necropoli perduta per Gonfienti

di Giuseppe Centauro

Il ritrovamento di una nuova tomba etrusca accanto alla celebre tholos della Montagnola rende ormai evidente il fatto che ad est della città etrusca di Gonfienti si concentri una vasta necropoli, con tombe monumentali isolate ed altri sepolcri capillarmente distribuiti. Non stupisce questo ennesimo rinvenimento fortuito che va ad aggiungersi in quella stessa area ad altre scoperte del genere, interessando questa volta il tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità, semmai colpisce il fatto che, alla luce di queste reiterate e clamorose scoperte, non si faccia una programmazione degli scavi, ma tant’è, perché ormai sappiamo che denari per i beni archeologici non esistono e quindi che per tali risorse si debba seguire la logica di scavo “soltanto in occasione di interventi edificatori”, come ci ricorda la dott.ssa Carlotta Cianferoni , responsabile per la Soprintendenza Archeologica della Toscana, concorde in questo con la collega dott.ssa Gabriella Poggesi che ha analoga responsabilità nel territorio di Prato. Alla luce di questo c’è da domandarsi se questa politica che risolve in tal modo le problematiche sui beni culturali coincida ancora con quella istituzionale della tutela per la valorizzazione che giustifica l’esistenza di questi organi periferici dello Stato. Resta certamente grottesca la coincidenza del funerale dell’area archeologica di Gonfienti, abbandonata al proprio destino dallo Stato, funerale che si celebra giusto in queste ore, con l’annuncio eclatante di questa nuova perla archeologica da utilizzare per istituire un parco nell’area sestese. Appare ancor più evidente la discrasia degli eventi se consideriamo il fatto che, nonostante dodici anni di eccezionali recuperi di reperti nelle due aree, si continui a negare l’evidenza della stessa dimensione archeologica che sta davanti a noi, parlando ora di una piccola Vetulonia, ieri di una Marzabotto minore. Tale circostanza è aggravata dal fatto che non viene indicato, sempre a livello di Soprintendenza, alcun collegamento scientifico tra i ritrovamenti sestesi e le scoperte pratesi. E pensare che la strada etrusca obliterata dal cemento dell’interporto con il bene placet istituzionale, seguendo la direzione sud est, confluisce esattamente nella zona di questi ritrovamenti, venendosi ormai ad identificare come una straordinaria via Sacra, una sorta di via Appia, sei secoli avanti. La barbarie compiuta per far posto allo scalo merci interportuale si ingigantisce sempre più perché, con la cancellazione di quella strada, si è davvero perduta la testimonianza fisica di questo collegamento e con essa l’opportunità per gli studiosi di legare, come si sarebbe potuto e dovuto, la necropoli di Quinto Fiorentino con la città dei vivi di Gonfienti.

13-03-09

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