Stamani sono andata a una riunione di una certa importanza su Gonfienti, a Palazzo Buonamici. Non ero stata invitata.
Era presente tutto il “tavolo per Gonfienti”, composto da associazioni come Arci, CGIL, Legambiente, Italia Nostra, Narnalinsieme.
La notizia è delle apparentemente più importanti, che domani leggerete sui giornali locali credo, e ve la anticipo: la Provincia ha presentato alla Regione un progetto di 500 mila euro per la ripresa degli scavi.
Apparentemente dunque non ci sarebbe che da rallegrarsi, anche perché si dimostra l’interesse concreto della giunta provinciale.
Tuttavia l’impressione è come se, in una casa allagata, si volesse rifare l’impianto idrico mettendo una toppa, perché coloro che si sono resi quantomeno complici dello scempio, ora appaiono come quelli che risolveranno il problema.
Mi auguro di sbagliare, ma credo che dietro le altisonanti parole, le promesse, ci sia la solita fregatura; forse manovre pre-elettorali; si vuole salvare qualcuno?
D’altronde il progetto che ha nome Nesi ma che ne nasconde altri, Poggesi, Giorgi, Napolitano, vuole essere un affare economico. Vuole proporre percorsi formativi in cui si vedranno anche i bambini, che non possono più fare i tessitori, a fare gli archeologi.
Per me il progetto -posto che venga mai messo in atto - è sballato, anche perché lo contraddistingue una filosofia culturale da megastore, al ribasso: non si hanno scrupoli nello spacciare una scoperta archeologica fondamentale ad affare di provincia, a latere, al fine di renderlo ‘fruibile’, barbaramente, temendo di non essere comprensi dalla cittadinanza, di essere impopolari, perché ci si occupa di cultura e non si parla di soldi; insomma, non si ha nessuna vergogna nell' abbassare ancor più il livello culturale di una città che già ne ha uno allarmante.
Dei reperti, hanno detto, è troppo presto parlare. Dei vari parchi, vedremo. Una cosa alla volta.
Giudicate voi. Personalmente non smetterò di guardare le cose sotto un angolatura diversa, cercando di capire cosa cela l’involucro che mi viene offerto con il nome di dono da chi fino al giorno prima me lo voleva negare.
Maila Ermini
Era presente tutto il “tavolo per Gonfienti”, composto da associazioni come Arci, CGIL, Legambiente, Italia Nostra, Narnalinsieme.
La notizia è delle apparentemente più importanti, che domani leggerete sui giornali locali credo, e ve la anticipo: la Provincia ha presentato alla Regione un progetto di 500 mila euro per la ripresa degli scavi.
Apparentemente dunque non ci sarebbe che da rallegrarsi, anche perché si dimostra l’interesse concreto della giunta provinciale.
Tuttavia l’impressione è come se, in una casa allagata, si volesse rifare l’impianto idrico mettendo una toppa, perché coloro che si sono resi quantomeno complici dello scempio, ora appaiono come quelli che risolveranno il problema.
Mi auguro di sbagliare, ma credo che dietro le altisonanti parole, le promesse, ci sia la solita fregatura; forse manovre pre-elettorali; si vuole salvare qualcuno?
D’altronde il progetto che ha nome Nesi ma che ne nasconde altri, Poggesi, Giorgi, Napolitano, vuole essere un affare economico. Vuole proporre percorsi formativi in cui si vedranno anche i bambini, che non possono più fare i tessitori, a fare gli archeologi.
Per me il progetto -posto che venga mai messo in atto - è sballato, anche perché lo contraddistingue una filosofia culturale da megastore, al ribasso: non si hanno scrupoli nello spacciare una scoperta archeologica fondamentale ad affare di provincia, a latere, al fine di renderlo ‘fruibile’, barbaramente, temendo di non essere comprensi dalla cittadinanza, di essere impopolari, perché ci si occupa di cultura e non si parla di soldi; insomma, non si ha nessuna vergogna nell' abbassare ancor più il livello culturale di una città che già ne ha uno allarmante.
Dei reperti, hanno detto, è troppo presto parlare. Dei vari parchi, vedremo. Una cosa alla volta.
Giudicate voi. Personalmente non smetterò di guardare le cose sotto un angolatura diversa, cercando di capire cosa cela l’involucro che mi viene offerto con il nome di dono da chi fino al giorno prima me lo voleva negare.
Maila Ermini
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