martedì 8 luglio 2014

La movida (2) e le sue 'radici'

La nostra 'movida' viene dall'Estate Romana organizzata da Nicolini a partire dalla fine degli anni '70. Parte tutto da lì. E ancora prima da manifestazioni culturali organizzate dal gruppo 'Re Nudo' al Parco Lambro di Milano.

Naturalmente il senso di quelle manifestazioni non aveva niente a che vedere con la rivalutazione del 'centro', la lotta contro il degrado così come viene spacciata oggi.

Oggi non si tratta di cultura (se non verbalmente), bensì di sostenere i locali del centro - è molto una visione 'commerciale', economica- o si parla di movida come cura per uscire dal 'degrado' in cui certe zone della città sono cadute per abbandono, droga e simili.
Le manifestazioni romane invece, come anche la movida spagnola, nacquero come espressione e necessità culturale, e non solo per desiderio di aggregazione e come risposta agli anni bui della Dittatura o, in Italia, dall'epoca del Terrorismo.

In Italia fu in qualche modo calata dall'alto, ma chi la organizzò colse quello che in 'basso' accadeva e si preparava.

L'estate romana voluta dall'architetto Renato Nicolini e dallo storico dell'arte Argan, allora Sindaco di Roma, andava infatti in controtendenza - oggi invece la movida è assolutamente conforme - contro una vecchia abitudine italiana dell'accentramento della cultura e la divisione classista dell'accesso al sapere.

Nicolini utilizzò Massenzio, e altri luoghi storici della città, per contenere folle sempre più numerose di persone e, ricordo io direttamente perché allora frequentavo Roma, le manifestazioni di allora non avevano niente di invadente rispetto alla città e al vivere cosiddetto 'civile'.

Le manifestazioni avevano solo l'apparenza del 'leggero', ma contenevano la ricerca di una dimensione politica alternativa, che potesse raggiungere "non tanto la prefigurazione di un avvenire ipotetico possibile, la formulazione di modelli di società virtuosa, ma la capacità di scegliere quegli elementi che sono in grado di produrre movimento, di formulare nuove ipotesi, di rinnovare la cultura e la politica stessa" (Renato Nicolini, intervento alla tavola rotonda L'effimero e la cultura di massa, 1982).

Nicolini fu criticato per aver così facilmente ricercato consenso politico; tuttavia, operò una piccola rivoluzione, perché decise di affidare l'organizzazione dei grandi eventi dell'Estate Romana a svariate realtà alternative che non appartenevano all'usuale modello associazionistico-corporativo, bensì a gruppi spontanei non agganciati con il classico potere culturale. La scelta di Nicolini suscitò gelosie e ire delle organizzazioni istituzionali deputate alla trasmissione della cultura, che si sentirono scavalcate dai teatrini off, dai cineclub, dai fumettari, dagli organizzatori dei concerti rock e jazz.

Assessori come Nicolini - che, ricordo, fu tenacemente ostacolato all'interno del Partito Comunista - , almeno di sorprese dell'ultim'ora, disposti all'eresia anche rispetto ai suoi compagni e a mettersi in gioco, non si vedono in questo orizzonte.


Oggi è tutto cambiato, e chi protesta per avere più movida sono le associazioni che fanno parte del sistemino di potere locale legato ai partiti.  La cultura dal basso, svincolata dalle associazioni 'solite', non viene assolutamente sostenuta né protetta o comunicata.

Alla movida di oggi rimane soltanto, al più, un valore eminentemente aggregativo, socializzante, ma che non allontana affatto il degrado e che si contraddistingue dal bere in strada istituzionalizzato e dalla musica ad alto volume. 

D'altronde, se un certo degrado può essere così contrastato, si apre un altro fronte, quello del disagio che affligge una parte dei cittadini, costretti a sopportare l'invadenza musicale o rumorosa di folle più o meno piccole per strada.

1 commento:

Simone ha detto...

Attirare gente in centro come viene fatto negli ultimi anni ( ossia, escluso qualche bell'evento, con la sola attrattiva di negozi aperti e "musica" sparata a mille dai vari locali senza limiti )significa soprattutto "far ciccia".Mi spiego: sicuramente si aumenta il "giro" di persone in centro, ma non lo si seleziona in nessun modo; anzi: suona proprio come un"Avanti, c'è posto" per chiunque, ossia anche per chi è tutt'altro che ben intenzionato e magari approfitta del caos per delinquere.
Inoltre un centro stracolmo di persone NON è necessariamente sinonimo di un centro riqualificato. Parlatene coi poveri residenti del quartiere limitrofo a piazza Mercatale, che proprio durante i tanti"eventi" organizzati in questi anni lì ( senza controlli, criterio e buon senso) hanno visto PEGGIORARE e non migliorare la loro quotidianità: le prostitute cinesi già c'erano normalmente, ad esse si sono aggiunti un gran numero di cafoni che hanno usato le strade adiacenti la piazza come latrina a cielo aperto ( Via dei Saponai docet )hanno creato caos fino all'alba per diverse settimane consecutive impedendo il sacrosanto riposo ai residenti, ecc.
Se questo modo di organizzare "eventi" in centro riqualifica lo stesso, io sono Napoleone Bonaparte.

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