"LARIS PULENAS ALL’ELBA
Il dramma dell’etrusco Laris
Pulenas, suggestiva piece teatrale scritta ed interpretata da Maila Ermini e
con Gianfelice D’Accolti, rivive a Marciana Marina il prossimo 28 luglio
(piazza Bonanno, ore 21,45), in un’edizione unica e speciale, portata alla
ribalta isolana dalla neonata Associazione “Ilva-Isola d’Elba”.
Che dire di questo spettacolo per
sua natura evocativo e ricco di incroci esistenziali? Un testo teatrale che gli
artisti del Teatro “La Baracca” di Prato mettono in scena solo in particolare
occasioni in un assonante impegno culturale e sempre in luoghi di grande fascino,
come lo fu la memorabile prima nazionale, nel luglio 2008, nella cavea naturale
di Poggio Castiglioni sui Monti della Calvana sovrastanti l’area archeologica
della città degli Etruschi di Gonfienti, la cui esistenza era ed è tutt’ora a
rischio di obliterazione per far posto alla cementificazione infrastrutturale dell’area.
Un’opera dunque anche di grande
impegno civile dai connotati etico morali, che si è spesa per mantenere vivi i
diritti costituzionali della cultura attraverso il racconto delle vicende di
questo aruspice etrusco, colto filosofo dei suoi tempi, accusato di empietà dalle
ragioni di Stato, figlie in quel caso del potere di una Roma cinica e spietata
che, abbandonati gli ideali repubblicani, ormai guardava a se stessa come il polo
di un grande impero. Laris Pulenas, accusato di empietà, rappresenta in realtà l’archetipo
del capro espiatorio in una storia senza tempo.
La metafora sapientemente
suggerita da Maila e Gianfelice in un incalzare scenico, forte e struggente,
costruito su otto personaggi da loro stessi interpretati in un’efficace scambio
di ruoli, nei modi della migliore tradizione della commedia classica, è legata emotivamente
al tema della giustizia, quella amministrata con la menzogna dai poteri forti
di turno che tutto fanno e disfanno. Questa drammaturgia ci
fa inconsapevolmente riflettere per capire dove abitano le ragioni della vera
empietà con la profanazione della storia, della verità e, in definitiva, della
cultura. Uomini di cultura, come Laris Pulenas, che il potere non può
incapsulare nel bozzolo di una magra e diffamante dimensione esistenziale o,
ancor più, ridurre al silenzio assoluto perché, quand’anche esiliati, devono piuttosto
morire.
La cultura perde pezzi, lo
sappiamo bene anche oggi, ma sopravvive in questo caso che ci proviene dal
passato visibile nell’ideale del mito e della leggenda, ben personificato dal soccombente
mondo etrusco al quale tuttavia siamo in realtà tutti debitori per l’arte, per il
rispetto della natura, per la capacità di vivere il trascendente e la bellezza
del quotidiano, nonostante sia stato un popolo militarmente soggiogato e vinto.
Il ricordo di Laris Pulenas e
della sua “realistica” vicenda testimonia, nella felice trascrizione di un
personaggio vissuto 2400 anni fa, eppure dimenticato come sono dimenticati
tanti altri silenziosi artefici della cultura, una verità indiscutibile; ecco
perché la felice intuizione di Maila Ermini di farne, attraverso la sola parola
recitata, magistralmente interpretata da parte sua e da uno strepitoso
Gianfelice D’Accolti, autentica azione teatrale in luoghi che possono esaltarne
il valore emotivo, è qualcosa che resta profondamente dentro ognuno. Si tratta
di un’opera che ha in sé la forza di svelare una verità velata che lo spettatore
non potrà più dimenticare illudendosi di non sapere, magari girandosi con
disincanto dall’altra parte per non tradire, eppur tradendo".
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