(Da Il Tirreno di oggi)
"Il relatore Gandolfi (Pd): in arrivo norme a tutela dell’utenza “vulnerabile”
"Il relatore Gandolfi (Pd): in arrivo norme a tutela dell’utenza “vulnerabile”
«Città a misura di pedoni e
ciclisti»
ROMA
Semplificazione, sicurezza e sostenibilità: sono queste le parole chiave della
nuova riforma del Codice della strada su cui ha lavorato, in questi mesi, la
commissione Trasporti della Camera. In particolare, come spiega il relatore al
provvedimento Paolo Gandolfi (Pd) «il testo unificato, oltre a rafforzare il
concetto di sicurezza, ha inteso dare una maggiore protezione alla cosiddetta
“utenza vulnerabile”», cioè pedoni e due ruote, motorizzate e non. Onorevole a
che punto è il testo di riforma? «Siamo a un terzo del percorso, che a me piace
paragonare a una corsa ciclistica a tappe. L’iter di una legge delega è un po’
lungo e non sarà concluso prima di un anno e mezzo». Quali sono le principali
novità? «Fino ad oggi tutte le modifiche sono intervenute soprattutto su strade
extraurbane, penso ad esempio, all’introduzione dei “tutor”. Modifiche che
hanno portato buoni risultati: meno morti, meno feriti e meno incidenti
stradali. Non si può dire lo stesso dei risultati delle strade urbane, dove
vulnerabili restano i bambini, gli anziani, i ciclisti ed i motociclisti. Per
questo abbiamo lavorato al miglioramento del trasporto pubblico, della mobilità
ciclistica e pedonale, della diffusione delle cosiddette “zone 30”, ossia zone
urbane dove le attività residenziali, scolastiche, commerciali o ricreative,
non possono essere sacrificate alle sole esigenze del transito dei veicoli, in
cui la velocità sia ridotta a 30 chilometri orari, al fine di consentire la
circolazione contemporanea e in sicurezza dei veicoli, a motore e non, e dei
pedoni». A proposito di due ruote, aveva fatto discutere mesi fa la possibilità
per le bici di andare “contromano”. «In realtà si consente di percorrere il
senso opposto e solo a certe regole, come le “zone 30”. Non è pericoloso e,
anzi, favorisce la sicurezza». Secondo il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi
Damiani, in Italia non ci sarebbe una sufficiente cultura della bicicletta per
un tale cambiamento. «È vero, come è vero che ci sono anche le strade da
adeguare. Ma le cose non si mettono in fila una dopo l’altra. Bisogna lavorare
su più fronti». (a.d’a)
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