Ieri sera sono andata a vedere il documentario "Free China".
Deludente.
Le persecuzioni contro i seguaci del Falung Dong sono una cosa seria, come tutte le persecuzioni dei diritti fondamentali dell'essere umano, di cui la Cina detiene un triste primato, ma il documentario è edificante, a tesi, troppo 'americano' , distrugge e vanifica proprio quel messaggio che intende far passare.
Senza contare che la serata è stata organizzata male; ingresso libero, buffet che ha fatto arrivare molti anche magari poco interessati all'argomento, calca prima della prima proiezione, perché molti non sapevano come si sarebbe svolta la serata eccetera. Confusione.
Alcuni se ne sono andati via in anticipo e quindi sono potuta entrare prima che iniziasse la seconda proiezione. Che non so se è avvenuta, perché dopo, molta gente non c'era più...
Direi, nonostante il budget ricco per la produzione, un documentario noioso, paradossalmente 'falso'.
Pochi cinesi fra il pubblico; con alcuni ho parlato, in particolare con un ragazzo molto acculturato che veniva da Firenze e che si è dichiarato deluso. Avrebbe voluto che si parlasse in modo meno di parte. E anche gli italiani, senza specificare, sono rimasti perplessi.
Magari il documentario è servito a far conoscere quel tipo di persecuzione, di cui molti sono all'oscuro nel mondo occidentale...
C'è però bisogno di altro, di un approccio serio alla tragedia. E invece oggi rappresentare la tragedia sembra impossibile, perché il sistema culturale viene manipolato dagli interessi politici ed economici, e si può addirittura sfiorare la farsa. Ma poco importa, se si deve creare l'opinione pubblica.
Il cinema d'altronde è un'arte fra le più serve almeno dal 1930.
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