Oggi è morto l'ennesimo ciclista, questa volta uno famoso, Michele Scarponi, vincitore del Giro d'Italia: morto travolto da un furgone guidato da un uomo che non 'l'aveva visto'.
I veicoli, tutti i veicoli a motore, ormai, sono armi per uccidere: tantissimi ciclisti muoiono così, ma anche tanti pedoni sono falciati sulle strisce bianche e nere. Non basta scrivere, come fanno su La Repubblica (vedi il link sotto), che troppi ciclisti muoiono sulle strade, che ci vuole una legge, quella promessa dal nostro Nencini.
Il nonno era un ciclista, e allora lui vuol esser quello che. Egli dice e promette, ma non fa nulla. E' furbo, il nostro Nencini.
Bisogna essere più chiari: in macchina, nel furgone, sul camion, siamo tutti potenziali assassini.
Veloci, disattenti, violenti, non ci curiamo degli altri (nemmeno mettiamo la freccia a indicare la direzione!).
E nessuno osa toccare le case automobilistiche e il giro d'affari (e il santo lavoro, s'intende) che gravita attorno. E parlare delle stragi che quotidianamente si compiono anche negli infiniti scontri fra veicoli. Perché La Repubblica parla di strage, ma non parla delle 'macchinine', non mette il dito sullo strumento che la compie: gli autoveicoli, troppi in giro per il mondo, e noi, noi gli assassini.
L'automobile, il simbolo della libertà per eccellenza è diventato solo libertà di uccidere.
Certo, non c'è volontà deliberata di compiere il male, ma c'è tutto il resto: superficialità, disattenzione (e l'uso costante del telefonino e computer in macchina dove lo mettiamo?), violenza, aggressività. Davvero non vogliamo uccidere?
Ogni volta che mi muovo in bici, e lo faccio quotidianamente, ecco, quando inforco la bici io mi dico, sempre: attenta, non devi abbassare la guardia, perché potresti non tornare. E quindi il percorso in bici, se è buono per il corpo, è anche un andare in alta tensione. Le ciclabili, se ci sono, sono ancora incompiute nel loro tragitto, e troppo spesso mi vedo avvolta nel traffico e in pericolo.
Nessuno osa pensare a un mondo senza macchine ormai; viviamo in uno scenario da cui non possiamo più tornare indietro. E' davvero così?
Intanto possiamo costruire ciclabili e pedonabili ovunque, e cominciare a organizzare diversamente il traffico, e bisogna iniziare da subito.
Subito, Onorevole Nencini.
Essere pedone, e vivere senza un veicolo addosso, è diventata come una colpa, una vergogna. Se vivi così, diventi subito un essere ridicolo. Se usi le tue gambe per spostarti, se usi solo la bici. Che stramberia!
E uccidere l'altro poi, non è poi così grave. Tanto succede tutti i giorni.
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/04/22/news/ciclisti_strage_infinita_un_morto_ogni_35_ore-163627361/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1
Nessun commento:
Posta un commento