Ieri avrebbero dovuto discutere, al consiglio comunale a Prato, una interpellanza presentata dalla consigliera Rita Pieri sulla zona archeologica di Gonfienti e i suoi reperti, ma non è passata in discussione. E se anche l'avessero discussa, credo che l'assessore l'avrebbe liquidata - una delle scoperte più importanti degli ultimi anni in Italia - con poche e secche, stizzite parole, come altre volte è capitato.
L'area archeologica è vissuta come un peso, non come una risorsa da parte degli attuali amministratori, che la trattano con sommo fastidio o profonda indifferenza.
Ecco la vera ombra degli Etruschi. E' chiaro che la mostra omonima di qualche mese fa era solo fumo negli occhi dei cittadini, a mostrare un interesse che non c'è, anzi, di più, non ci deve essere. Infatti a Palazzo Pretorio hanno sistemato in bella vista qualche solo qualche stele fiesolana e non i reperti di Gonfienti, che invece dovevano volare subito in quel di Campi Bisenzio ed essere dimenticati, come accade per gli scavi abbandonati.
L'aspetto ancor più sconfortante è che se ne parli con qualcuno, dell'argomento, ti guarda come se tu fossi un poveraccio, un sopravvissuto del tempo andato. Gli argomenti che contano sono altri: aeroporti, terze corsie, sicurezza (tutti preoccupati per l'uomo con il machete, la violenza in città, s'intende), cinesi, sciami umani di cui ci si lamenta, ma che poi si sa si sono insediati con la complicità degli autoctoni eccetera; a livello culturale, si può parlare solo dell'inutile e vecchio, ma pompatissimo, museo contemporaneo, il Pecci, o del Settembre Pratese, con le sue bande e bandine...
Se ne parli, o se organizzi qualcosa, su argomenti diversi, subito arriva chi ti irride e cerca di metterti in cattiva luce. Che non se ne parli più!
I giovanotti ora al comando (si fa per dire...) pensavano di portare una ventata di novità, di rottamare la vecchia politica, e invece piuttosto lasciano una città in rottami, da tutti i punti di vista, con una Fattoria Medicea lasciata nell'incuria anch'essa, un'altra indifferenza che è stata ben costruita dalla politica, insieme a quella per la città etrusca.
I cittadini devono andare al nuovo Pecci a visitare qualcosa che pur interessante possa essere, non appartiene al territorio, e la più o meno recente celebrazione del contemporaneo è una operazione voluta e calata dall'alto (Prato che deve essere città contemporanea, eh sì, è piena di capannoni e macrolotti, e gli industriali si devono trovare a proprio agio!); e i cittadini, indottrinati, vedendo tanti ricchi premi e cotillons, ci andranno, così come a una festa (anche se è un inganno poi in fondo: si può pensare a qualcosa di più vecchio di un museo contemporaneo, che assume rispetto all'arte una funzione cimiteriale?), ci andranno e penseranno che questa è l'unica città possibile e immaginabile, e non visiteranno mai (o chissà quando) o vorranno mai visitare (perché mai?) alcun parco archeologico o le Cascine di Tavola risanate e collegate alla città.
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