Sabato 9 dicembre debutto con lo spettacolo che chiude la trilogia dell'italiano, dopo Gatta al lardo, sui proverbi e Asinerie, sulla lingua italiana: La barzelletta vien dalla campagna.
Qualche anno fa non avrei mai pensato di presentare uno spettacolo comico-didattico simile, non amavo né le barzellette né chi le raccontava.
Ma i tempi sono cambiati. Come i proverbi, anche le barzellette stanno scomparendo, nessuno le racconta più, nonostante in Internet si trovino siti pieni di, brutte peraltro, barzellette.
Ma la barzelletta scritta e non raccontata è come per molti quel latino lingua morta che non hanno voluto studiare. Inefficace, perché la barzelletta è strettamente legata alla forma orale.
La cultura popolare è ormai morta e quindi bisogna celebrarne la funerale. Nessuno inventa più nulla di originale, e nemmeno le tanto deprecate barzellette, o se qualcuno ancora lo fa, è mal visto e considerato, perché gusto e maniere sono omologati dai mezzi di informazione e dai social.
Pensavo che Internet fosse diverso dalla televisione, e che ognuno potendo scrivere liberamente di sé, mantenesse intatta la propria originalità e creatività. Che ci potessero essere diversi 'programmi', non trasmessi dall'alto come avviene in radio e televisione.
Non è così. In Internet ognuno, e proprio dal basso per andare in alto, cerca di essere uguale all'altro, e l' 'uguaglianza', si traduce nell'essere una massa di 'homologos': che scrivono uguale dell'uguale e condiviso da tutti. Anzi, copiandosi l'uno l'altro! In più c'è un controllo diretto da parte dei simili - socialmente parlando - e del potere.
Fine dell'originalità e della libertà.
Certo, il popolo è sempre stato massa; e tuttavia, nell'oscurità della vita dei molti, nasceva e viveva una cultura in qualche modo alternativa e di opposizione, e questo è continuato per secoli e fino a oggi. Infatti, se vedo i miei vecchi faccio alcune riflessioni importanti, che ora voglio condividere con un esempio.
Mio padre Loris ha novant'anni. Cinque anni fa una anestesia gli ha causato uno shock anafilattico grave per cui ha rischiato di morire e che gli ha compromesso alcune funzioni cerebrali. Però ha ancora momenti della sua antica indomita lucidità, e usa un linguaggio pieno di metafore, immagini, parole non più in uso. Mentre noi, con tutte le nostre lauree e i nostri distintivi stiamo diventando sempre più...dotti ignoranti!
Sono andato a trovarlo e gli ho detto: -Sai babbo, ho vinto un premio per il teatro...
E lui: - Brava. Ma è un premio di due dita?
E io: - Babbo, cos'è un premio di due dita?
Allora lui si è messo a ridere, ha alzato la mano destra e ha sfregato il pollice con l'indice, che è il gesto che facciamo per indicare i soldi.
Il premio di due dita è un premio in danaro!
Che immagine meravigliosa.
Che immagine meravigliosa.
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