domenica 23 settembre 2018

Prato, degrado e criminalità

Mamma ritorna da Prato, dove è andata in autobus.
Da tanto non andava in centro, occupata con la malattia del babbo.
Torna e vedendomi mi dice:
- Ma hai visto come è diventata, Prato?
- Come è diventata?
- Degradata. Sono andata in centro per andare in via del Pesce; e siccome ho perso l'autobus, allora in quella mezz'ora ho fatto un giretto per il centro e mi sono spaventata. Negozi chiusi, sporco, degrado ovunque. Ma ti ricordi com'era vivace, Prato, quando abitavamo in via Bicchierai o alla Chiesanuova, che pure non c'era nemmeno l'asfalto e c'erano tutti i campi attorno ancora! Ma in centro c'erano tanti negozi e vita. Ora sembra tutto morto. Io son rimasta impressionata."

Il degrado è davvero palpabile camminando al mattino o nel pomeriggio, e solo il fine settimana viene 'vestito' e camuffato dall'apertura dei cosiddetti localini che renderebbero vivace il centro, dalla 'movida'. Ma è una vivacità artefatta, confusionaria, caotica ed estemporanea,  che per molti aspetti produce disagio; in realtà ogni tentativo che l'amministrazione ha intrapreso per riempire gli spazi vuoti, vedi in via del Serraglio, è miseramente fallito.

Prima con l'apertura del centro commerciale I Gigli, ma soprattutto con quello di Parco Prato e la Multisala, Prato ha iniziato la via del declino, che sembra inarrestabile, costringendo alla chiusura tanti negozi e attività nel centro storico.

I Pratesi vanno a fare la spesa in massa a Parco Prato, e addirittura vi fanno le passeggiate del fine settimana.

L'amministrazione non riesce a creare, e non ci riesce nemmeno con i mega-concerti che sono eventi effimeri e di propaganda, nulla che inverta questa rotta.

Chi ha costruito i non luoghi , le cattedrali del consumo come Parco Prato, è il vero responsabile del declino della città.
(E basta fare il paragone con la vicina Pistoia, che ancora, pur con le tante criticità, nel suo centro storico 'regge', città che non ha visto l'ergersi di tali centri commerciali vicino a sé)

A ciò si aggiunge un uso selvaggio delle case, dei laboratori, degli spazi, per cui la città, dove più dove meno, viene spolpata a livello urbanistico, in particolare dalla comunità cinese, come è evidente nelle periferie e di cui ho scritto, una attività inarrestabile che non crea tessuto urbano e socialità, ma che la distrugge.

Non c'è interesse sentimentale, cura, nei confronti degli spazi in cui si abita. Si affittano, si prendono in affitto solo per fare denaro in modo occulto, sfruttando massicciamente esseri umani e territorio.

Le prospettive sembrano nere e ogni prossima politica locale dovrà confrontarsi e tentare di risolvere l'abbandono, lo squallore di una città che risulta anche fra le prime nelle statistiche nazionali della criminalità, come si può leggere nell'articolo de La Nazione di ieri. (Ma in cronaca locale ne parla diffusamente anche oggi).


1 commento:

simone ha detto...

Piccola nota a margine: per costruire il "Parco Prato" in un'area che il piano regolatore aveva previsto in buona parte a verde pubblico ( si: era previsto verde pubblico dove c'è qulel'ammasso di cemento e asfalto )fu modificato con un colpo di spugna il piano stesso, e di questo dobbiam rendere grazie alla giunta Romagnoli. Poi si sentono le grida di dolore "i fondi sfitti in centro fanno tristezza, sono troppi!", "anni fa non succedeva" "cosa sarà successo, "come mai?" e ci si dimentica che la spallata definitiva alle attività commerciali durature in centro la dette sicuramente questa scelta folle e sconsiderata. Poi ci sono i proprietari che richiedono affitti spesso troppo alti per il valore effettivo dei fondi , etc etc, ma sono concause. Romagnoli e la sua giunta spinsero a tutta per costruire Parco Prato con la storia" creiamo posti di lavoro"...beh ma ne hanno falcidiati a centinaia in centro, svuotandolo di attività che restano aperte sempre e non solo per l'aperitivo e dopo cena. Questo non lo ricorda mai nessuno. A scanso di equivoci: avrei criticato questa scelta anche l'avesse fatta una giunta di altro orientamento politico , perchè di una follia si tratta, a prescindere.

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