venerdì 14 settembre 2018

Teatro dei morti

Il Teatro La Baracca appartiene alla categoria del 'teatro dei morti'. E non parlo in senso solo kantoriano (da Kantor).
Il teatro dei morti è quello che certo potere (critica, istituzioni) ha deciso di far morire, decretandolo nella dimenticanza.

Certo, tutto il teatro allude alla morte, il fatto stesso del suo essere effimero, è questo il suo limite e la sua libertà, la sua potenziale libertà.

Anche se il testo, il video, la registrazione tutto ci può aiutare nella e per la memoria, il teatro in sé, la rappresentazione muore nel momento stesso in cui vive. E' la verità che il caro professor Macrì mi regalò nel mio primo giorno di università, rappresentando in classe, marionetta vivente, il Principe Costante di Calderon della Barca. Ma questa morte è anche la sua vita!

Il Teatro La Baracca fa parte del teatro dei morti anche nel senso che è escluso, non incluso per esempio nella grandi circuitazioni, volutamente lasciato alla dimenticanza.
Perché questo è il potere sommo del potere, decidere sulla memoria,  come per esempio fecero gli alessandrini che decisero quale teatro greco antico lasciare al futuro e quale no. Come fecero i Romani con gli Etruschi e così via.

Il Teatro Metastasio - e parliamo di Metastasio perché siamo nella città di Prato ma sarebbe successo lo stesso altrove con altri teatri - come teatro stabile non compie il suo diciamo dovere, che è quello di confrontarsi con i teatri del territorio, disattende superbo e stupido, a quello che accade attorno a sé.

Chiama a recitare altre compagnie, da fuori, e basta. Non conosce l'altro vicino a sé. Fa, insomma, una operazione vetrinesca e commerciale (anche se presenta gli 'impegnati'), al fine di essere gradito, piacere al pubblico e al potere.
Ma che teatro fa, questo teatro, se non realizza e sostiene una cartografia del teatro nel proprio territorio? Che senso dà alla sua stabilità, al suo essere-per-il-teatro? E' destinato a perire, anche se è sostenuto da un miliardo di miliardi, o a vivere come guscio vuoto.

E coloro che volutamente o meno, come gli assessori o altre autorità, aiutano questo processo della dimenticanza e dell'abbandono sono ugualmente responsabili dei consigli di amministrazione e di direttori artistici, troppo spesso chiamati solo come cani da guardia del potere stesso e lontani. La loro presenza è insensata; anzi, di più, ha una funzione distruttrice. (Vedi la creazioni delle Residenze Teatrali create e sostenute con sistema aziendalistico dall'Ufficio Cultura della Regione Toscana, e di altre regioni!, che ha distrutto il circuito, naiv per molti aspetti e povero, dei Piccoli Teatri della Toscana).

Quindi, non solo rispetto al potere, noi siamo morti, ma la morte è l'unica nostra possibilità di vita.
Ma allora, se siamo 'morti', come viviamo?

Di questo e altro parlerò nel mio seminario del 22 settembre prossimo. 
(Fine delle anticipazioni...).

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