Torno su Malaparte, dopo che ieri ho visto il
documentario su Rai Storia, Malaparte, un cinico pietoso di Simona Fasulo. (Che sarà replicato oggi e domani e che presto si potrà rivedere su Rai Play).
Prima di tutto devo dire
che sono infastidita dall'occupazione di Rai Storia del giornalista Paolo
Mieli, il quale tra l'altro ha sbagliato affermando che Malaparte ha partecipato alla
Marcia su Roma. Non è vero.
Al documentario, ben fatto, è tuttavia mancato tutta
la parte del teatro di Malaparte, che aveva scritto tra l'altro un'opera su Marx, Das
Kapital. Si sono dimenticati di citare anche Sexofone, la sua
rovinosa pièce di satira socio-politica, una rivista allestita al Teatro Nuovo
di Milano e diretta da lui stesso.
Su Malaparte mancano registrazioni video,
a parte qualche flash, e stupisce, lui che all'immagine teneva molto. Ma Zavoli fece a tempo a intervistarlo. Della sua voce Gianfelice ha detto: -voce sicura di sé, nonostante
minata dal male, consapevole di essere qualcuno, per nulla intimidita, ma solo
affannata dal male, ma tutt'altro che umile e domabile, di un uomo che vuole
avere l'ultima parola. Tuttavia ammorbidito dal sentore della fine, e
dignitoso. Dizione precisa e perfettamente pratese, ma dalla vocalità non
sboccata, media, bilanciata. Articolazione morbida ma non floscia, educata-.
Il documentario conclude dicendo che "su Malaparte è caduto l'oblio". Non è vero, ma intendono: se ne può ricominciare a parlare, ma solo noi possiamo farlo, ora che è partita la riabilitazione santificata dall'alto. Artisti come me, che sono a rischio-verità, non hanno nessuna possibilità di dire la loro sullo scrittore pratese o su altri in palcoscenici mediatici; quindi difficilmente rivedrete il mio "Ne parlo con Malaparte" o opere di altri artisti refrattari nei teatri paludosi, e mai citati da alcuno. Se ne guarderanno bene.
Così si fa la Storia, concellando la memoria dei fatti, e non solo alla Rai.
Buon Malaparte a tutti.
1 commento:
Mieli, persona preparata senza dubbio, ultimamente sta monopolizzando Rai Storia, e non solo, hai ragione. E questa "esclusiva" infastidisce anche me, se non altro perchè la RAI dovrebbe ( ormai solo teoricamente, ahimè, da decenni ) garantire pluralità di voci e approfondimenti.
Oltretutto , col dovuto rispetto, ha la capacità affabulatoria e la retorica di un uovo al tegamino, e soprattutto trattando temi poco popolari, è una grave pecca. Non sempre essere preparati e forbiti significa essere anche bravi e efficaci divulgatori: Mieli ne è la dimostrazione.
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