lunedì 15 aprile 2019

Prato: un patrimonio a rischio


Mentre la campagna elettorale piange di contenuti (a parte la sicurezza!),  fra foto alla "uno per tutti, tutti per uno" di moschettiera memoria, colori rosa, pace e bene fratelli, e orticelli (Papa o solo Francesco "influencer"?, e intanto il territorio è vandalizzato dal cemento), ecco che il patrimonio artistico di Prato è dimenticato e si sgretola.
Le eccellenze a Prato si fermano al tessuto e ai biscottini. Absit iniuria verbis. 
Di seguito pubblico un articolo e foto del Prof. Giuseppe Centauro che ben lo documentano.



Un patrimonio a rischio


Che le pietre dei monumenti si sgretolassero per vetustà a causa dell’azione degli agenti esterni, degli inquinanti atmosferici, come pure per l’azione meccanica dovuta alle fin troppo “sbandierate” turbolenze dei venti, o per l’azione erosiva e disgregatrice delle ricorrenti “bombe d’acqua” causate dai cambiamenti climatici ecc. ecc., ormai lo sappiamo da tempo.  Non altrettanto possiamo dire dell’assai poco amorevole cura che si deve sempre più alla disattenzione pubblica. Questa s’identifica con l’incuria,  forma patologica provocata dall’uomo che, per non avere colpevoli, suole chiamarsi, assai genericamente come “degrado antropico”.  L’incuria, in quanto tale, non ha dunque  responsabili apparenti.  E’ ancora una volta il trascorrere ineluttabile del tempo che fa il danno. A Prato non altrimenti potrebbero spiegarsi le rovinose condizioni nelle quali giacciono palazzi pubblici, mura e bastioni, fontane, arredi storici (si badi bene: tutti beni patrimoniali!). Niente oggi sembra potersi salvare da tale progressivo disfacimento che colpisce ora  intonaci, ora superfici lapidee, ora strutture murarie. Eppure si tratta di fenomeni che stanno sotto gli occhi di tutti in modo manifesto. Non una parola di sdegno o un dito che si alzi per questo! Prevenzione e manutenzione per i beni culturali e del paesaggio potrebbero essere alla nostra portata, ricordando che la salvaguardia del patrimonio è un diritto  costituzionale. Tuttavia questa è una politica che non trova mai attuazione che, semmai, si preferisce evocare nei dibattiti “alti”, accademici e giornalistici. Ormai le perdite di pezzi di città non sembrano riguardare in alcun modo gli interessi di nessuno, persino laddove si tratta di cose ragguardevoli che fanno parte della storia collettiva.
Prato, come altre città, sembra avere altri problemi e la cura del paesaggio storico urbano e non pare non rientrare nell’emergenza, pure tangibile. Se la caduta di pietre dalle antiche mura, con la temporanea chiusura del traffico, com’è avvenuto recentemente per la medioevale Porta di Santa Trinità, riempì la cronaca fu solo per il danno economico reclamato da qualche commerciante di zona per il disagio procurato alla circolazione urbana e, di rimbalzo, viste le “tante” pietre a terra, pensando alla pubblica incolumità. Solo marginalmente si è pensato alla possibile perdita d’integrità di quella struttura. A proposito di Mura, nessuno protesta se l’ailanto infestante si sta mangiando il torrino scapitozzato in fregio alla cinta trecentesca di via Pomeria, laddove giornalmente passano centinaia di persone, giovani e anziani. Eppure le piante sono cresciute in modo abnorme superando in altezza le mura e, in basso, gli apparati radicali sgretolano sempre più le antiche  murature in pietra. Le lastre angolari dei bastioni medicei cadono, una dopo l’altra, nel fossato ad ogni cambio di stagione ecc. Nessuno si sdegna neppure per lo stato penoso di conservazione nel quale si trovano persino i palazzi del potere, poco importa che si tratti del Palazzo della Provincia in piazzetta Buonamici e lo stesso Palazzo del Comune che da anni reclama una bella rinfrescata con le tinte che colano con lo sporco dai cornicioni, imbrattando indecorosamente le pareti. Questi episodi  come tanti altri non scandalizzano certo chi è intento più alla movida che al decoro urbano e, a quanto pare, neppure agli amministratori pur trattandosi di beni di proprietà. Ormai, dopo la perdita della memoria collettiva, assistiamo indifferenti alla perdita fisica del nostro patrimonio, pezzo dopo pezzo. I casi che ancor più feriscono coinvolgono le antiche fontane del centro storico che sono da anni in degrado, talune sono ormai giunte al collasso, al punto di non ritorno.  Solo pochi anni addietro questi arredi storici, con il loro scultoreo simbolismo, erano il fiore all’occhiello di tutti i pratesi, a cominciare dai frequentatori dei luoghi urbani, dei caffè come insostituibili beni comuni, retaggio della vita sociale da più generazioni. Che fine stanno facendo questi speciali  testimoni dell’identità cittadina: il bacchino, la fontana dei delfini,  così come tante  altre,  espressioni della storia locale che oggi restituiscono con quei loro profili scultorei sgretolati e invasi da colonie di funghi, muffe ecc. ecc. l’immagine cruda dell’incuria nella quale, senza parere, stiamo pian piano scivolando. Uno schiaffo alla cultura stessa della città.  
Prof. Giuseppe Alberto Centauro (Docente di restauro - Università di Firenze).
Fontana del Bacchino, usata come cestino spazzatura nelle serate di movida

Fontana dei Delfini,
Il recente crollo di massi dalle mura a Porta S. Trinità





Torrino A di Via Pomeria con piccioni.




Torrino B con ailanto!

Scalinata ai giardini di Palazzo Buonamici, sede della Provincia
Palazzo Buonamici

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