Le eccellenze a Prato si fermano al tessuto e ai biscottini. Absit iniuria verbis.
Di seguito pubblico un articolo e foto del Prof. Giuseppe Centauro che ben lo documentano.
Di seguito pubblico un articolo e foto del Prof. Giuseppe Centauro che ben lo documentano.
Un patrimonio a rischio
Prato, come
altre città, sembra avere altri problemi e la cura del paesaggio storico urbano
e non pare non rientrare nell’emergenza, pure tangibile. Se la caduta di pietre
dalle antiche mura, con la temporanea chiusura del traffico, com’è avvenuto
recentemente per la medioevale Porta di Santa Trinità, riempì la cronaca fu solo
per il danno economico reclamato da qualche commerciante di zona per il disagio
procurato alla circolazione urbana e, di rimbalzo, viste le “tante” pietre a
terra, pensando alla pubblica incolumità. Solo marginalmente si è pensato alla
possibile perdita d’integrità di quella struttura. A proposito di Mura, nessuno
protesta se l’ailanto infestante si sta mangiando il torrino scapitozzato in
fregio alla cinta trecentesca di via Pomeria, laddove giornalmente passano
centinaia di persone, giovani e anziani. Eppure le piante sono cresciute in
modo abnorme superando in altezza le mura e, in basso, gli
apparati radicali sgretolano sempre più le antiche murature in pietra. Le lastre angolari dei bastioni medicei
cadono, una dopo l’altra, nel fossato ad ogni cambio di stagione ecc. Nessuno
si sdegna neppure per lo stato penoso di conservazione nel quale si trovano
persino i palazzi del potere, poco importa che si tratti del Palazzo della
Provincia in piazzetta Buonamici e lo stesso Palazzo del Comune che da anni reclama
una bella rinfrescata con le tinte che colano con lo sporco dai cornicioni,
imbrattando indecorosamente le pareti. Questi episodi come tanti altri non scandalizzano certo
chi è intento più alla movida che al decoro urbano e, a quanto pare, neppure agli
amministratori pur trattandosi di beni di proprietà. Ormai, dopo la perdita
della memoria collettiva, assistiamo indifferenti alla perdita fisica del
nostro patrimonio, pezzo dopo pezzo. I casi che ancor più feriscono coinvolgono
le antiche fontane del centro storico che sono da anni in degrado, talune sono
ormai giunte al collasso, al punto di non ritorno. Solo pochi anni addietro questi arredi storici, con il loro
scultoreo simbolismo, erano il fiore all’occhiello di tutti i pratesi, a
cominciare dai frequentatori dei luoghi urbani, dei caffè come insostituibili beni
comuni, retaggio della vita sociale da più generazioni. Che fine stanno facendo
questi speciali testimoni
dell’identità cittadina: il bacchino, la fontana dei delfini, così come tante altre, espressioni della storia locale che oggi restituiscono con
quei loro profili scultorei sgretolati e invasi da colonie di funghi, muffe
ecc. ecc. l’immagine cruda dell’incuria nella quale, senza parere, stiamo pian
piano scivolando. Uno schiaffo alla cultura stessa della città.
Prof.
Giuseppe Alberto Centauro (Docente di
restauro - Università di Firenze).
Fontana dei Delfini, |
Il recente crollo di massi dalle mura a Porta S. Trinità |
Torrino A di Via Pomeria con piccioni. |
Torrino B con ailanto! |
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