Il frate, poi, chiedeva numeri di telefono ai visitatori, forse per continuare a mandare quelle parole tramite il mezzo, che fra le mani forse lui pensava diventasse verace strumento divino.
Si sa, io non capisco le cose di Dio. Però il gesto, e lui vestito in bianco e quel piattino elettronico in mano, messo davanti alla bocca, mi sembrava piuttosto un atto o-sceno.
Ho altri ricordi di Vallombrosa: il nonno materno sofferente di nervi all'albergo di Saltino, che si distendeva sotto gli alberi, albero anche lui posato, enorme e silenzioso, sulla coperta rossa, pratese ruvida e pelosa; e le gite che il babbo decideva da Reggello, dopo la visita e il pollo comprato dalla contadina Tacca, amica della nonna dell'Incisa...
Dopo la tempesta del 5 marzo 2015 migliaia di alberi sono caduti, e ora la Forestale lavora per ripristinare il disastro e studia come la Natura da sola si ripara.
E dalla caduta di questi alberi, nella foresta s'è aperto uno squarcio, e vi si gode un panorama inaspettato, sì che ora e per altro tempo ancora si potranno osservare gli altri monti fino alle Apuane.
Ma senza smartphone già qui tutta la Natura benedice ed è davvero santa. Diglielo, al frate.
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