sabato 7 marzo 2020

Il valore della memoria (al tempo del COVID-19)

Ricevo e volentieri pubblico:
Come si dice a Prato "averlo saputo prima che... " dietro quella beffarda data palindroma
02.02.2020, poco più degna di un oroscopo scacciapensieri, stava per compiersi 
l’avvento dell’Anno cinese del Topo.  
Per quel popolo, così saggio e illuminato, a noi così vicino, il topo si associa alla morte,
all’occulto e, persino, alla peste. Averlo saputo prima magari 
ci saremmo fatti trovare più preparati, più accorti, meno superficiali.   
Perché quel che è successo dopo il capodanno cinese non ha niente a che vedere 
con gli scongiuri di rito nei confronti dell’anno bisestile che per noi italiani era già 
pesante da affrontare con una crescita di Pil quasi azzerata. 
Ci saremmo preparati senz’altro meglio sapendo che in quel microrganismo parassita 
si annidavano pericoli  inimmaginabili per tutti noi. Saremmo forse stati subito più 
consapevoli e razionali. Invece no! Dopo l’ironia, l’incredulità e, infine, losconcerto, 
si è manifestato un vuoto interiore collettivo. Non andiamo più neppure a Messa. 
Poi, quando i buoi erano già scappati dalla stalla, ci siamo pian piano convinti, 
giorno dopo giorno, che non si trattava di meri pruriti cosmici, di pura fantascienza 
alla vJules Verne, ma che intorno a noi aleggiavamo microscopici fantasmi che 
neppure la scienza più avanzata riusciva pienamente a spiegare. Si rievocava tra la
gente un qualcosa che sembrava ‘bell'e che morto e sepolto’ da “caccia all’untore” di 
manzoniana memoria, un paradosso moderno del tutto estraneo alla nostra esperienza. 
Prima che il Covid-19 s’impossessi di tutti noi, dell’Umanità tutta, e metta in ginocchio 
in un sol colpo convinzioni e certezze, dobbiamo far valere l'intelletto e il cuore per 
cercare di riscoprire i valori più profondi che hanno accompagnato secoli di civiltà.
Dopo la paura viene il panico oppure la riflessione. 
Leggere o rileggere un libro, ascoltare un disco, magari in vinile, può esercitare 
attraverso il ricordo la riflessione e fare riemergere una memoria sopita. 
Siamo, è vero,  in attesa che si riaprano teatri e musei, e forse, si riscopra 
un patrimonio  culturale da troppo tempo vilipeso e con esso i tesori sepolti del nostro 
passato. Non sprechiamo questa circostanza e riscopriamo tutti quanti il valore della 
memoria che ci aiuti a rifondare il futuro.
Rimpossessiamoci del tempo-vita di cui disponiamo, come si faceva fino a non molti 
anni fa in famiglia, con gli amici, passeggiando nei luoghi della città ai quali 
eravamo più legati.
Attraverso una semplice immagine, ad esempio una scolorita stampa fotografica 
riposta nei recessi di un cassetto dimenticato, ritroviamo il tempo andato. 
Troppo velocemente siamo passati dall’analogico al digitale, dal reale al virtuale, 
perdendo la cognizione del tempo. 
Ecco perché riscoprire il valore della memoria può significare dare il giusto peso 
alle cose, alle relazioni umane. Ridimensioniamo la portata dei reiterati e allarmati
annunci  dei media, dei messaggi allucinati ed inutili di gran parte dei social. 
In questo modo potremo  trovare il vero ed unico antidoto al coronavirus e alla 
schizofrenia di massa che sembra  pervadere tutto e tutti.  
Giuseppe Centauro
Capodanno Cinese a Prato, foto di A.M.
  

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