Prato , un ritorno al
futuro
Chi l'avrebbe detto che
nel giro di poche settimane si sarebbe, giocoforza, vissuta l'esperienza
dannunziana d’inizio del ‘900, scoprendo una Prato, prima tra le “città del
silenzio”, terra di campanili e di storia. Un vero paradosso per chi del
"rumore", prima che del baccano, ha fatto, volenti o nolenti,
motivo di modernizzazione, addirittura di scalata economica, di
giovanilismo ma anche di un sregolato attivismo. Figlia e madre
allo stesso tempo di un caotico accrescimento, Prato si trova adesso sospesa
insieme alle sue molteplici etnie, sommersamente accolte, ad imparare dai
cinesi come fare a stare fuori dallo strisciante rischio contagio. Paradossi
appunto. Ed invece è andata proprio così. Non ci resta che il suono delle
campane a scandire il passaggio delle ore in un percorso cognitivo surreale per
tutti noi, nessuno escluso, che dal chiuso delle case indugiamo ancora a
cercare di capire. Non siamo affatto abituati al distanziamento sociale che ora
s’impone, come potremmo esserlo, tuttavia percepiamo intorno a noi un crescente
movimento di avvicinamento di un'umanità viva e, a ben vedere, il prossimo,
anche quello finora sconosciuto, appare molto meno lontano. I condomini si
parlano dalle finestre, la gente canta, suona, balla sui terrazzi. Lo
spettacolo è servito come antidoto alla paura. Un effetto che è dilatato dalle
magnifiche giornate di sole che annunciano sopra i tetti una Calvana già
rigogliosa, una primavera ormai prossima a contrastare il buio di una sempre
più avvolgente angoscia, di un’ansia non 'sopibile' per la sorte dei propri
cari, troppo vicini al contagio da sfiorarlo al solo parlarne. Stiamo
imparando, chi l'avrebbe detto, come si fa nelle aule delle scuole ad essere
smart, tecnologici, a comunicare h24, ma il cuore batte sempre più forte.
Chi l'avrebbe detto poi
che la globalizzazione, maligna spina nel fianco di una fragile identità da
riconquistare e salvaguardare, si sarebbe trasformata in una espressione
di pace, di vicinanza tra i popoli e di solidarietà.
Prato per tutto questo è
tornata ad essere come in origine lo era un laboratorio di umanità, senza
scorciatoie, furberie e deroghe, una città che non vuole essere mai più
distratta dal fare prima che dal pensare, che sta guardando a se stessa come
prima mai nel recente passato, nell’affrontare questo positivo “iter di
meditazione” che le cambierà il futuro per quello stato imperfetto delle
cose che si vuole emendare purché non si smetta di immaginare.
17/03/20 Giuseppe
Centauro
Altri due giorni sono
trascorsi dall’atteso picco del contagio (che non c’è stato) e la voglia di
ballare sui balconi si è spenta un poco. Stamani, a mezzogiorno, quel signore
che dal condominio in fondo alla strada si agitava con clacson e canzoni è
stato portato via con l’ambulanza. Oh Signore! Che scellerati che siamo, ancora
non ci rendiamo ben conto di quanto sia vicino a noi quel oltraggioso
parassita. Per San Giuseppe si mangiavano le frittelle in famiglia, tutti
in festa per l'arrivo prossimo della primavera. Stasera pregheremo in silenzio,
osservando in streaming l’Ostensione del Sacro Cingolo affinché la Madonna ci
protegga, proprio come cinquecento anni fa quando la peste falcidiava il
popolo, dentro e fuori le case, e il Savonarola predicava agli animi colti e
gentili dei monaci di San Domenico perché l'umanesimo di quel tempo non doveva
escludere la religione e nella stessa persona potevano coesistere la fede
sincera e il profondo interesse per il mondo della filosofia classica della
cultura pagana. Se Papa Francesco chiede i ventilatori per gli ospedali,
anche il comune cittadino potrà trovare il coraggio di pregare per curare lo
spirito come forse non aveva mai fatto prima, senza voltarsi da un'altra parte,
ma guardando dritto in faccia la realtà. Si sia prudenti nel chiuso delle
case ma non inerti, sopraffatti dal fatalismo dell’occulto. L’occasione
di una scoperta interiore non va emarginata. Questo momento che stiamo vivendo
a tutte le latitudini, senza più confini, ricorda molto l’esperienza di chi ha
sopportato gli effetti del terremoto che tutto ti toglie all'improvviso, senza
preavviso. La filosofia come la fede vanno nella stessa direzione per guidarci,
ma ce ne accorgiamo solo eccezionalmente, poi più spesso dimentichiamo: “rendi
cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu
lo chiamerai destino” (C.G. Jung), come pure per chi ripone speranza nella
fede: “ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non
riposa in te” (S. Agostino, Confessioni, 1.1.1.). Due facce della stessa
medaglia che a Prato conosciamo molto bene da molti secoli e che custodiamo
gelosamente.
19/03/2020 Giuseppe
Centauro
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